Visualizzazione post con etichetta moda. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta moda. Mostra tutti i post

martedì 10 gennaio 2017

considerazioni sui saldi

Rieccoci al solito rito collettivo dei saldi. Quest'anno lo guardo in maniera abbastanza distaccata: non c'è niente di particolare che mi serva, e preferisco tenermi da parte i soldini vista l'imminente fine del mio contratto di lavoro.

In ogni caso, ho fatto comunque un veloce giro di ricognizione, giusto per vedere se m'imbattevo in qualcosa di interessante, o in qualche "offerta" imperdibile.

Una cosa che trovo ridicola è che, già dai primissimi giorni, le merci soggette a saldo siano una parte molto limitata dell'assortimento. Tu entri in un negozio di abbigliamento, e vedi soltanto qualche scaffale sormontato dai cartelli colorati "in saldo". Per la maggior parte del locale è invece tutto un fiorire di "nuova collezione" qui e "nuova collezione" là. Ovviamente quest'ultima non è soggetta a sconti, nonostante in genere si tratti sempre di roba invernale (in questo periodo).

Quest'anno, ad esempio, Mango mi ha particolarmente delusa. Nel corso degli ultimi saldi (quelli estivi) ricordo che tutto l'assortimento era proposto al 50% già dal principio delle promozioni. Stavolta invece qualcosina è al 50%, ma molto di più soltanto al 30% o al 20%. Ben di più non è nemmeno scontato.
Mi sono imbattuta nell'assurdità di un giaccone che avevo comprato scontato al 30% durante il Black Friday: sono passata a controllare se adesso veniva proposto a metà prezzo (per curiosità), ma invece ho visto che era scontato solo al 25%. In pratica ho pagato di meno questo capo a novembre,  quando era appena uscito, di quanto non lo pagherei oggi, in pieni saldi!

lunedì 26 settembre 2016

i tacchi di kate

Ma ditemi come fa la duchessa di Cambridge a portare sempre dei vertiginosi tacchi a spillo durante le uscite pubbliche, e nel muoversi (apparentemente) in maniera agevole e senza difficoltà? Qui è durante la visita ufficiale in Canada di questi giorni, eppure ha dovuto scendere dalla scaletta metallica dell'idrovolante piena di buchini, e transitare su quella passerella che non mi dà l'idea di massima stabilità...

Qui scendendo di nuovo dalla scala - ben più lunga - dell'aereo di linea, ma addirittura con la principessina Charlotte in braccio e il principe George per mano dall'altra parte. Altro che le discese di Vanda Osiris...

E qui durante una visita di tutta la famigliola a un elicottero della Royal Air Force.

Chapeau. Io porto normalmente scarpe col tacco molto più basso, per una semplice questione di comodità e per non rovinarmi volontariamente i piedi.
Ma tanto di cappello a Kate, che riesce a muoversi su quei trampoli senza inciampare, e dando l'impressione di non star facendo alcuna fatica, in ogni condizione.



Non posso fare a meno di postare anche quest'ultima foto, vista l'eccezionalità delle scarpe che qui porta Kate. Si tratta di un bel paio di stivaloni col tacco basso. Per una volta :-)
Ma in questo caso si trattava di una visita ufficiale in India/Bhutan dell'aprile 2016, e i due principi stavano visitando dei posti in alta montagna. I tacchi sarebbero stati del tutto fuori contesto, nonché un biglietto sicuro per rompersi una gamba (o peggio).

martedì 6 settembre 2016

sam heughan per barbour

Quest'oggi faccio un post che risulterà pubblicità bella e buona, macchisenefrega. Io tanto non ci guadagno niente (poi se la Barbour decidesse di regalarmi un giaccone, anche di una vecchia collezione, io non mi scanserei, eh...)



Da un paio di mesi Sam Heughan è diventato Global Brand Ambassador del marchio Barbour, storica ditta produttrice di giacconi comodi e impermeabili, resi lucidi dalla cera, nati per essere usati dagli agricoltori nella gelida brughiera inglese, oltre che da cacciatori e pescatori. In realtà negli ultimi decenni questi giacconi hanno avuto un successone soprattutto all'estero. Ne possiedo uno pure io, anche se, ehm... tarocco...



Il ruolo preciso di un Global Brand Ambassador non saprei definirlo, ma suppongo non sia troppo dissimile dall'essere un testimonial, riconosciuto a livello transnazionale.



Per chi stesse leggendo qua e non sapesse chi è Sam Heughan, provvedo subito ad illuminarlo. Sam è un attore scozzese, ed è anche il protagonista maschile della serie televisiva "Outlander", nella quale interpreta un laird scozzese del XVIII secolo.

