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mercoledì 11 ottobre 2017

essaouira, la cittadina ben disegnata


Il mio viaggio in Marocco insieme ad altre due amiche risale a diversi anni fa, quando non avevo ancora la macchina fotografica digitale (e infatti le foto che illustrano questo post sono state passate allo scanner, e per questo non sono di qualità eccelsa).

Avevamo scelto di fare il classico  tour delle città imperiali, che ci impegnava per una settimana, al quale avevamo deciso di abbinare un'ulteriore settimana di relax, in una località di mare.
La scelta se la giocavano Agadir e Essaouira: la prima la conoscevamo soltanto di nome, e ci sembrava un posto un po' troppo frenetico e moderno in stile Rimini (non so se rendo l'idea), mentre la seconda non la conoscevamo ancora ma ci ispirava molto, dalle foto che ci avevano mostrato in agenzia di viaggio. E fu così che optammo per una settimana ad Essaouira.


Bella, bianca, affascinante, rilassata, affacciata coi suoi bastioni sull'oceano Atlantico, Essaouira possiede una lunga storia.
Nasce come scalo costiero già all'epoca dei Fenici, e in virtù della sua posizione privilegiata per i traffici marittimi anche i Romani vi faranno tappa. Nel XIV secolo la cittadina viene colonizzata dai portoghesi e prende il nome di Mogador. Questa fu forse l'epoca più fiorente per il commercio.



Successivamente si trasformò in una base navale grazie ai lavori portati avanti dal sultano dell'epoca, e affidati a Theodore Cornut, un allievo di Vauban, l'ingegnere militare del Re Sole. Con la costruzione di una cittadella fortificata per proteggere la cittadella commerciale, l'architetto francese diede a Essaouira l'aspetto tipico che oggi la caratterizza e che è all'origine del suo nome: "Al Souirah", cioè "la ben disegnata".

Il centro storico originale di Essaouira è protetto da dei bastioni immensi. Mi ha ricordato molto Saint-Malo, e non a caso.



La medina è caratterizzata da colori molto particolari, azzurro blu su fondo bianco. Quando si cammina sulle alte mura dei bastioni ci si ritrova in un altro mondo, lontano dalle atmosfere delle altre città marocchine che avevamo visto la settimana precedente.



Essaouira è anche un porto di pesca, al quale si accede dalla Porta della Marina, di fianco alla Skala del Porto. Si può mangiare il pescato direttamente sul posto, perché ci sono dei tavoli allestiti lì all’aperto...



Il monumento principale di Essaouira, destinato alla difesa della città, è la Skala de la Ville, il forte sul mare costruito sulla scogliera. Qui si possono ammirare cannoni allineati verso l'oceano e l'Ile de Mogador, che oggi ospita riserve ornitologiche. Il tempo sembra essersi fermato e sembra di tornare indietro nei secoli.
Ammirare il tramonto da qui è davvero uno spettacolo. Qui Orson Welles girò le sequenze iniziali del suo film "Otello" all'inizio degli anni Cinquanta. E qui sono state ambientate anche alcune scene della terza stagione di "Game of Thrones".



Al pianterreno di queste spettacolari batterie, delle cantine, che una volta erano usate per immagazzinare le munizioni, ospitano oggi innumerevoli botteghe di pittori, ebanisti, e atelier con vari oggetti artigianali.



Gli artisti europei e americani hanno un rapporto privilegiato con Essaouira.
Negli anni Sessanta del Novecento, la cittadina fu frequentata da hippy, fricchettoni e artisti vari: Jimi Hendrix visse in un villaggio poco distante per un breve periodo, e vi passarono anche i Rolling Stones, Leonard Cohen, Cat Stevens e Frank Zappa. Così, per dire.



Ma parliamo un attimo di un altro elemento fortemente caratterizzante di Essaouira. Il vento.
Non sto scherzando. Nonostante fossimo in pieno agosto, e intorno a noi ci fossero tutti i canonici 40° gradi che ti aspetti in Marocco in quel periodo, la spiaggia di Essaouira era battuta da venti sferzanti e gelidi. Ci siamo azzardate forse il primo giorno a bagnare un alluce nell'oceano, dopo di che ce ne siamo state belle rintanate intorno alla piscina del nostro riad e non ci abbiamo più riprovato. Peccato, perché la spiaggia è bellissima e molto estesa.



