giovedì 26 dicembre 2013

blackmoore

Julianne Donaldson, Blackmoore
Shadow Mountain Publishing

Inghilterra, 1820.
Kate Worthington ha trascorso gran parte della sua adolescenza con i suoi migliori amici Henry e Sylvia Delafield, fratello e sorella che vivono poco lontano dalla sua residenza. La famiglia di Kate non è fra le più serene: fra i suoi genitori non c'è mai stato amore, la madre è sempre sull'orlo di provocare qualche scandalo flirtando in maniera vergognosa con qualsiasi gentiluomo, le sorelle tendono a seguire l'esempio materno piuttosto che l'indole avventurosa - ma onesta ed innocente - di Kate. Soltanto un fratellino minore e la gatta Cora costituiscono per lei dei veri affetti nella cerchia familiare.

Henry e Sylvia sono perciò delle figure fondamentali nella vita di Kate, e soprattutto negli anni dell'adolescenza il rapporto con Henry, maggiore di lei di tre anni, si fa più solido, sfaccettato, intimo e profondo. Nei mesi estivi i due fratelli hanno sempre trascorso le vacanze a Blackmoore, la tenuta del nonno, racchiusa fra le brughiere dello Yorkshire e la Robin Hood's Bay, affacciata sul mare del Nord, ma alla giovane Kate non è mai stato permesso di andare con loro. Ci ha però fantasticato e sognato sopra a lungo, grazie anche a un modellino del maniero realizzato per lei da Henry. E finalmente, a 18 anni arriva infine per lei la possibilità di andare a Blackmoore, invitata da Henry.

Kate ha deciso che non si sposerà mai (e se ne spiegassi adesso il motivo, rovinerei la sorpresa della lettura, perché la motivazione emerge al fondo di vari flashback che punteggiano la narrazione), e ha invece intenzione di fuggire dalla gabbia familiare accettando l'invito di una zia ad accompagnarla in India.
Sua madre acconsente a lasciarla andare soltanto se riuscirà ad avere - e rifiutare (visto che Kate insiste nel non volersi sposare) - tre proposte di matrimonio. Per mantenere la sua parte dell'accordo, Kate tenta di ottenere le tre offerte richiestele a Blackmoore, ma i suoi piani non andranno come previsto.

Intenso ed emozionante. Non riesco a descrivere pienamente la bellezza di questo libro senza spoiler e senza rovinare la sorpresa della lettura. Le motivazioni di Kate, che inizialmente possono sembrare egoiste ed infantili, sono invece supportate da una ragione (che si scopre leggendo) e da un profondo spirito di sacrificio, derivante proprio dal suo amore per Henry. Un amore "vero" proprio perché mira alla felicità dell'altro, e non alla semplice brama di possederlo. Lo stesso amore che anche Henry nutre (e ha sempre nutrito) per Kate, tanto da essere disposto a lasciarle dispiegare le proprie ali e realizzare il proprio sogno, anche se questo significherà starle lontano.
Le scene fra Henry e Kate sono fra le più tenere, toccanti, profonde e ad appassionate che abbia letto, negli ultimi tempi, pur restando nei limiti della cosiddetta proprietà. Non c'è nulla di spinto, solo sfioramenti di mani, carezze, e un paio di semplici baci verso la fine.
(p.s. questo libro, almeno per ora, non esiste in edizione italiana)

venerdì 29 novembre 2013

il punto di vista di mr darcy

Credo che i romanzi di Jane Austen siano fra quelli che hanno dato vita al maggior numero di parodie, omaggi, libri ispirati, rivisitazioni e riletture moderne e quant'altro. E fra i romanzi, "Orgoglio e pregiudizio" è certamente quello più gettonato.
La signora Pamela Aidan si è dedicata alla simpatica impresa di restituirci la vicenda narrata in O&P dal punto di vista di Mr. Darcy: una buona idea, e realizzata anche bene (secondo me), mantenendo pressappoco gli stessi toni e le medesime atmosfere della cara Jane. Solo che, non soddisfatta di scrivere un unico libro, ne ha impiegati ben tre per ricostruire tutta la vicenda di O&P, e innestarci sopra anche un mini romanzo gotico.
Il tutto per un modico totale di circa mille pagine, ben oltre il doppio di una qualsiasi edizione di O&P.

