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domenica 14 agosto 2016
lady oscar, il film
Una serata estiva ha favorito il recupero (e la visione) di un altro vecchio film. Si tratta di Lady Oscar, il film (1978) nella versione con attori in carne e ossa, per la regia di Jacques Demy.
Specifichiamo subito che il film è antecedente rispetto all'anime - il cartone animato venne trasmesso per la prima volta in Giappone fra 1979 e 1980 - e quindi, nel bene e nel male, non può esservisi volutamente ispirato, nè viceversa, allontanatosi.
Ora, premetto che io sono cresciuta col cartone animato, già dai tempi della prima sigla cantata dai Cavalieri del Re, e non so nemmeno più io quante volte l'ho visto. Per me quel cartone è un mito. Detto ciò, per me come per chiunque altro della mia generazione, il film di Demy è francamente imbarazzante: manca del tutto di approfondimento dei personaggi, il casting è talvolta ridicolo, la storia è caotica.
Ho cercato però di giudicarlo tenendo presente che il film è uscito prima del cartone, e che si basa soltanto sul manga, non sul cartone. Anche in quel caso è però molto difficile averne una buona impressione. Più che una trasposizione, direi che il film è solo "ispirato" al manga.
Innanzitutto la protagonista, Caitriona MacColl, non è molto adatta al ruolo di Oscar. E' bassa, una specie di piccola bambolina anni luce distante dall'alto profilo androgino di Oscar. Nelle scene di combattimento e quando sale a cavallo è talvolta ridicola, sembra una ragazzina goffa. E la sua recitazione non è davvero migliore. Già questi aspetti tolgono molta credibilità all'intero film.
Con un'attrice così, ad esempio, il fatto che Fersen non si accorga da subito che si tratti di una donna, e che poi la scambi per una presunta cugina durante il ballo dove lei è vestita in abiti femminili, va davvero oltre la finzione scenica e sfiora proprio il ridicolo.
Nel film lo svolgimento temporale è scandito dagli anni mostrati in sovraimpressione. Ho trovato abbastanza forzato, cronologicamente, il fatto di aver collocato già al principio del film, nel 1775, una Maria Antonietta tutta presa dalla sua amicizia con Madame de Polignac e dalla sua relazione col conte di Fersen. In realtà era passata dal ruolo di Delfina a quello di Regina da pochissimo, ed è probabile che gli errori che avrebbe poi commesso non si fossero ancora presentati.
Rispetto al cartone e al manga, in questo film Maria Antonietta è ritratta davvero come un'oca senza preoccupazioni serie, il cui unico pensiero è divertirsi sempre e comunque, e passare tempo nel suo Trianon e a progettare il Petit Hameau. Anche la sua relazione con Fersen è presentata in maniera troppo aperta ed ostentata.
Il povero Girodelle, che chiede Oscar in moglie, viene dipinto come una specie di pervertito, ammiratore del marchese De Sade, quando invece sia nel manga che nell'anime sembra una persona per bene e sensibile.
E poi il finale è tirato via con l'accetta. Non soltanto è molto affrettato, ma modifica anche la storia originale.
Oltre al fatto che i cittadini che vanno all'assalto della Bastiglia sembrano tante comparse di un musical, più che dei rivoluzionari, non è accettabile che dopo che Andrè viene colpito dalla fucilata di un soldato, Oscar, ignara, vaghi a vuoto per le strade cercandolo e urlando il suo nome.
E il film si chiude così, con la Bastiglia che si arrende in neanche tre minuti (e non si capisce come mai) e Oscar che sopravvive!
Uno dei pochi aspetti positivi di questo film è che le riprese vennero davvero effettuate nei luoghi reali, vale a dire il castello e il parco di Versailles. Questa è davvero l'unica cosa che riesco a salvare.
Ah, un'altra chicca: Oscar bambina, nei primi minuti del film, è interpretata da una Patsy Kensit ragazzina.
Il film esiste in italiano in DVD, ma se, comprensibilmente, non volete investirci dei soldini, potete fare come me e guardarvelo su YouTube (io ne ho trovata una versione in inglese con sottotitoli in francese).
sabato 4 aprile 2015
valmont in versione manga
Chiho Saito, Valmont. Le relazioni pericolose, Planet Manga
Quando ho scoperto che l'anno scorso era uscita la riduzione manga delle Relazioni pericolose non ho potuto far altro che cercarla in fumetteria. Tempo un giorno e me la sono già letta tutta (si tratta di due soli volumetti).
I disegni mi piacciono molto, hanno un tratto molto delicato e Valmont è davvero un gran figo. Per essere un fumetto è un po' particolare perché tenta di trasporre un romanzo che è in buona parte epistolare, quindi ci sono delle tavole un po' verbose, rispetto a un manga standard, però è ugualmente scorrevole. L'ambientazione è nella Francia del Settecento, e in alcuni momenti mi ha ricordato un po' Lady Oscar...
Non so quanto questo adattamento sia fedele al romanzo di Choderlos de Laclos, poiché io non l'ho mai letto ma conosco soltanto le versioni cinematografiche di Stephen Frears e di Milos Forman (devo porre rimedio a questa lacuna).
Comunque se vi piacciono le ambientazioni storiche e le figure dei libertini irresistibili (e siete in grado di accettare il finale tragico) io ve lo consiglio.