Si tratta dei venti alisei, che soffiano tutto l'anno, e che danno a Essaouira un clima unico. D'estate, durante il giorno, i venti rinfrescano l'aria e spariscono nei vicoli della vecchia città. Non per niente è stato coniato lo slogan "The windy city, Afrika", indirizzato al target degli appassionati di windsurf, che in effetti frequentano molto Essaouira per praticare il loro sport.


lunedì 26 giugno 2017

il borgo medievale di torino


Lungo le sponde del Po a Torino, all'interno del Parco del Valentino, si trova il Borgo Medievale. Nonostante il suo nome, il borgo è un falso storico, dato che non ha nemmeno 150 anni.

Il Borgo Medievale nacque nel 1884 come sezione di arte antica della 3a Esposizione Generale Italiana: rassegna del sapere, dell'industria e dello sviluppo economico nazionale. Il progetto si inseriva nel filone delle iniziative pedagogiche delle grandi esposizioni universali. In particolare,   a Torino si era pensato di realizzare qualcosa di simile a quanto fatto a Parigi alcuni anni prima, dove erano stati costruiti edifici tipici di ciascuno dei paesi presenti all'evento.

Ingresso del borgo medievale


L'idea iniziale prevedeva quindi la costruzione di diversi corpi di fabbrica che mostrassero lo svolgimento delle arti figurative in Italia dal X al XVII secolo, in modo che i visitatori avessero un colpo d'occhio su tutti gli stili dominanti dal Medioevo in poi.

Ma il progetto venne giudicato troppo costoso, e così si concentrò soltanto su un secolo e su una sola regione: in particolare si diede corpo all'idea del vilaggio piemontese quattrocentesco, sormontato da una rocca.
Dietro la direzione degli architetti Vittorio Avondo e Alfredo d'Andrade, in circa 16 mesi gli edifici furono costruiti.


Nel villaggio ritroviamo la maestosa porta d'entrata, la palizzata, il fosso, il ponte e la cinta. All'interno si hanno l'albergo/ospedale dei pellegrini, il forno, la fontana, le case più o meno ricche, la torre signorile, i portici, le botteghe, i balconi, i ballatoi, il cortile, la chiesa, l'osteria, e infine la Rocca.


Il borgo è una sintesi perfetta di una grande quantità di studi e di ricerche condotti su numerosi edifici di epoca medievale in Piemonte e Valle d'Aosta. Ogni particolare degli edifici, degli arredi e degli oggetti in vendita nelle botteghe fu ricostruito sulla base di originali esistenti e documentati. D'Andrade effettuò un vastissimo lavoro di studio e rilievo del patrimonio, disegnando e fotografando edifici, decorazioni e arredi.


Così la torre di Oglianico e gli affreschi della porta di Malgrà vennero "fusi" nella torre di ingresso al Borgo. La casa che riproduce un'abitazione medievale di Bussoleno mostra su un lato un affresco di una casa di Lagnasco che venne distrutto all'inizio del secolo scorso. Le facciate delle chiese di Verzuolo e Ciriè si ritrovano sintetizzate nella piccola chiesa del Borgo.

Si individuano poi alcune differenze rispetto ai disegni originali nella casa di Pinerolo, nella torre di Avigliana, nelle case di Mondovì, Malgrà e Ozegna che si affacciano sulla piazza antistante la Rocca.


La fontana con l'albero di melograno antistante la Rocca riproduce fedelmente quella del castello valdostano di Issogne, mentre il cortile e lo scalone della Rocca stessa sono copie di quelli del castello di Fenis.

Ogni cosa in quest'insieme è un particolare vero, e uniti formano una raccolta di esempi tratti dai momenti più noti e meno noti del Piemonte, una colorata scenografia fatta di scorci prospettivi vari, ma sempre armonici fra loro.
Percorrendo il borgo, ora completato dai giardini e dall'orto, si vede ciò che avrebbe potuto vedere un uomo del Quattrocento.


Il Borgo e la Rocca sono espressioni della cultura ottocentesca delle grandi esposizioni universali, però non sono semplici copie, bensì adattamenti basati sia su uno studio dettagliato, ma anche su una profonda conoscenza di tecniche, forme, leggi strutturali e decorazioni del 15°esimo secolo piemontese.


Il successo del Borgo fu tale che, al termine dell'esposizione, la struttura non venne abbattuta (com'era invece nelle intenzioni originali). La Città di Torino acquistò l'opera e la affidò alla direzione dei musei civici, per trasformarla in museo e renderla ancora utilizzabile.
Un po' come è successo per la Tour Eiffel a Parigi, che ha finito per diventare il simbolo della città, qui a Torino il Borgo è stato risparmiato dalla distruzione, ed è diventato un patrimonio vivo, che i torinesi frequentano e a cui sono molto affezionati.
(Purtroppo sembra che l'attuale giunta civica voglia venderlo a privati, per recuperare soldi, ma questo è un altro discorso...)


