Sono innumerevoli i seguiti di Orgoglio e pregiudizio usciti nel corso del tempo, soprattutto nel corso degli ultimi vent'anni. E anche i lavori che vi si ispirano apertamente. Di questi, alcuni sono arrivati (leggasi: sono stati tradotti) anche in Italia.
Alcuni li ho letti, come ad esempio la trilogia di Pamela Aidan che racconta O&P dal punto di vista di Mr. Darcy, oppure i libri di Carrie Bebris che trasformano i coniugi Elizabeth e Darcy in una specie di coppia detective. E mi sono anche piaciuti. Altri invece mi sono proprio rifiutata di considerarli, come i romanzi che proseguono la storia presentando Darcy nelle vesti di vampiro o di zombie, tsk tsk...
E Morte a Pemberley rientra in questa lunga lista di libri, ma con la particolarità di essere stato scritto non da un'illustre sconosciuta, bensì da P.D. James, che è stata una delle più famose gialliste inglesi. Non ho idea di come siano gli altri suoi libri, perché non li ho mai letti, ma Morte a Pemberley non l'ho apprezzato particolarmente. Non mi lamento della parte gialla, ma non mi è piaciuto come sono stati resi tutti i personaggi di O&P.
Tutti (e sottolineo "tutti") sono molto più scostanti, snob e sostenuti di quanto non fossero stati tratteggiati dalla Austen. La coppia sposata Elizabeth-Darcy manca di una sola scena dove si intraveda anche soltanto un minimo di trasporto e passione. Lo spirito indipendente e orgoglioso di Lizzie poi, in questo libro, è completamente inesistente: lei non sembra nemmeno più lo stesso personaggio, e ha veramente pochissimo spazio nella storia. Darcy invece è molto più presente, e tutto sommato non si allontana troppo dal suo carattere, così come lo conoscevamo. Però anche lui, ugualmente, non mi è piaciuto, mi è parso insipido, poco deciso...
Il colonnello Fitzwilliam invece, che in O&P mi era piuttosto simpatico, qui viene presentato davvero come un grandissimo snob, del tipo sono ufficiale ed erede di un titolo, faccio-io-comando-io. E Wickham viene presentato come un vero e proprio bastardo, un disgraziato fedifrago e approfittatore di fanciulle - a un livello che la Austen non si sarebbe mai sognata...
Non c'è un momento di allegria, di felicità. Le atmosfere, a partire dai boschi circostanti Pemberley, alle stanze e ai tribunali, mi sono sembrate piuttosto cupe, scure e fredde. Insomma, a parte i personaggi nuovi, inventati dalla James (come ad esempio il giovane avvocato Alverston, che corteggerà Georgiana), quelli austeniani mi sono parsi molto snaturati. O magari semplicemente troppo diversi da come me li sono sempre immaginati io.
Troppo diversi per farmi apprezzare questo libro.
sabato 20 giugno 2015
lunedì 1 giugno 2015
la reggia ritrovata della venaria reale
La Reggia della Venaria, insieme ai suoi giardini, è stata edificata nel Seicento dal duca Carlo Emanuele II di Savoia come residenza di caccia e di piacere a due passi da Torino, incastrata nel borgo circostante (che prese il nome anch'esso di Venaria Reale): una piccola Versailles. In quei secoli i Savoia si facevano costruire innumerevoli dimore e palazzetti di svago, nei quali si recavano soprattutto per andare a caccia con la corte. Quest'insieme di residenze prese il nome di corona di delizie, ed è un patrimonio che oggi rappresenta una ricchezza dal punto di vista turistico.
Anche la Venaria rientra nell'insieme, ma è tornata ai suoi antichi splendori soltanto da pochissimi anni.
Dopo l'epoca napoleonica, infatti, la Reggia venne trasformata in caserma, i maestosi giardini vennero spianati e trasformati in una piazza d'armi per le esercitazioni militari. Questa destinazione d'uso continuò a lungo sin dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Quando venne tolto il presidio militare, durato quasi duecento anni, non era rimasto molto dentro al palazzo, grazie ai vandali che nel corso dei decenni (soprattutto dopo le guerre) avevano rubato quello che gli serviva.
Infatti, quando ero ragazzina io, mi ricordo così la Reggia, come un vecchio grande complesso di edifici chiuso e malandato, accanto al quale c'era la caserma dei militari col filo spinato tutto intorno.
Non avrei mai pensato che quel grande palazzone avesse al suo interno degli ambienti simili, ma soprattutto non mi sarei mai immaginata che tutt'intorno, una volta, ci fossero stati dei giardini così elaborati, con linee prospettiche e fontane. Dei giardini purtroppo non era rimasta traccia.
Ogni volta che mi torna alla mente lo stato della Venaria soltanto vent'anni fa, e lo paragono con quanto esiste oggi, mi rendo conto che in questo caso è stato compiuto davvero un piccolo grande miracolo.
I giardini al principio erano un po' spelacchiati, perché sono stati ricreati da capo, ma nel corso degli anni sono cresciuti. Pergolati con le rose, aiuole, siepi, orti e piante da frutto hanno di nuovo fatto capolino intorno al palazzo principale. E' stata ricreata una Peschiera, cioè un grande vascone dove durante l'estate i visitatori possono fare su e giù in gondola. E se vogliono girare comodamente nei giardini possono prendere dei calessini che li accompagnano.
E' una barca davvero meravigliosa, e la prima volta che l'ho vista da vicino sono rimasta ad ammirarla affascinata, in tutti i suoi dettagli, per quasi mezz'ora.
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