Quando ho scoperto che l'anno scorso era uscita la riduzione manga delle Relazioni pericolose non ho potuto far altro che cercarla in fumetteria. Tempo un giorno e me la sono già letta tutta (si tratta di due soli volumetti).
I disegni mi piacciono molto, hanno un tratto molto delicato e Valmont è davvero un gran figo. Per essere un fumetto è un po' particolare perché tenta di trasporre un romanzo che è in buona parte epistolare, quindi ci sono delle tavole un po' verbose, rispetto a un manga standard, però è ugualmente scorrevole. L'ambientazione è nella Francia del Settecento, e in alcuni momenti mi ha ricordato un po' Lady Oscar...
Non so quanto questo adattamento sia fedele al romanzo di Choderlos de Laclos, poiché io non l'ho mai letto ma conosco soltanto le versioni cinematografiche di Stephen Frears e di Milos Forman (devo porre rimedio a questa lacuna).
Comunque se vi piacciono le ambientazioni storiche e le figure dei libertini irresistibili (e siete in grado di accettare il finale tragico) io ve lo consiglio.
mercoledì 9 maggio 2012
emma in stile manga
Yoko Hanabusa, Emma, Goen
Questo volumetto (appena uscito e disponibile nelle fumetterie) è l'adattamento in formato manga di un classico della letteratura inglese: "Emma" di Jane Austen.
Il romanzo è condensato in poco più di 120 tavole. L'adattamento dei dialoghi mi è sembrato un po' troppo "giapponese" rispetto alle frasi originali della Austen. Non so se la sensazione sia soltanto mia, ma ho percepito un ricorrente tono ossequioso e cerimonioso, e questo perché probabilmente nella traduzione ci si è attenuti in modo letterale al giapponese, che è una lingua che ha strutture particolarmente cerimoniose ed arzigogolate. Una lingua riflette sempre la cultura che la usa.
In più ho notato alcuni errorini qua e là; in una pagina il traduttore fa passare improvvisamente Emma dal "voi" al "tu" nei riguardi di Mr Knightley, per poi ritornare al "voi": evidentemente un banale errore, ma con una rilettura finale da parte di un editor si sarebbe potuta evitare.
Tralasciando queste pignolerie, però, il manga è abbastanza carino. Suo merito (o demerito, chissà?) è l'avermi finalmente fatto apparire il personaggio di Emma abbastanza antipatico. Dico questo perché sia quando avevo letto il libro, sia quando mi è capitato di vedere alcune delle trasposizioni filmiche e sceneggiati tv che ne sono stati fatti, la figura di Emma mi è sempre abbastanza piaciuta: non l'ho mai trovata particolarmente antipatica (come invece pare che l'abbiano trovata altri lettori austeniani). Invece in questo manga l'ho cordialmente detestata anch'io (e mi sono finalmente sentita parte del gruppo), forse principalmente a causa del registro linguistico utilizzato, ma anche perché appare davvero come un'inguaribile ficcanaso, pronta a farsi mille film mentali sulla base di una sola parola, o addirittura di una semplice ipotesi.
I disegni hanno un tratto bello ed elegante, che ricorda molto la Yumiko Igarashi di Candy Candy e Georgie.
Questo volumetto (appena uscito e disponibile nelle fumetterie) è l'adattamento in formato manga di un classico della letteratura inglese: "Emma" di Jane Austen.
Il romanzo è condensato in poco più di 120 tavole. L'adattamento dei dialoghi mi è sembrato un po' troppo "giapponese" rispetto alle frasi originali della Austen. Non so se la sensazione sia soltanto mia, ma ho percepito un ricorrente tono ossequioso e cerimonioso, e questo perché probabilmente nella traduzione ci si è attenuti in modo letterale al giapponese, che è una lingua che ha strutture particolarmente cerimoniose ed arzigogolate. Una lingua riflette sempre la cultura che la usa.
In più ho notato alcuni errorini qua e là; in una pagina il traduttore fa passare improvvisamente Emma dal "voi" al "tu" nei riguardi di Mr Knightley, per poi ritornare al "voi": evidentemente un banale errore, ma con una rilettura finale da parte di un editor si sarebbe potuta evitare.
Tralasciando queste pignolerie, però, il manga è abbastanza carino. Suo merito (o demerito, chissà?) è l'avermi finalmente fatto apparire il personaggio di Emma abbastanza antipatico. Dico questo perché sia quando avevo letto il libro, sia quando mi è capitato di vedere alcune delle trasposizioni filmiche e sceneggiati tv che ne sono stati fatti, la figura di Emma mi è sempre abbastanza piaciuta: non l'ho mai trovata particolarmente antipatica (come invece pare che l'abbiano trovata altri lettori austeniani). Invece in questo manga l'ho cordialmente detestata anch'io (e mi sono finalmente sentita parte del gruppo), forse principalmente a causa del registro linguistico utilizzato, ma anche perché appare davvero come un'inguaribile ficcanaso, pronta a farsi mille film mentali sulla base di una sola parola, o addirittura di una semplice ipotesi.
I disegni hanno un tratto bello ed elegante, che ricorda molto la Yumiko Igarashi di Candy Candy e Georgie.
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