Le sue fotografie per il Barbour fanno tanto "signore del castello", ma anche se Sam non indossa il kilt - come nel telefilm - l'atmosfera gli si confà benissimo. Aggiungiamoci anche la presenza di quel bellissimo labrador color cioccolata, e credo non sia necessario dilungarmi sul perché abbia pensato di dedicargli questo post :-D


C'è anche un filmato disponibile qua: https://youtu.be/F7e4V-170gU


lunedì 4 novembre 2013

spot natalizio di marks and spencer

Ecco il nuovissimo spot di Marks and Spencer, la famosa catena inglese di grandi magazzini, che ripropone un mix fiabesco in atmosfere natalizie. Molto carino.
Tra gli interpreti: David Gandy (nei triplici panni del cappellaio matto, di Aladdin e dello spaventapasseri del mago di Oz), la modella/attrice Rosie Huntington-Whiteley e l'immancabile Helena Bonham-Carter.


(link al video su YouTube - tolto embed per evitare rogne con la Cookie Law)
Magic and Sparkle!

venerdì 27 settembre 2013

miss fisher, delitti e misteri

Durante l'estate Rai Uno ha trasmesso la prima stagione di un bel telefilm australiano, naturalmente in seconda serata in modo che il minor numero possibile di spettatori se ne accorgesse... Si tratta di "Miss Fisher, delitti e misteri" (tit. orig. Miss Fisher’s Murder Mysteries).

La storia è ambientata a Melbourne nei ruggenti anni Venti del secolo scorso. Phryne Fisher (Essie Davis) è una donna affascinante e moderna, ricca e indipendente, spregiudicata e coraggiosa, sempre vestita all'ultima moda e col caschetto nero alla Louise Brooks, la quale si improvvisa detective, un po' per amore della giustizia e un po' a causa di una dolorosa vicenda personale che riguarda il suo passato.

Dopo molti anni passati all'estero, Phryne torna a Melbourne per cominciare una nuova vita nella sua città natale, ma anche per assicurarsi che l'uomo condannato per la misteriosa sparizione della sua sorellina, anni prima, non esca mai più di prigione. Peccato che, ancor prima che la compassata zia Prudence riesca a trascinarla alla sua prima soirée, Phryne si ritrovi coinvolta in un omicidio.
Phryne fa amicizia con la più improbabile delle sospettate dell'omicidio, la giovane Dot Williams, e la prende sotto la propria ala protettiva, offrendole un lavoro come cameriera. Nel corso delle puntate, Dot diventerà una delle persone più vicine a Phryne, nonché un aiuto prezioso nelle tante indagini. Dagli aborti clandestini alle dispute sindacali, dai lavoratori sfruttati alle ragazze scomparse, Phryne cercherà di fare giustizia per coloro che non riescono ad ottenerla.




Mentre scava nell'oscuro mondo del crimine, Phryne incrocia la sua strada con la polizia locale e fa amicizia con l'affascinante tenente Jack Robinson (Nathan Page), il quale, sebbene sposato (infelicemente) si ritrova attratto dalla vibrante personalità di Phryne e cerca di tenerla fuori dai guai.
I due finiscono per darsi una mano a vicenda: Jack recuperando le informazioni attraverso le procedure standard di polizia, e Phryne attraverso canali meno convenzionali. Quando, a volte, Jack non intende collaborare con Phryne, lei riesce facilmente a manipolare il suo assistente, il giovane detective Hugh Collins, per carpirgli più o meno inconsapevolmente le informazioni.



Il personaggio di Phryne Fisher prende vita nel 1989, grazie alla penna della scrittrice australiana Kerry Greenwood, che ha inventato quest'audace lady detective protagonista di una serie di numerosi libri gialli .

La serie TV è stata realizzata con grande accuratezza (lusso e glamour, costumi d’epoca, ambientazioni e dettagli curatissimi) tanto che ogni episodio è costato un milione di dollari. Soldi ben spesi, visto che ha ottenuto un grandissimo successo in patria ed è stata già realizzata la seconda stagione.

lunedì 25 marzo 2013

gli abiti di capucci

Ho approfittato del sabato piovoso per andare alla Reggia di Venaria a visitare alcune mostre in corso, fra cui quella della Peota Reale (che ero curiosissima di vedere) e quella sulle creazioni di Capucci, appena cominciata.

