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giovedì 26 gennaio 2017

la fanfara delle oche


Avete presente la favola del pifferaio magico di Hamelin, che incanta i bambini del villaggio con la musica del suo flauto e se li porta via, per punire la cittadinanza del mancato pagamento che gli spettava per aver ripulito il paesello dai topi?
L'immagine che viene in mente è quella di un tizio, vestito in modo più o meno stravagante, che suona il suo piffero mentre davanti a lui sfilano meccanicamente vari pargoli, con uno sguardo sognante e ipnotizzato, mentre lo seguono.



Si tratta di una fiaba, certo, ma non ho potuto fare a meno di riportarla ben chiara alla mente quando ho assistito a questa scena in un parco olandese, alcune estati fa.

Il parco di Hoge Veluwe è un'ampia area naturale recintata, di oltre 5000 ettari, all'interno della quale si trovano anche un importante museo d'arte (con opere di VanGogh, Picasso e moltri altri) e un centro didattico-espositivo sulla storia naturale/geologica della zona.

Ovviamente si deve lasciare l'auto fuori dal parco, ma nel biglietto d'ingresso è compreso l'utilizzo del bike-sharing, per cui si possono adoperare le efficientissime (e solide) biciclette bianche messe a disposizione dal parco per girarlo in lungo e in largo.
Oppure, come abbiamo fatto noi, per arrivare al museo, visitarlo per benino e poi svaccarci nel giardino circostante, brulicante di sculture, per riposarci un po'...



Ebbene, mentre eravamo lì che riprendevamo le forze, abbiamo assistito a questa scena che è stata davvero simpatica e tenera, anche se surreale. Due tizi in tenuta da banda musicale, con tanto di cilindro in testa e naso rosso da pagliaccio, suonavano la loro fanfara, mentre una quindicina di oche grigie marciavano a tempo, stando in fila quasi perfetta fra di loro.

Tutti i bambini che erano là guardavano rapiti la scena (anche noi eravamo affascinati!), mentre molti di loro si accodavano e seguivano il corteo.



Facendo un minimo di ricerca a posteriori, però ho scoperto che non si trattava di un'attrazione fissa del parco.
Abbiamo infatti avuto la fortuna di imbatterci in un'esibizione itinerante della Ganzen Fanfare.

venerdì 2 ottobre 2015

le case cubo di rotterdam/2

Rotterdam è stata una città duramente colpita dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Buona parte del centro venne rasa al suolo, e nel dopoguerra si procedette lentamente alla sua ricostruzione.


Questo ha significato che nella seconda metà dello scorso secolo la città è stata un perfetto canovaccio sul quale diversi architetti si sono sbizzarriti. Uno degli aspetti che infatti colpiscono di più il visitatore, oltre all'enorme porto, è l'architettura estremamente moderna dei palazzoni del centro e dei ponti. E il lavoro di ricostruzione prosegue tutt'oggi costantemente, tanto che ritornando a Rotterdam dopo alcuni anni si viene accolti da nuove costruzioni avveniristiche.


In mezzo a tanti palazzoni e opere risaltano in modo particolare le originalissime case cubo di Piet Blom, realizzate negli anni Ottanta. Si affacciano sull'Oudehaven, un'ansa raccolta del vecchio porto in pieno centro, con il loro giallo intenso che le fa assomigliare a tanti favi di un alveare.
Questo complesso di edifici a cubo comprende abitazioni, alcuni negozi, aule di scuola, spazi di passaggio, e addirittura un ostello.

Una casa cubo in particolare è aperta al pubblico, e rappresenta una sorta di museo grazie alla quale si comprende meglio l'utilizzo degli spazi all'interno. La casa-cubo standard è ripartita su tre piani.
Il piano inferiore, dove si entra, rappresenta la zona soggiorno e in un angolo è collocata la cucina; al piano intermedio - quello più largo - c'è una camera da letto, uno spazio studio e un piccolo bagno; al piano superiore c'è un ulteriore spazio living (l'attico!).
Ovviamente in ciascun piano bisogna anche tenere conto dello spazio occupato dalla scala!