Alcune scene rispettano fedelmente quelle originali della Austen (mostrandole dal lato di Darcy, naturalmente); altri episodi riempiono, in modo ragionevole, "buchi" narrativi di O&P nei quali tutte noi lettrici ci eravamo sempre chieste che cosa fosse successo (come per es. la risoluzione della fuga di Lydia e Wickham), in certi casi addirittura ricorrendo a personaggi realmente esistiti (ad esempio Beau Brummell o Lady Caroline Lamb), ma talvolta inventando di sana pianta sotto-trame molto lontane dal libro originario (come il soggiorno di Darcy a Norwycke Castle).


La trilogia di Fitzwilliam Darcy, gentiluomo, è composta da tre libri.

1) Per orgoglio o per amore (Tea, 2010) - Ho cominciato a leggerlo sperando in bene, ma avendo paura, sotto sotto, che O&P ne venisse snaturato. Per fortuna così non è stato: i toni e le atmosfere sono stati rispettati. Anzi è stato piuttosto divertente ri-leggere le stesse scene di O&P dal punto di vista di Darcy, e nel godere di altri momenti, a Netherfield o durante gli spostamenti, non raccontati in O&P ma perfettamente plausibili e incastrati bene nella storia. Bè, Darcy è delineato come uno che si fa un sacco di elucubrazioni mentali e di pensieri infiniti, a partire da un piccolo dettaglio, nonché come un giovanotto che non riesce ad evitare di rubarsi un segnalibro fatto di fili da ricamo della sua amata... comunque è più umano così rispetto al Darcy sostenuto, tutto d'un pezzo e privo di difetti che ci ha sempre presentato la Austen.
Questo primo libro arriva sino al punto di O&P in cui Darcy e Bingley lasciano Netherfield per tornare a Londra.

2) Tra dovere e desiderio (Tea, 2010) - Questo secondo volume copre il lasso di tempo durante l'inverno, in cui Darcy si trova lontano da Netherfield (presumibilmente a Londra), fino a quando re-incontra nuovamente Elizabeth a Rosings Park (parte ripresa all'inizio del libro numero 3). Dato che in O&P non viene fatto assolutamente cenno a che cosa stia combinando il nostro eroe (Darcy) in questo periodo, la Aidan si è lanciata in un ardito volo di fantasia.
Nella prima parte troviamo Darcy a Pemberley e poi a Londra, insieme alla sorella Georgiana e a zii e cugini (colonnello Fitzwilliam e fratello) per festeggiare le ricorrenze natalizie: qui tutto sommato vi è un'atmosfera "austeniana" classica. Invece nella seconda parte Darcy accetta l'invito presso la magione di un vecchio compagno di studi: con la segreta speranza di trovare una signora che indirizzi i suoi pensieri in una direzione diversa da quella che hanno (già) preso, il nostro gentiluomo si trova invece alle prese con intrighi di stampo goticheggiante, in un castello avviluppato dalla neve, e riesce ad uscirne indenne grazie all'aiuto del suo efficiente valletto Flechter (personaggio inventato dalla Aidan, ma alquanto ben riuscito).
Ecco, l'inserimento di questa sotto-trama gotica è un di più del quale si può fare tranquillamente a meno, se non si ha voglia di sorbirsi tutte le mille pagine della trilogia. Oserei dire che un lettore desideroso di rileggere O&P dal punto di vista di Darcy potrebbe tranquillamente evitare questo secondo libro senza particolari problemi.

