sabato 28 luglio 2012

i giochi sono aperti

La cerimonia d'apertura dei XXX Giochi Olimpici, costata 27 milioni di sterline - "Isole della meraviglia" - si apre con il countdown della campana più grande d'Europa. Lo stadio olimpico prende la forma della bucolica campagna inglese, con la verde collina sacra del tor, che più tardi nella serata ospiterà le bandiere dei vari paesi partecipanti. Quindi si passa alla rivoluzione industriale, con Kenneth Branagh nei panni di ingegnere vittoriano, che legge un brano da "La tempesta", con le musiche degli Underworld, per ricordare il ruolo del paese nella trasformazione epocale del XIX secolo.

E poi i minuti più sorprendenti di tutta la cerimonia: la regina Elisabetta in persona. A scortarla, con un trucco cinematografico, Daniel Craig nei panni di 007: in un filmato l'agente accompagna la (vera) regina su un elicottero, fino al lancio in paracadute di due (ovviamente) controfigure. Ed ecco giungere la (vera) regina in tribuna, col principe Filippo, ascoltare God save the Queen cantata da bambini in pigiama. Poi, con la stessa J.K.Rowling a leggere un brano, i protagonisti diventano i personaggi della letteratura inglese per l'infanzia, da Peter Pan a Harry Potter, mentre viene esaltato il ruolo dell'NHS, il servizio sanitario nazionale, nel secondo dopoguerra. Poi esibizione della London Symphony Orchestra (Chariots of fire di Vangelis) con l'intermezzo scherzoso di Mr.Bean. Chiusura, prima della lunga sfilata delle delegazioni nazionali degli atleti, con la fiction ambientata ai tempi moderni.









(foto: LaStampa.it e Repubblica.it)

mercoledì 25 luglio 2012

bretagna al burro

Nei vari bed&breakfast bretoni in cui sono stata durante la vacanza di inizio luglio, a colazione ho potuto spesso gustare i dolci tipici del posto, a volte fatti dalla proprietaria del b&b. Flan breton (con le prugne), gateau breton o kouignamann: dolci diversi con leggere variazioni fra loro, ma dove il burro la fa da padrone. Ovunque. Innegabilmente.

Mi chiedo quali siano i livelli di intasamento delle arterie dei francesi :-) Credetemi, non esagero: nelle innumerevoli biscotterie presenti nelle strade, era sufficiente passare davanti alla soglia aperta per essere investiti da un effluvio olfattivo burroso, sufficiente a farti salire il colesterolo sia quello buono sia quello cattivo. E lo dico nonostante, da piemontese, non sia del tutto estranea all'utilizzo del burro in cucina ;) ma i francesi vanno davvero oltre.

E se per caso doveste passare per Pont-Aven, sappiate che praticamente in ogni biscotteria ci sono assaggi gratis dei vari tipi di biscotti e dei loro gusti :-) (e le biscotterie sono ben numerose, nonostante il paesello non sia molto grande - ma è stato il posto che mi ha maggiormente stupito per la quantità di degustazioni gratuite, altrove non erano poi così diffuse...)

In un b&b nei pressi di Locronan abbiamo chiesto alla signora se ci poteva scrivere la ricetta della buona (e massiccia) torta che stavamo mangiando per colazione in quel momento. Traduco quanto ci ha scritto.


Ricetta del Gateau Breton
350 gr. di farina
250 gr. di zucchero
250 gr. di burro
6 uova
lievito 3/4 del sacchetto (la signora ha specificato levure alsacienne, ma dovrebbe trattarsi del lievito normale)

Disporre la farina a fontana, aggiungervi al centro lo zucchero e poi i tuorli dell'uovo. Mescolare con la punta delle dita i tuorli e lo zucchero, incorporandovi il burro (che non sia troppo duro), e poi aggiungervi la farina, fino a che sia assorbita completamente. Mettere il tutto in una teglia, dorare e punzecchiare la pasta con una forchetta. Cuocere in forno abbastanza caldo (175°) per circa tre quarti d'ora.

In quanto al burro, la signora non l'ha specificato sulla ricetta, ma ho il forte dubbio che si tratti del burro demi-salé, che in Bretagna si trova dappertutto. Non ho ancora fatto caso se in Italia sia facilmente reperibile, ma ho qualche dubbio... ed è probabile che in mancanza di questo ingrediente "fondamentale" il gusto risulti diverso.

martedì 24 luglio 2012

le uova dello zar

Fabergé alla Venaria
Reggia di Venaria Reale, Torino
(27 luglio - 9 novembre 2012)