Senza visitare la casa-museo non si riesce a rendersi conto fino in fondo di quanto ogni centimetro cubico sia sfruttato a fini abitativi.
Non avrei mai pensato che fosse possibile recuperare tutto quello spazio al loro interno. E nemmeno che questi enormi cubi potessero essere davvero funzionali e ci si potesse realmente abitare, ma entrandoci ti rendi conto che invece è così.
Certo, bisogna farsi fare tutti i mobili su misura, non bisogna avere problemi di deambulazione (persone anziane, disabili o con bimbi piccoli non sarebbero esattamente gli inquilini ideali), ma per una persona "media" va bene.


lunedì 5 settembre 2011

le case cubo di rotterdam/1

Rotterdam è una città che gli appassionati di architettura moderna non possono lasciarsi sfuggire. La zona centrale venne rasa al suolo quasi del tutto dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, e dovette letteralmente essere rifatta da capo nel dopoguerra. Dopo le ricostruzioni "standard" dei primi decenni post-bellici, a partire dagli anni '80 venne avviata una politica architettonica innovativa e dinamica, in corso ancor oggi.
Fra grattacieli e ponti avveniristici spicca però un gruppo di costruzioni molto più piccole: le famose case cubo gialle di Rotterdam (in olandese, kubuswoningen), ideate dall'architetto Piet Blom negli anni 1982-84, vicino alla zona del vecchio porto.

Il complesso venne immaginato dall'architetto come un insieme di alberi in un bosco (Blaakse Bos), come una specie di villaggio - nella città - che offrisse spazio per diverse funzioni. Nella parte bassa, pubblica, ci dovevano essere negozi, piccole attività, scuola e parco-giochi, nella parte alta, privata, i cubi, cioè le abitazioni. Il complesso oggi è costituito da 51 cubi, sorretti da pali e molto inclinati, disposti in file e attaccati gli uni agli altri tramite gli angoli. Di questi, 38 sono abitazioni in uso, gli altri fanno parte della scuola o di edifici commerciali. Ogni casa comprende 3 piani.

Le case cubo di Rotterdam sono una singolarità architettonica che non si dimentica, una volta vista. Mi avevano colpita molto nel mio precedente viaggio in Olanda, quindici anni fa, ma all'epoca non le avevo viste all'interno. Quest'estate invece sono potuta entrare in una di loro, adibita a casa museo.
Negli ultimi anni un gruppo di case-cubo è stata addirittura trasformata in ostello, per cui chiunque ha la possibilità di provare l'esperienza di viverci e dormirci dentro :-)

La casa museo si trova al numero 70 del complesso, ed è una vera e propria casa ammobiliata. Si sale una scalettina abbastanza stretta e si entra direttamente nel primo piano, dove - oltre alla scrivania dove si paga il biglietto - sono collocati il salotto/soggiorno e la cucina. Proseguendo al secondo piano c'è la camera da letto, un piccolo bagno, uno spazio con studio/libreria e la prosecuzione della scala. In alto al terzo piano c'è lo spazio per un piccolo salottino/attico con le finestre.

E' pazzesco come dentro ci stiano tante cose! Naturalmente i mobili vanno fatti su misura, e stare in piedi diritti non è un lusso che ci si può permettere in tutti i punti delle stanze. Ogni casa cubo ha una superficie calpestabile di 100mq, ma naturalmente non tutti questi metri quadri dispongono dello stesso spazio sulla verticale...

In ogni modo è una casa in cui ci si può "realmente" vivere, non è un semplice esercizio di stile architettonico. Certo, bisogna essere giovani e senza problemi di mobilità: un bimbo piccolo, un anziano, o una persona con problemi di disabilità non sono esattamente compatibili con gli spazi di una casa cubo.

Abbiamo fatto un paio di domande alla ragazza dei biglietti, la quale ci ha detto che le case cubo non si possono affittare, ma si possono comprare. Pare che il prezzo base di un cubo sia intorno ai 200mila euro, se qualcuno fosse interessato...

venerdì 26 agosto 2011

il museo delle borse

Chiunque si rechi ad Amsterdam e abbia intenzione di visitare almeno un paio di musei, sappia che gli conviene senza dubbio acquistare la tessera I-Amsterdam Card, che gli consentirà di entrare gratis in un sacco di musei, viaggiare sui mezzi pubblici e anche fare un viaggio in battello sui canali. Bè, gratis relativamente, visto che la tessera si paga abbastanza, però un utilizzo accorto e un minimo di programmazione permettono di ammortizzarne ampiamente il costo.

Ad esempio, nel mio recente soggiorno, ho fatto la tessera da 3 giorni, pagandola 59 euro, e sono riuscita ad infilarci dentro visite e compagnia bella per almeno 150 euro. Ne ho coperto largamente il costo, e sono andata a visitare anche luoghi nei quali molto probabilmente a biglietto pieno non avrei neanche pensato di entrare.