Al Borgo si svolgono spesso eventi e attività, sia per bambini sia per adulti.

L'anno scorso addirittura, in un fine settimana, Sky ha usato il Borgo come location per lanciare la nuova stagione della serie televisiva del Trono di Spade. In quel weekend le viuzze si sono riempite di cosplay vestiti a tema, di cavalieri in armatura, di falconieri e di guerrieri con cani lupo al seguito: è stato un po' bizzarro, ma divertente.


martedì 28 marzo 2017

chenonceau: il castello delle dame


Le cittadine francesi disseminate lungo la Loira custodiscono alcuni castelli meravigliosi, che rappresentano la meta di numerosi itinerari turistici.
Le rive della Valle della Loira conobbero il loro periodo d'oro dal Quattrocento al Seicento, da Carlo VII che vi stabilì la capitale, a Luigi XIV che la riportò ai fasti di Parigi. In mezzo ci fu un periodo in cui i sovrani francesi, grandi signori e ministri costruirono e acquistarono molteplici castelli nell'area.


Fu un intendente delle Finanze del re Francesco I, Thomas Bohier, a far sorgere quell'autentico gioiello che è il castello di Chenonceau, affacciato sullo Cher come un diamante su uno specchio che lo riflette.
Lo chiamano "castello delle dame", un po' per la grazia femminile dell'insieme, ma soprattutto perché nella sua storia la presenza femminile rappresenta un filo rosso continuo.


Fu una giovane donna, la moglie di Bohier, a seguire con cura i lavori di costruzione - il cui gusto riflette l'ispirazione rinascimentale italiana del periodo - mentre il marito era impegnato nelle campagne in Italia.

Il castello venne poi regalato nel 1547 dal re Enrico II alla sua favorita, Diana di Poitiers, che lo arricchì di vigne, giardini e campi coltivati, e lo prolungò con un ponte a cavallo dello Cher per romperne l'isolamento.
Ma quando il re rimase ucciso durante un torneo nel 1559, la vedova Caterina de' Medici sottrasse il castello all'eterna rivale e lo riportò fra le proprietà della Corona, trasformandolo in sua residenza e organizzandovi sontuose feste. Caterina vi trascorse diverso tempo in qualità di reggente, e fece sormontare il ponte da una galleria che oggi costituisce uno degli ambienti più visitati del castello.


Nei decenni successivi Chenonceau passò a svariati figli reali legittimati.
Durante il Settecento, Louise Dupin tenne nel castello un salotto filosofico, a cui partecipavano personaggi come Montesquieu, Voltaire e Rousseau.
Oggi la tenuta è di proprietà della famiglia Menier, industriali francesi del cioccolato.


Alcune fotografie del castello e del parco di Chenonceau.

Oltre al delizioso castello, a Chenonceau c'è anche un vasto e curato parco di circa 70 ettari, nel quale si può passeggiare e trascorrere un po' di tempo in tranquillità.
Nella parte più vicina al fiume e alla costruzione principale, si ritrovano i due giardini alla francese voluti dalle due "rivali". A sinistra il giardino di Diana di Poitiers, su terrazze sopraelevate, con otto grandi triangoli di prato, aiuole e una fontana centrale. Sulla destra il giardino voluto da Caterina de' Medici, più piccolo e intimo, con cinque pannelli verdi raggruppati intorno a un bacino circolare, il tutto circondato da cespugli, rose e lavanda.



Oltre a questi, nel parco è presente una fattoria del XVI secolo con le scuderie, un orto accessibile al pubblico (dove vengono coltivati fiori, rose, verdure e frutta), delle serre, un ampio boschetto e un labirinto di piante di tasso.

giovedì 12 gennaio 2017

il dinosauro dippy va in tour


Al Natural History Museum di Londra è in corso un radicale intervento sulla sala di ingresso principale, la Hintze Hall. Dippy, lo scheletro di dinosauro (in gesso) conosciuto da tutti i visitatori del museo, abbandonerà la sala dopo quasi 120 anni.

Al posto di Dippy verrà collocato lo scheletro (vero) di una balena azzurra, lungo più di 25 metri e pesante circa 4 tonnellate e mezza. La balena non è una new entry vera e propria, poiché era già esposta nel Natural History Museum, nell'ala dedicata agli animali marini. Venne trovata spiaggiata nel 1891 sulle coste irlandesi, e al momento non si sa ancora quale nomignolo le verrà dato.