Roberto Capucci. La ricerca della regalità
Reggia di Venaria Reale, Torino
(23 marzo 2013 - 8 settembre 2013 prorogata al 2 febbraio 2014)

Ho qualche difficoltà a definire Capucci uno stilista, perché i suoi non sono abiti normali, ma creazioni del tutto particolari. Un vestito serve a proteggere dal freddo, in origine, e successivamente ad indicare uno status, o a valorizzare la figura e la persona chi lo porta, uomo o donna che sia. In questo quindi un abito ha una funzione, primordiale oppure ornamentale, che comunque valorizza chi lo porta.

Ma gli abiti disegnati da Capucci vanno oltre, sono esagerati e, molto spesso, direi che sono quasi fini a se stessi, delle vere e proprie opere d'arte, delle sculture di stoffa che talvolta sfidano le leggi della fisica. Sono coloratissimi, sorprendenti e geniali, ti lasciano a bocca aperta e sono bellissimi. Ma sono molto difficili da portare, e secondo me alcuni modelli fagocitano addirittura chi li indossa.  Per questo non riesco a definire Capucci come uno stilista, ma oso indicarlo come un artista. Uno stilista si muove con un'ispirazione diversa, ma Capucci no, tant'è vero che - se ho capito bene - ormai da diversi anni non realizza più i propri lavori affinché questi siano indossati, ma proprio perché siano esposti nella sua Fondazione e nelle varie mostre che vengono organizzate in giro per il mondo.


La mostra alla Venaria espone una cinquantina di abiti, creati dagli anni Cinquanta ad oggi, insieme a diversi bozzetti, fotografie e filmati sulle celebrità che hanno indossato queste creazioni. La prima sala propone sette vestiti da sposa, realmente indossati da signore dell'alta società, tutti con strascichi lunghissimi ed esagerati (provate a guardare gli abiti da dietro, dal fondo dello strascico... Ce n'è uno in georgette per cui sono stati usati 120 metri di stoffa per la sua lavorazione! In fondo allo strascico di un abito addirittura si vedono ancora le macchie d'acqua nel quale probabilmente è passato... è difficile portare in tintoria questi capi).
In una sala successiva è esposto il vestito in velluto con cui Rita Levi Montalcini presenziò alla cerimonia con cui ricevette il premio Nobel nel 1986; a differenza di tutti gli altri, le linee di quest'abito risultano decisamente semplici e severe.
Più avanti ci sono altri "esperimenti" in stoffa: alcuni che ricalcano le linee architettoniche, tanto da ricordare delle vere e proprie colonne, doriche e corinzie; altri che si ispirano agli elementi della natura, come il vestito rosso che vuole raffigurare la fiamma, oppure quelli ispirati ai fiori e alle orchidee. Per ultimo, è esposto un vestito di scena usato da Maria Callas.

Ho trovato questa mostra molto interessante: un percorso di grande fascino che attraversa la seconda metà del Novecento sul tema della moda, ricostruendo l’itinerario creativo di uno dei maestri della moda mondiale.


lunedì 17 ottobre 2011

moda italiana

Moda in Italia. 150 anni di eleganza
17 settembre 2011 - 8 gennaio 2012 (prorogata al 29 gennaio)
Reggia di Venaria, Torino


Nello scorso weekend ho visitato una bella ed interessante mostra alla Reggia della Venaria. L'esposizione racconta la storia della moda in Italia dal 1861 ad oggi. E' divisa in due parti (presentate su due piani) affidate rispettivamente alla direzione artistica della costumista premio Oscar Gabriella Pescucci e del direttore di Vogue Italia Franca Sozzani.

Lungo le sale veniamo accompagnati da un suggestivo gioco di specchi tra arti figurative, fotografie, musica e cinema, che ci guidano in un viaggio lungo i 150 anni di stile italiano. Le musiche e le immagini sono legate al periodo presentato nella sala, mentre se devo essere sincera non mi sono accorta per nulla del percorso olfattivo (o mi sono assuefatta appena entrata nella prima sala, oppure il raffreddore stava covando... mah? - comunque mi è stato assicurato che esiste anche quello...)
Il percorso di visita è organizzato per decenni e per temi, e si suddivide in otto sezioni.


Verso l'Unità, tra storia e romanzo
La mostra parte dall'Unità d'Italia e dall'epopea del Risorgimento. Il 1861. Il Romanticismo aulico che ispira le gesta di quegli anni si esprime nell'eleganza soave della dama romantica, stretta nel busto e avvolta nella lusseureggiante gonna sorretta dalla crinolina, oggetto emblema di un'epoca. Una femminilità distante ed eterea, di ispirazione aristocratica, pervade le prime sale tra abiti originali e costumi del grande cinema di Luchino Visconti.
Le prime tre sale ospitano rispettivamente un abito da sera originale della Contessa di Castiglione, e due riproduzioni "filmiche": l'abito bianco da ballo di Claudia Cardinale ne "Il gattopardo" e l'abito scuro da viaggio di Alida Valli in "Senso".