3) Quello che resta (Tea, 2010) - Si ritorna sui  binari consueti della vicenda conosciuta di O&P, e precisamente a Rosings Park, dove Darcy e il cugino, colonnello Fitzwiliam, si recano in visita a Lady Catherine DeBourgh, proprio mentre anche Elizabeth si trova là, ospite dei Collins. La parte iniziale del corposo volume è dedicata alla permanenza a Rosings Park, e alle infinite riflessioni amorose di Darcy, che in queste pagine talvolta sembra un adolescente invaghito e completamente "perso", sino alla sua prima dichiarazione ad Elizabeth.
Nel corso del terzo libro acquista maggior rilievo, e profondità, anche la figura (inventata dalla Aidan) di Lord Dyfed Brougham, amico di Darcy dai tempi dell'università. Brougham è inserito in una sotto-trama thriller-investigativa che la Aidan non riesce a fare a meno di aggiungere, e inoltre imbastisce con Georgiana una bella relazione, di cui mi sarebbe piaciuto leggere gli (auspicabili) sviluppi futuri. Ecco, anche la figura di Georgiana (che in O&P io avevo sempre trovato un po' eterea e scialba), è delineata meglio e acquista carattere. Per fortuna (e lo stesso avviene anche per Anne, la figlia malaticcia di Lady Catherine).
Poi, dopo la metà circa del volume, evidentemente la Aidan si è accorta di essersi dilungata un pochino troppo (ma va?), e allora ha accelerato la riunione di tutte le fila della vicenda (senza correre, però, ma smettendola di dilatare tantissimo le vicende come aveva fatto sino a quel momento), fino ad arrivare al finale, con l'atteso doppio matrimonio.

mercoledì 27 novembre 2013

cioccolato a torino

Cioccola-Tò
Torino, piazza San Carlo
(22 novembre - 1 dicembre 2013)


 

 

  

Piazza San Carlo è invasa per una decina di giorni da gazebo e dolcissimi stand, tutti all'insegna del cioccolato. La kermesse è infatti dedicata al cioccolato in tutte le sue forme (e consistenze)...
Ci sono i laboratori dei maitres chocolatiers, gli stand che offrono degustazioni guidate e gratuite, gli incontri con scrittori che hanno narrato la cioccolata nelle loro opere, i percorsi guidati a spasso per la città, spettacoli di danza, e approfondimenti nei musei dedicati alla storia della degustazione della cioccolata.

E questo solo per cominciare: premi Gianduiotto, una Spalm Beach con le sedie sdraio nella piazza, il bicchierino di panna montata gratuita, laboratori con gli chef, il kebabbaro di cioccolato, le sculture di cioccolato, la Repubblica della Costa d'Avorio ospite speciale, il Chocostore dove si trovano tutti i gingilli e i gadget che non ti immagini... e tante altre golosità...

 

 

 


 




mercoledì 13 novembre 2013

mercatino francese

Mercatino francese di Natale
Torino, piazza Solferino
(11-24 novembre 2013)

sabato 9 novembre 2013

il mondo di sarah kay


Le bambine degli anni '70 e '80 (ma credo anche quelle nate dopo) ricorderanno sicuramente le inconfondibili illustrazioni di Sarah Kay.
I suoi soggetti sono immediatamente riconoscibili per la loro capacità di ispirare dolcezza e tenerezza. Un tratto delicato e uno spiccato gusto per la decorazione, danno vita a una miriade di bambine che si aggirano per una fattoria che non vediamo, ma sappiamo essere dietro l'angolo. E mentre le bambine di Sarah Kay se ne vanno in giro con dei fiori in mano, giocano con un cane o un gatto, fanno un pic-nic o semplicemente ramazzano per terra, chi le osserva non può fare a meno di sognare e immaginare di essere lì con loro. Come se fosse possibile con un disegno tornare indietro nel tempo, a quando si era bambini e il mondo sembrava più semplice e più bello.
Le illustrazioni di Sarah Kay decorano calendari, quaderni, etichette, libri, poster, adesivi, biancheria, capi di vestiario e molti altri oggetti distribuiti in tutto il mondo.

L'autrice di questi fortunati disegni è molto riservata. Infatti non rilascia interviste e le notizie che si hanno su di lei sono pochissime. Anche cercando maggiori informazioni su Google, sono riuscita a trovare ben poco.