Non rientra però in questa categoria il Museum of Bag and Purses (TassenMuseum), che ero curiosissima di visitare sin da quando ero venuta a sapere della sua esistenza. Tre piani di borse e borsellini dal Medioevo ad oggi, esposti in vetrine suddivise per epoca e per tipologia. Ad esempio le borsette in stoffa, quelle in strass, quelle di plastica, quelle in vimini, quelle con le perline, quelle in avorio, quelle di metallo, quelle di pelle (e quante tipologie ne esistono! Non l'avrei mai detto... povero armadillo finito "imborsettato"!). Borsette nelle foggie più strane (telefoni, barche, cupcakes, animali), borsette moderne firmate dai vari stilisti, oppure indossate da Madonna o da Sarah Jessica Parker.
Bauli e valigie, reticoli e scarselle, borsette antiche che si portavano di lato, sotto alle ingombranti gonne femminili, o agganciate alle calze, oppure borse maschili... un vero e proprio excursus nei secoli e nella storia del costume (ma non solo), interessante ed istruttivo, visto che c'erano anche le didascalie in inglese, oltre che in olandese.


Il museo è ospitato in un elegante edificio sull'Herengracht, uno dei canali seicenteschi di Amsterdam che ospitavano le residenze borghesi, e già di suo vale una visita. La visita comincia al terzo piano, e man mano si scende per seguire il percorso. Al primo piano vi è inoltre una deliziosa caffetteria, nonché la possibilità di accedere al giardino sul retro, nel quale ci si può riposare per un po' sulle tranquille panchine, accanto alle quali ci sono alcune piccole borsette di ferro quali elementi di arredo esterno :-) e un gatto, che quando mi sono seduta è venuto a curiosare e a chiedere un po' di attenzioni. Le toilette sono altrettanto eleganti (e pulite) e hanno anch'esse elementi decorativi che raffigurano borsette...


Nello shop del museo ci ho passato un altro buon quarto d'ora, e mi sono trattenuta dal compiere spese folli, anche se è stato difficile visto che era pieno di tentazioni (soprattutto i portaocchiali a forma di borsetta con i manici)!

che delusione!

Voi cosa pensereste di trovare nella filiale di Amsterdam dell'Hermitage? Io credevo innanzitutto di trovarci una bella selezione di opere, magari di quelle normalmente conservate nei magazzini di San Pietroburgo, e magari esposte qui ad Amsterdam a rotazione (una selezione comunque corposa, data la quantità enorme di opere che deve possedere il museo).

E poi, visto che veniva pubblicizzata una mostra sulle icone russe, supponevo che quest'ultima fosse una mostra temporanea, accanto all'esibizione permamente.

Ecco, mi sbagliavo in pieno, perché non esiste alcuna collezione permanente in questo Hermitage.
Dopo aver visitato le icone (e venti minuti mi son stati più che sufficienti) l'ho cercata a vuoto girando come una trottola fra i corridoi, e alla fine ho chiesto ai sorveglianti, che mi hanno risposto che non esisteva (guardandomi anche come se gli avessi chiesto una cosa assurda).

L'Hermitage di Amsterdam ospita soltanto mostre temporanee, e al di fuori di quelle non c'è nulla (escludendo un ristorante-cafè). Quindi quest'estate c'era soltanto la mostra sull'arte sacra e sulle icone russe, collocata su due piani in un'ala del complesso museale.
Il museo ha spazi grandissimi (era una ex-casa di riposo) ma vuoti, per niente sfruttati. Esistono soltanto 3 grandi stanze, affacciate sul canale, con un paio di busti e una decina di quadri in tutto, nelle quali vengono delineati i collegamenti fra Amsterdam e la Russia, fra gli Orange e i Romanov, e dove sul pavimento c'è un'interessante e curiosa riproduzione della mappa dell'Hermitage russo confrontato con quello di Amsterdam (la prima occupa tutta la stanzona, la seconda si può facilmente calpestare tutta, tanto è piccola al confronto). A parte ciò, il nulla.
Il bookshop è al pian terreno, ed è decisamente più grande dell'area espositiva stessa.

Fortunatamente ho visitato il museo gratis, avvalendomi dell'I-Amsterdam Card, altrimenti avrei dovuto spendere 15 euro per vedere principalmente corridoi e grandi spazi vuoti.

giovedì 25 agosto 2011

istantanee di viaggio

Alcuni brevi flash dei quindici giorni di vacanza fatti ad agosto, insieme a un gruppetto di amici. L'itinerario comprendeva Belgio e Olanda:

- La metro di Bruxelles, dove misteriosamente non abbiamo mai passato alcun biglietto (a parte il capolinea del 5)... boh, dev'esserci sicuramente sfuggito qualcosa;
- le indicazioni nelle stazioni della metro, che indicano visivamente dove si trovano i treni che stanno per arrivare;
- lo spettacolo serale di son et lumierè nella Grand Place di Bruxelles;
- i murales con i personaggi dei fumetti a Bruxelles;
- le sdraio di legno sul praticello davanti alla cattedrale;
- i cavatappi/souvenir kitsch con le sembianze del bambinetto pisciarolo di Bruxelles (e non c'è bisogno che spieghi dov'è collocata la vite per cavare il tappo);
- le infinite birre aromatizzate del Belgio (che profumi!);
- le gauffres con la panna e le fragole;
- i cartocci di patatine fritte due volte;
- il merchandising onnipresente legato ai Puffi (sta per uscire anche in Italia il film 3D su di loro: prepariamoci all'invasione...);
- i bellissimi frontoni delle case, ciascuno diverso dagli altri;
- il sottopasso stradale a due carreggiate che sbuca in maniera inaspettata nel parco del Cinquantenario di Bruxelles;
- il labrador affacciato sul canale a Bruges, con il suo cuscino sul davanzale;
- le architetture modernissime di Rotterdam, e le statue molto particolari nelle sue strade;
- le stupefacenti case cubo (che ho intenzione di raccontarvi meglio);
- gli orari impossibili: chiude tutto alle 17 (musei, negozi, uffici, etc...);
- i crackers con il ripieno alla frutta (li voglio anche in Italia!);
- le piste ciclabili dappertutto (dove purtroppo sfrecciano anche i motorini);
- le scanalature in corrispondenza degli scalini, per far salire e scendere le bici;
- le case/torri/campanili inclinati e pendenti (la nostra torre di Pisa è in buona compagnia);
- il parcheggio sotterraneo con la stretta rampa a spirale a Delft (brr!! che paura per l'auto noleggiata);
- la ricerca inesausta di Luisa per uno Starbucks in cui comprare le tazze;
- le papere che a Kinderdijk hanno condiviso il pasto con noi (e l'insalata con Claudia!);
- la coda lunghissima al museo di Van Gogh (ma grazie alla I-Amsterdam Card in 5 minuti noi siamo entrati);
- i quadri inesistenti della filiale Hermitage di Amsterdam (delusione!);
- i tram di Amsterdam, dove bisogna fare check-in e check-out con la tessera;
- le farfalle con le ali trasparenti al giardino botanico di Amsterdam;
- la mise della signora Annette quando Claudia le ha bussato in stanza al mattino perché l'acqua calda non veniva più;
- le toilette (gratuite) nelle chiese (protestanti) a due passi dai vari altari e mausolei;
- il museo della scienza e tecnica per i bambini, con la sezione a luci rosse under-18;
- la Hertz di Amsterdam che ci ha fatto parcheggiare le auto per tre giorni a una cifra simbolica;
- il vento gelido del primo giorno ad Amsterdam!
- il museo delle borse e dei borsellini: bello!
- lo stamppot (smashed potatoes con indivia e due grandi polpette di carne): buonissimo!
- Marco, l'amico di Elisabetta che vive ad Amsterdam da 4 anni e che ci ha portato nel mulino-birreria, nel ristorante tipico (del Suriname!) e ci ha raccontato com'è la vita ad Amsterdam (e che, ad esempio, ogni 30 anni bisogna rifare tutte le fondamenta alle abitazioni);
- le caramelle alla menta col faccione della regina Wilhelmina, che ci offrivano sempre con il conto alla fine della cena, nei vari posti in cui abbiamo mangiato in Olanda;
- la spazzolona contro cui le mucche si strusciavano, nella loro stalla, alla fattoria di Goudriaan;
- la fanfara delle oche al parco di Hoge Veluwe;
- la stazione ferroviaria di Anversa con i treni su tre livelli.

lunedì 22 agosto 2011

tempistica sbagliata

Se penso che circa dieci giorni fa mi sono comprata un cappellino di lana, uno di quelli in stile peruviano che coprono anche le orecchie, tanto era il freddo che le mie orecchie stavano patendo, a causa del vento gelido, mi sembra quasi impossibile...
Oggi infatti sono qui che mi sto squagliando, con una temperatura reale di almeno 38-40 gradi e quella percepita decisamente più alta. Dieci giorni fa mi trovavo effettivamente in un altro mondo: ero ad Amsterdam in vacanza, e qualcosa mi dice che ho toppato di brutto il periodo giusto. Allora là faceva proprio freschetto (ho sempre girato con t-shirt, maglioncino e k-way perennemente addosso), mentre qui a casa mi si raccontava telefonicamente di piacevoli 25 gradi: il clima ideale in cui mi sarebbe piaciuto stare. E adesso invece qui si sciòpa dal caldo, e suppongo che invece in Olanda ci si trovi più al calduccio di prima...
Quest'anno ho decisamente imbroccato male le settimane di vacanza...