Non ne ho ancora parlato qui sul blog, ma la scorsa settimana, dopo lunghi e annosi dibattiti, è stata approvata la cosiddetta legge Levi (votata sia alla Camera sia al Senato). Questa nuova simpatica norma, che sarà in vigore da settembre, stabilisce che lo sconto massimo che si potrà applicare sul prezzo di copertina è il 15 per cento. Gli editori - ma non i librai - potranno lanciare promozioni speciali con lo sconto del 20 per cento una volta l’anno, per 11 mesi. Ma assolutamente non a dicembre, mese in cui normalmente le librerie diventano luoghi affollati.
La norma vale anche per i canali di vendita on-line, per cui anche i vari IBS, BOL, Amazon e compagnia bella non potranno più applicare i fantastici sconti del 20-30% fatti sino ad ora.
La ratio della legge vorrebbe essere quella di difendere i piccoli librai dalle grandi catene di vendita, i piccoli editori da quelli grandi che possono permettersi campagne di sconti più aggressive.
Ora, io capisco le difficoltà dei piccoli librai, però è ovvio che da forte lettrice quale sono preferirei che non venisse imposto forzatamente un tetto massimo di sconto, anche su Internet, poi mi sembra assurdo!
Non credo che la strada giusta per difendere i piccoli sia quella di impedire ai grandi di applicare prezzi più bassi (dato che loro possono permetterselo), ma piuttosto di differenziare qualitativamente la loro offerta, magari di specializzarsi su determinati segmenti o aumentare il tipo di servizi offerti.
Ad esempio, abitando in una città ben fornita di librerie, io normalmente acquisto nelle grandi catene, dove possiedo le varie tessere e ottengo uno sconto dopo un certo numero di punti raccolti, oppure su Internet... ma a volte mi capita anche di comprare presso una piccola libreria che ha libri carini, illustrati o di importazione, o remainders, insieme ad agendine, oggettistica varia da cartoleria, che normalmente non troverei nelle grandi catene... ecco, questa è una libreria che vende cose un po' di nicchia e si è creata un suo pubblico, grazie al quale riesce a sopravvivere.
Più che bloccare lo sconto sui libri, bisognerebbe spingere più gente a comprarli, i libri! Invece di penalizzare chi già li compra (rendendo loro più difficile avere degli sconti), sarebbe opportuno allargare la platea degli acquirenti. E poi, scusate... i sostenitori di questa legge sottolineano che il libro non deve essere trattato alla stregua di un oggetto di consumo, ma come un bene culturale, con valore intrinseco, etc etc... ma com'è che nessuno sottolinea che i loro prezzi sono aumentati come dei veri e propri gioielli? Ormai un libro nuovo in edizione cartonata veleggia tranquillamente anche intorno ai 23-25 euro: a me sembra decisamente troppo!
Invece che limitare le percentuali di sconto, io proporrei di calmierare i prezzi... non sarebbe forse, questa, una bella idea?
E adesso che non si lamentino se il settore dei libri - prima o poi - finirà per essere "piratato" come la musica e i film (io da parte mia gliene do già fin troppi, di soldini, alle case editrici e ai librai... da ora in poi se riesco a risparmiarne un po' è meglio)
P.S. Fra l'altro - e questa cosa c'entra soltanto marginalmente col discorso sconti - ho appena scoperto che mentre l'IVA sui libri è del 4%, quella sugli stessi libri, ma in formato elettronico, è del 20%. Ma vi sembra sensato?
Sono assolutamente d'accordo!
RispondiEliminaE mi ha molto frustrata vedere questa mia delusione di fronte alle scelte intraprese poco condivisa dalle persone che conosco, tra le quali sono sicuramente quell che legge di più, ma non l'unica.
Mi sembra una legge che non raggiunge il suo scopo, i piccoli editori hanno un catalogo interessante, ma purtroppo poco conosciuto, credo che la loro chiave stia lì, mentre per le grandi librerie, di solito ce ne sono nelle grandi città, ma non nei quartieri dove non si va per lo shopping e dove, tristemente, per trovarne una di libreria bisogna fare qualche rito vudù e mettersi a cercarla con un bastone da rabdomante (quelle poche, poi, sono tristemente superficiali e sfornite)