Pare che, da sempre appassionata di disegno e pittura, l’australiana Sarah Kay decida di studiare arte e già a vent'anni riesca a farsi assumere in un'agenzia pubblicitaria. La sua vita sembra percorrere binari prestabiliti, quando  un giorno sua figlia si ammala gravemente e Sarah non sa cosa fare per cercare di distrarla. La prima cosa che le viene in mente è disegnare. In quel momento allora pensa a quale può essere il soggetto migliore per confortare la bambina malata e con la memoria torna alla fattoria di suo nonno. La serenità e il senso di sicurezza che provava allora, quando era piccola e le sembrava di vivere un'epoca magica, quasi un'età dell'oro, tutto questo le viene in soccorso. E con la sua straordinaria abilità lo riversa in magnifici disegni che aiutano la bimba a stare meglio. Poco dopo Sarah decide di provare a vendere questi disegni e trova così un editore di biglietti di auguri, il quale vede i disegni, li apprezza e decide di comprarli. La prima volta Sarah ne venderà venti, che l'editore deciderà di utilizzare per una serie di biglietti di auguri di compleanno.
In poco tempo andranno tutti a ruba e per Sarah sarà l'inizio di una carriera di grande successo.
Le notizie più aggiornate dicono che oggi Sarah Kay abita in un sobborgo di Sidney, distante dal frastuono e dal caos della metropoli. Ha due figli, Adam e Allison, e naturalmente una casa con un magnifico giardino.
Su un sito ho trovato l'indicazione secondo cui dietro al nome d'arte di Sarah Kay ci sarebbe l'artista e illustratrice Vivien Kubbos, ma anche su di lei non ho trovato molte informazioni, per cui prenderei questa notizia con beneficio d'inventario. Non ho trovato conferme, ma nemmeno smentite.

Una curiosità. Nel corso nelle ricerche sul web, ho scoperto che recentemente la DeAgostini ha messo in commercio delle action figures da collezione (e dal prezzo caruccio...) che rappresentano le bambine di Sarah Kay, mentre annaffiano un fiore, trasportano una cesta di mele, leggono un libro, fanno colazione in mezzo a un prato, portano a spasso il cagnolino, etc. Le statuine sono alte circa dodici centimetri - prodotte a tiratura limitata - e sono in resina dipinta a mano, precise in ogni dettaglio, per poter restituire al meglio la magia delle illustrazioni originali.

lunedì 4 novembre 2013

spot natalizio di marks and spencer

Ecco il nuovissimo spot di Marks and Spencer, la famosa catena inglese di grandi magazzini, che ripropone un mix fiabesco in atmosfere natalizie. Molto carino.
Tra gli interpreti: David Gandy (nei triplici panni del cappellaio matto, di Aladdin e dello spaventapasseri del mago di Oz), la modella/attrice Rosie Huntington-Whiteley e l'immancabile Helena Bonham-Carter.


(link al video su YouTube - tolto embed per evitare rogne con la Cookie Law)
Magic and Sparkle!

lunedì 28 ottobre 2013

thankless in death

Anno 2060: si avvicina la festa del Ringraziamento. Il tenente Eve Dallas ha molto di cui essere grata: ospitare la grande famiglia irlandese di Roarke può essere impegnativo, ma è un felice miglioramento rispetto alla sua drammatica infanzia.
Ma altre coppie non sono così fortunate come Eve e Roarke. I coniugi Reinholds, per esempio, sono distesi nella loro casa accoltellati e bastonati, quasi irriconoscibili, uccisi dal loro stesso figlio. Ventisei anni, Jerry non ha mai fatto una grande impressione sui precedenti datori di lavoro, che lo hanno licenziato o sulla fidanzata, che lo ha scaricato, ma nessuno pensava che sarebbe arrivato a tanto.
E invece si scopre che Jerry non è soltanto in grado di compiere simili brutalità, ma che ci sta prendendo gusto. E con i soldi che ha rubato ai suoi genitori, ha intenzione di lasciare finalmente il suo segno nel mondo, a modo suo...