L'Italia diventa regno
Dopo il 1870 e maggiormente nell'età umbertina (1878-1900) la figura femminile evolve e con essa muta l'approccio alla vita sociale. La donna borghese è sinuosa e vitale grazie alla silhouette offertale dalla tournure (struttura per rigonfiare le gonne) che punta sugli aspetti maggiormente sensuli, come fianchi e retro. Il preziosismo della nuova cultura esteta importata in Italia da D'Annunzio e il gusto decadente creano l'immaginario sofisticato della cosiddetta fin de siecle.
In mostra ci sono un manto regale della regina Margherita, un suo abito, le divise dei gentiluomini di corte.


L'Italia della Belle Epoque
Il primo 900 è un'età nevrotica e brillante per l'ansia di vita che traspare e il presagio della fine di un mondo. La moda è conservatrice, sempre ancorata a busti e sottane, però eclettica, preziosa, severa e volutamente non rivolta ai più. Decori presi da ogni epoca e stile, ispirazioni dettate dal colonialismo o dalla fantasia ispirata all'opera lirica di Giacomo Puccini, profili innaturali e femminilità vistose rappresentano una vivacità culturale densa di simboli.

Futurismo
Nel 1919 a Firenze il futurista Thayat realizza la tuta da lavoro, pensata per tutte le occasioni, anche eleganti, determinando così un percorso di sperimentazione tra moda e arte. Tripudio di colori in panciotti sgargianti, dinamica praticità del taglio e modernità delle asimmetrie oltre che rifiuto delle costrizioni borghesi (la cravatta per esempio) si esplicano con freschezza in queste creazioni perché, come disse Giacomo Balla "si pensa e si agisce come si veste".

Tra due guerre mondiali
La Grande Guerra cambia il volto all'Europa e la moda, come quasi tutte le arti applicate, cambia anch'essa identità. Sparisce il secolare busto, mentre il cinema muto ispira nuovi canoni di bellezza: capelli corti, linee appena accennate da abiti semplicissimi quanto sgargianti, bellezze acerbe. Negli anni '30 l'atmosfera si incupisce e la donna diventa diva fatale: profili androgini e abiti a sirena per la sera, carattere militaresco per il giorno. Si sviluppa nell'Italia fascista l'interesse per le fibre sintetiche, come la viscosa, prodotta per lungo tempo a Venaria (Snia Viscosa).
Sono esposti una divisa militare di D'Annunzio, abiti di Eleonora Duse, numerosi abiti di stile charleston degli anni '20, abiti degli anni '30-'40, italiani e tedeschi

La Repubblica e la rinascita della moda italiana
"Riprendere a sognare per riprendere a vivere" asseriva Dior che nel 1947 con il suo new look aveva riproposto un modello di donna ormai dimenticato: vitino stretto, tacchi a spillo e gonna a crinolina, inarrivabile ai più, ma sufficiente a fare dimenticare gli orrori e le privazioni recenti. Nel 1951 a Firenze il verbo francese dell'eleganza si traduce per la prima volta in italiano. L'esperimento funziona e nascono gli stilisti, autori delle creazioni rese celebri nelle pellicole della Hollywood sul Tevere, che mostrarono la rinascita e le bellezze italiane al mondo.
La mostra prosegue al piano superiore, e propone, fra gli altri, abiti delle sorelle Fontana, abiti delle dive cinematografiche degli anni '50-60: Audrey Hepburn, Liz Taylor, Ava Gardner (con il "pretino", un tailleur di foggia vescovile), scarpe di Ferragamo realizzate per Marylin Monroe.


Sartorialità
Dagli anni '60 lo stile italiano si fa unico nel mondo. L'eleganza data dalla maestria nella confezione e dalla creatività dei primi grandi stilisti creano un gusto unico e inconfondibile nelle sue firme. Il rosso di Valentino, il taglio scultura di Capucci, l'esuberanza di Versace, l'eleganza di Armani rappresentano un carattere di autorialità sartoriale impossibile da eguagliare.

1970/2011
La moda approda a Milano. Scandalo e sperimentalismo degli anni '70. Neo conservatorismo e stile rampante per gli anni '80. Eleganza minimale e del dettaglio per i '90. Creatività che si concede ai più nel mercato globale del post 2000. Nel suggestivo Teatro delle Commedie della Reggia, un'installazione che riproduce la passerella di una coloratissima sfilata raccoglie i capolavori delle più grandi firme della moda italiana.