Ogni anno, la prima domenica successiva al Ferragosto, a Sant'Anna di Valdieri (CN) si tiene la festa della segale.
Il paesino si trova in Valle Gesso, una vallata incuneata all'estremo sud-ovest del Piemonte, fra il Cuneese e la Costa Azzurra. Il territorio è compreso nel Parco naturale delle Alpi Marittime, che oltre frontiera diventa il parco francese del Mercantour.
Nel corso dell'Ottocento queste zone affascinarono moltissimo il re Vittorio Emanuele I di Savoia, che le fece riserva reale di caccia, e vi costruì residenze per soggiorni più o meno prolungati.
Anche i suoi successori frequentarono volentieri questi luoghi, e la loro presenza lasciò un'impronta profonda sul territorio e nella memoria popolare degli abitanti.
Grazie alla presenza della riserva reale, fu garantita la sopravvivenza di camosci e di stambecchi, al pari di quanto successe nel parco del Gran Paradiso.
In passato in Valle Gesso si coltivava la segale, un cereale rustico e resistente al clima severo delle montagne, che era alla base di una vera e propria "civiltà della segale".
Fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, per la valle la segale significò non soltanto poter avere pane oppure paglia per gli animali, ma anche disporre di un ottimo materiale, isolante e resistente, per costruire i tetti. Quindi un elemento importantissimo e indispensabile sia per l'alimentazione, sia per l'uso comune nella vita quotidiana.
In mancanza d'altro, si cercava di sfruttare al meglio ciò che si aveva, e la segale era una delle cose più facilmente recuperabili.
Esiste un proverbio bretone che recita così: "faute de froment les alouettes font leur nid dans le seigle", vale a dire che in mancanza di grano le allodole fanno il loro nido nella segale, cioè si adattano come meglio possono.
In montagna la segale arrivava a maturazione solo a fine luglio, principio di agosto, e la battitura avveniva nei cortili, con la partecipazione dell'intera popolazione, accompagnata da una festa occitana con musiche e danze. Si trattava di un momento fondamentale, di forte aggregazione sociale, retaggio di antichi riti agresti di fertilità.
La festa della Segale vuole rievocare proprio quel momento di festa del passato.
Gli eventi vanno avanti nell'intero fine settimana, anche se noi abbiamo assistito soltanto alle manifestazioni della domenica.
Lungo una delle due vie principali del paese c'è un mercatino di prodotti enogastronomici e artigianali tipici del luogo, dove i prodotti da forno la fanno da padrone (e non soltanto quelli fatti con la farina di segale...), accanto a miele, aglio, lavande e peperoni.
All'ingresso del paese i volontari in costume d'epoca mettono in scena la rievocazione della battitura della segale con un particolare attrezzo chiamato "cavalia", e mostrano ai visitatori come viene fatto il pane (che si può anche acquistare).
Immancabile come in ogni sagra di paese è poi il pranzo organizzato dalla Pro Loco a base di polenta, salsiccia e un bicchiere di vino rosso.
Nel pomeriggio c'è una breve sfilata in costume d'epoca, con un carretto e tanti bambini che imbracciano fiori e fascine di segale.
Nel corteo sfila anche uno strano personaggio con la faccia colorata di nero e un costume di corda di paglia, una coda e un cappellone di treccia di segale: si tratta della maschera dell’Orso di Segale, che lungo il percorso tenta di spaventare i bambini e importunare (bonariamente) le persone.
Le origini di questa maschera carnevalesca si perdono nella notte dei tempi; probabilmente l'Orso era metafora della natura che si risvegliava in primavera, oppure era simbolo dell'uomo selvatico.
A fine pomeriggio, per chiudere la festa, si tiene un concerto di musiche occitane, accompagnato da balli.
Quest'anno si è esibito il gruppo dei Lou Tapage, un gruppo folk rock che canta anche in occitano e francese. Me ne aveva già lungamente parlato un'amica che li conosce e li segue da tempo, e ho trovato la loro musica davvero travolgente.
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