Titolo numero trentotto della serie In death. Negli ultimi libri ho sperato che la Robb introducesse qualche elemento di novità nei libri successivi, perché c'era un'atmosfera di "stanca". Insomma, speravo in un guizzo che ravvivasse un po' il mio interesse.
In "Thankless in death" il tenente Dallas non deve scoprire chi è l'assassino: a differenza di gran parte dei titoli precedenti, noi lettori sappiamo subito chi è, lo vediamo subito all'opera, e anche Eve, sulla scena del primo duplice omicidio, capisce subito chi è l'autore. Il problema è che, pur avendo dispiegato tutte le notevoli risorse a disposizione, il dipartimento di polizia non riesce a trovarlo subito, e nel frattempo questo disgraziato porta a termine altri due omicidi. La banalità del male: l'assassino è un ragazzotto che ha avuto ogni possibilità dalla vita e dalla famiglia, ma nonostante questo ritiene di essere un povero incompreso, con ogni diritto di vendicarsi di tutto e di tutti perché niente è mai colpa sua,  ma sempre degli altri! Le scene di tortura e di omicidio sono raccapriccianti, e mi ha disturbato leggerle: ho provato davvero un forte disprezzo per il personaggio dell'assassino.

Se qualcuno (come me) sperava di vedere Eve ottenere i gradi di capitano in uno dei prossimi libri, mi sa che deve mettersi il cuore in pace. La Robb non ci concederà questa grazia... In Thankless Whitney comunica a Eve che i gradi sarebbero lì, pronti, che non ci sono più pregiudiziali da parte dei superiori (a causa del suo matrimonio con Roarke, il cui passato non è proprio cristallino), e che basterebbe che lei li accettasse... ma lei cosa fa? Dice di no, risponde che se li accettasse non potrebbe più fare il lavoro sul campo e dunque per questo motivo li rifiuta.
Ok, da una parte la capisco, ma dall'altra le avrei dato una mazzata in testa :-) Ad esempio Feeney è capitano della divisione informatica, ma non mi sembra che questo gli impedisca di partecipare al lavoro sul campo: certo, magari non sempre, ma mi pare che sia abbastanza libero di gestirsi come vuole. E non potrebbe essere lo stesso per Eve? Quindi, dato che l'idea che Eve diventi capitano ce la possiamo scordare di nuovo per un bel pezzo, l'idea che Eve e Roarke possano avere un figlio pure (la Robb ha sempre detto che quest'eventualità rappresenterebbe la fine della serie)... a questo punto mi sembra che per i prossimi libri ci possiamo aspettare nuovamente solo la solita frittata. Uffi....

martedì 15 ottobre 2013

renoir in mostra a torino

Sta per aprirsi una mostra che non mancherò sicuramente di visitare. Renoir è stato forse uno dei primi artisti che ho imparato ad apprezzare, già da ragazzina, complice un grande poster appeso nella mia stanza, che raffigurava tante riproduzioni - in piccolo - dei suoi dipinti. Questi quadri mi sono perciò diventati molto familiari, e anche se ho già avuto la possibilità di ammirarli dal vero nei musei parigini nei quali sono normalmente conservati, sono curiosa di vederli esposti tutti insieme, a due passi da casa.

Renoir. Dalle collezioni del Musée d'Orsay e dell'Orangerie
Torino, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea
(23 ottobre 2013 - 23 febbraio 2014)

Il Musée d’Orsay e il Musée de l’Orangerie di Parigi, che conservano la collezione più completa al mondo dell’opera di Renoir, hanno accettato di privarsi per quattro mesi di una sessantina di capolavori, per dare vita a una straordinaria rassegna che documenta tutta l’attività di questo grandissimo pittore, testimoniando i momenti più significativi.