L'estate alla Reggia s'illumina con i bagliori dei gioielli del celebre orafo Carl Fabergé e di altri rari monili dell’epoca imperiale russa.
Ogni anno, nel giorno di Pasqua, seguendo la tradizione ortodossa, lo Zar regalava alla Zarina e all’Imperatrice madre un "Uovo" unico e prezioso. All’interno era contenuta una lussuosa sorpresa, simbolica, celebrativa di avvenimenti particolari legati alla storia del regno e della famiglia imperiale. A realizzarli con i materiali più preziosi il grande gioielliere russo, Carl Fabergé, detto "il Cellini del Nord", che creò così uno dei miti di ricchezza e sfarzo della Russia imperiale. Era lo stesso Fabergé a presentare a corte il prezioso Uovo a cui lavorava per tutto l’anno per stupire lo Zar con l’originalità delle composizioni e la maestria delle creazioni.
La tradizione prese avvio dal 1885, quando Alessandro III regalò l’Uovo con Gallina all’imperatrice Maria Feodorovna e venne proseguita da Nicola II che dal 1894 fino al 1917 commissionò ogni anno due Uova, una per la moglie, la Zarina Alessandra Feodorovna, e l’altra per l’Imperatrice madre. L’Uovo più spettacolare venne realizzato nel 1896, nell’anno della solenne Incoronazione di Nicola II come “Zar di tutte le Russie”. Per l’occasione la sorpresa dell’Uovo, realizzato in smalto giallo e decorato con aquile bicefale, fu il modello della carrozza dei sovrani (in oro, platino, smalto rosso, diamanti, rubini e cristallo di rocca) sovrastata dalla corona imperiale.

In esposizione si possono ammirare quattordici esemplari unici delle famose Uova pasquali di Fabergé, eccellenza di una produzione artistica che raggiunse l’apice nel passaggio tra Otto e Novecento: costituiscono la più importante collezione al mondo di questo genere.
Tra queste, si trovano ben nove Uova-gioiello imperiali, ormai entrate nel mito, realizzate in oro, pietre preziose e materiali pregiati, oltre alla romantica sorpresa a forma di cuore dell’Uovo del 1897.

La mostra è dedicata appunto alle opere di alta oreficeria realizzate dal celebre Carl Fabergé, conosciuto anche come Karl Gustavovič Faberže (1846-1920), Maestro gioielliere della corte imperiale dei Romanov. Sono esposti anche 350 preziosissimi capolavori prodotti dalla fabbrica orafa di San Pietroburgo, oggi appartenenti alla collezione della Link of Times Foundation di Mosca. Le opere svelano con la loro bellezza i segreti dei maestri orafi della Maison Fabergé nella lavorazione dei metalli e pietre preziose, oro, argento, cristallo di rocca, diamanti e perle, e soprattutto degli smalti trattati con procedimenti particolari tali da conferire sfumature di colori meravigliosi e cangianti.
La mostra illustra il vasto repertorio di oggetti decorativi e accessori di rappresentanza prodotti dalla bottega orafa: dalle cornici per le sacre icone agli orologi, dai set da scrivania alle scatole da sigarette, alle fibbie, borsette e gioielli per signora.

L’evento espositivo della Venaria è anche l’occasione per rievocare i rapporti tra la corte dei Romanov e la corte dei Savoia, dalla visita dei nipoti di Caterina la Grande, i cosiddetti "Conti del Nord" che nell’aprile del 1782 frequentarono proprio la Reggia di Venaria durante il loro famoso Gran Tour, fino al soggiorno dell’ultimo Zar Nicola II in Piemonte, nell’aprile del 1910, quando venne ricevuto al Castello di Racconigi dalla corte e dai rappresentanti del Governo italiano. Sono presentati, attraverso immagini fotografiche e apparati scenografici, i protagonisti del tempo e l’immenso territorio della grande madre Russia.

sabato 14 luglio 2012

rieccomi

Non sono sparita, ma sono stata via per una decina di giorni: quest'anno ferie a luglio. In Francia. Bretagna, per l'esattezza. Non mi è andata benissimo con il tempo, ho incontrato pioggia più o meno costante, vento, ma sono anche riuscita ad intravedere qualche squarcio di cielo soleggiato. Però faceva decisamente freschetto: ho portato quasi sempre le maniche lunghe, la mitica marinière a righe di cotone - un capo di vestiario adattissimo a quel clima, e che invece qui da noi non sono mai riuscita a sfruttare (perché d'inverno è troppo freddo per metterla, e appena sbuca il sole primaverile-estivo fa subito troppo caldo per quel cotonaccio spesso).
Come si dice, ho "inciuccato le quote" perché non mi ero portata roba sufficientemente pesante. Mi ero basata sui ricordi del mio precedente viaggio in Bretagna di dieci anni fa, nel mese di agosto, andandomi a controllare le fotografie che mi ritraevano in sandali e t-shirt. Chi andava a  pensare che quest'anno l'estate fosse così "atipica" da far preoccupare gli albergatori del posto, vittime di un calo del 30% dell'affluenza dei turisti sulle coste bretoni? Per non morire di freddo mi sono addirittura comprata un giaccone - niente di esagerato - approfittando dei saldi francesi...