Con questa esposizione si vuole percorrere la complessa evoluzione del percorso artistico di Renoir – attivo per oltre un cinquantennio tanto da produrre oltre cinquemila dipinti e un numero elevatissimo di disegni e acquerelli –, evidenziando la grande varietà e qualità della sua tecnica pittorica e i diversi temi affrontati. Nell’arco della sua vita, Renoir si misura infatti con la sperimentazione della pittura en plein air, fianco a fianco con l’amico e collega Monet, portando al tempo stesso a compimento opere in atelier.
La mostra torinese si articola nelle seguenti sezioni:

L’età della Bohème
Dopo l’ammissione all’Ecole des Beaux-Arts nel 1862, Renoir conosce e frequenta Alfred Sisley, Frédéric Bazille e Claude Monet, con cui soprattutto condivide sessioni di pittura en plein air a Fontainebleau o alla Grenouillère nei dintorni di Parigi. Sono di questo periodo alcuni suoi ritratti di conoscenti e amici: William Sisley (1864), Frédéric Bazille (1867), Claude Monet (1875), esposti in questa sezione con due opere dello stesso Bazille, il suo studio (1870) e un ritratto dello stesso Renoir (1867), e uno di Monet.
Renoir sceglie le sue protagoniste da ogni estrazione sociale: borghesi, operaie, ballerine, tutte rivestite da una grazia speciale e da un’impalpabile bellezza che rievocano i modelli femminili dell’arte settecentesca.

La “recherche heureuse du côté moderne”
Qui troviamo cinque opere dedicate a uno spaccato della società moderna e ai nuovi divertimenti dei parigini, dai balli alle escursioni in campagna: inarrivabile è La balançoire (1876) ovvero L’altalena, dove le magnifiche figure della donna, del giardiniere e della bambina accanto all’altalena si stagliano in un giardino dai colori vivissimi. I tocchi di colore stesi per piccole macchie rendono l’effetto della luce solare filtrata attraverso le foglie, creando un’atmosfera di vibrazione cromatica e luminosa, che ne fa una delle massime espressioni della pittura impressionistica en plein air.

“Le métier de paysagiste” (Renoir)
La collezione di opere di paesaggio di Renoir del Musée d’Orsay è probabilmente la più bella al mondo.
Questa sezione ne presenta dieci, che ripercorrono un esteso arco cronologico, comprendente il viaggio ad Algeri effettuato dall’artista nel 1881. Relative a questo soggiorno nordafricano troviamo esposte: Campo di banani, Paesaggio algerino e La moschea, dove Renoir dipinge palme baciate dal sole, giardini privati e orti dal sapore esotico. Le altre tele rappresentano splendide vedute dove si percepisce la grande attrazione del maestro per l’acqua, il verde e i giardini, fonte continua di ispirazione.

Infanzia
I bambini, spesso i suoi figli o figli di amici, sono molto presenti nell’opera di Renoir.
Queste nove opere esposte fanno a gara con i ritratti femminili nel regalarci istantanee di volti infantili carichi di poesia: dal bellissimo pastello su carta Ritratto di ragazza bruna seduta, con le mani incrociate (1879), al dipinto Fernand Halphen bambino (1880) in un serioso ritratto abbigliato da marinaretto, dalla deliziosa Julie Manet (1887) a una tenera Maternità (1885), al Ritratto del figlio Pierre (1885) dalla collezione della GAM.
Il celeberrimo capolavoro Jeunes filles au piano (1892) è stato il primo dipinto di Renoir a entrare nelle collezioni di un museo francese. Accanto ad esso è esposta un’altra splendida tela: Yvonne e Christine Lerolle al piano (1897-1898 circa) e due soggetti legati alla musica: il famoso ritratto di Richard Wagner, ritratto a Palermo nel corso di un memorabile incontro tra Renoir e il compositore tedesco, e quello di Théodore de Banville (entrambi del 1882).

“Beau comme un tableau de fleurs”
Piccola sezione di opere straordinarie: i bouquet di Renoir sono magistrali nella tecnica e nei colori, è uno dei temi dove l’artista sperimenta maggiormente.

“Le nu, forme indispensable de l’art”
È una sezione capitale della mostra, con opere fondamentali nella carriera di Renoir, che aveva sempre manifestato un profondo interesse per l’arte italiana rinascimentale, ammirando le opere di Raffaello, Tiziano, e il barocco nordico di Rubens, da cui assimila le forme morbide e languide e un cromatismo pieno, che fanno parte della sua cifra stilistica riguardo al modo di trattare la figura femminile.
In mostra, cinque tele spettacolari, tutte dipinte nell’ultimo periodo della sua vita, tra il 1906 e il 1917, fra cui Grand nu (1907), La toilette (Donna che si pettina) (1907-1908), Nudo di donna visto di spalle (1909).

L’eredità delle Bagnanti
All’ultimo fondamentale capolavoro di Renoir, Le bagnanti (1918-1919), è dedicata la “chiusura” della mostra. Il quadro è emblematico delle ricerche effettuate dall’artista alla fine della sua vita. Qui vi celebra una natura senza tempo, da cui ogni riferimento al contemporaneo è bandito. Le bagnanti sono da considerarsi il testamento pittorico di Renoir. Queste figure devono anch’esse molto ai nudi di Tiziano e Rubens, tanto ammirati da Renoir.

In mostra sono esposti anche gli strumenti di lavoro dell’artista: tavolozza, scatola di colori, pennelli, inseparabili attrezzi del grande maestro. Sino all’ultimo aveva lavorato alle sue Bagnanti, facendosi legare i pennelli alle dita ormai deformate dall’artrite reumatoide. Renoir muore il 3 dicembre 1919, ucciso da un’infezione polmonare.

venerdì 27 settembre 2013

miss fisher, delitti e misteri

Durante l'estate Rai Uno ha trasmesso la prima stagione di un bel telefilm australiano, naturalmente in seconda serata in modo che il minor numero possibile di spettatori se ne accorgesse... Si tratta di "Miss Fisher, delitti e misteri" (tit. orig. Miss Fisher’s Murder Mysteries).

La storia è ambientata a Melbourne nei ruggenti anni Venti del secolo scorso. Phryne Fisher (Essie Davis) è una donna affascinante e moderna, ricca e indipendente, spregiudicata e coraggiosa, sempre vestita all'ultima moda e col caschetto nero alla Louise Brooks, la quale si improvvisa detective, un po' per amore della giustizia e un po' a causa di una dolorosa vicenda personale che riguarda il suo passato.

Dopo molti anni passati all'estero, Phryne torna a Melbourne per cominciare una nuova vita nella sua città natale, ma anche per assicurarsi che l'uomo condannato per la misteriosa sparizione della sua sorellina, anni prima, non esca mai più di prigione. Peccato che, ancor prima che la compassata zia Prudence riesca a trascinarla alla sua prima soirée, Phryne si ritrovi coinvolta in un omicidio.
Phryne fa amicizia con la più improbabile delle sospettate dell'omicidio, la giovane Dot Williams, e la prende sotto la propria ala protettiva, offrendole un lavoro come cameriera. Nel corso delle puntate, Dot diventerà una delle persone più vicine a Phryne, nonché un aiuto prezioso nelle tante indagini. Dagli aborti clandestini alle dispute sindacali, dai lavoratori sfruttati alle ragazze scomparse, Phryne cercherà di fare giustizia per coloro che non riescono ad ottenerla.




Mentre scava nell'oscuro mondo del crimine, Phryne incrocia la sua strada con la polizia locale e fa amicizia con l'affascinante tenente Jack Robinson (Nathan Page), il quale, sebbene sposato (infelicemente) si ritrova attratto dalla vibrante personalità di Phryne e cerca di tenerla fuori dai guai.
I due finiscono per darsi una mano a vicenda: Jack recuperando le informazioni attraverso le procedure standard di polizia, e Phryne attraverso canali meno convenzionali. Quando, a volte, Jack non intende collaborare con Phryne, lei riesce facilmente a manipolare il suo assistente, il giovane detective Hugh Collins, per carpirgli più o meno inconsapevolmente le informazioni.



Il personaggio di Phryne Fisher prende vita nel 1989, grazie alla penna della scrittrice australiana Kerry Greenwood, che ha inventato quest'audace lady detective protagonista di una serie di numerosi libri gialli .

La serie TV è stata realizzata con grande accuratezza (lusso e glamour, costumi d’epoca, ambientazioni e dettagli curatissimi) tanto che ogni episodio è costato un milione di dollari. Soldi ben spesi, visto che ha ottenuto un grandissimo successo in patria ed è stata già realizzata la seconda stagione.