Invece Dippy è una riproduzione fedele dello scheletro di diplodoco (una particolare specie di dinosauro) scoperto  nel 1898 nel parco di Yellowstone, negli Stati Uniti.


Venne esposto a partire dal 1905, e dal 1949 collocato nel prestigioso posto della Hintze Hall. Nel corso di un secolo è diventato una vera e propria mascotte per tutti i bambini (e non solo) che hanno visitato il museo.
Spostarlo non sarà una passeggiata. Lungo 21 metri e alto 4,25 metri, composto da 292 ossa, Dippy verrà smantellato pezzo a pezzo e impacchettato in dodici scatoloni. Ci vorrà circa un mese affinché il team dedicato a questo lavoro lo porti a termine.



Ma poi che fine farà Dippy? Dal 2018 al 2020 girerà il Regno Unito facendo diverse tappe espositive. Una volta terminato il tour, tornerà nel museo londinese, dove verrà studiata per lui una diversa collocazione. O magari tornerà nel suo posto d'onore, chissa?

Le tappe previste sono le seguenti:

- Febbraio - Maggio 2018: Dorset County Museum, Dorchester
- Maggio - Settembre 2018: Birmingham Museum and Art Gallery (UK)
- Settembre 2018 - Gennaio 2019: Ulster Museum, Belfast
- Gennaio - Maggio 2019: Kelvingrove Art Gallery & Museum, Glasgow
- Maggio - Ottobre 2019: Great North Museum: Hancock, Newcastle
- Ottobre 2019 - Gennaio 2020: The National Assembly for Wales, Cardiff
- Febbraio - Giugno 2020: Number One Riverside, Rochdale (Rochdale Borough Council)
- Giugno - Ottobre 2020: Norwich Cathedral



Per cui dal 5 gennaio sino a quest'estate la Hintze Hall verrà chiusa, per consentire lo smontaggio di Dippy e predisporre il nuovo allestimento. Per i visitatori, invece che da qui, gli ingressi al museo avverranno soltanto da Queen's Gate oppure da Exhibition Road.

E' davvero un peccato, soprattutto se avete in programma una visita a Londra in questa prima parte dell'anno, e non avete mai visitato il Natural History Museum.
Io ci sono stata un'unica volta (una visita veloce perché non avevo molto tempo), ma ricordo bene che la Hintze Hall è davvero stupefacente, una vera e propria cattedrale dedicata alle scienze naturali, un piccolo grande gioiello di architettura. Il fatto che resti chiusa per diversi mesi priva davvero i visitatori di una parte importante della visita.
Beh, meno male che hanno stabilito un termine indicativo per la riapertura, e trattandosi di un museo inglese e non di uno italiano, dovrebbe essere rispettato senza troppi ritardi.

venerdì 2 ottobre 2015

le case cubo di rotterdam/2

Rotterdam è stata una città duramente colpita dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Buona parte del centro venne rasa al suolo, e nel dopoguerra si procedette lentamente alla sua ricostruzione.


Questo ha significato che nella seconda metà dello scorso secolo la città è stata un perfetto canovaccio sul quale diversi architetti si sono sbizzarriti. Uno degli aspetti che infatti colpiscono di più il visitatore, oltre all'enorme porto, è l'architettura estremamente moderna dei palazzoni del centro e dei ponti. E il lavoro di ricostruzione prosegue tutt'oggi costantemente, tanto che ritornando a Rotterdam dopo alcuni anni si viene accolti da nuove costruzioni avveniristiche.


In mezzo a tanti palazzoni e opere risaltano in modo particolare le originalissime case cubo di Piet Blom, realizzate negli anni Ottanta. Si affacciano sull'Oudehaven, un'ansa raccolta del vecchio porto in pieno centro, con il loro giallo intenso che le fa assomigliare a tanti favi di un alveare.
Questo complesso di edifici a cubo comprende abitazioni, alcuni negozi, aule di scuola, spazi di passaggio, e addirittura un ostello.

Una casa cubo in particolare è aperta al pubblico, e rappresenta una sorta di museo grazie alla quale si comprende meglio l'utilizzo degli spazi all'interno. La casa-cubo standard è ripartita su tre piani.
Il piano inferiore, dove si entra, rappresenta la zona soggiorno e in un angolo è collocata la cucina; al piano intermedio - quello più largo - c'è una camera da letto, uno spazio studio e un piccolo bagno; al piano superiore c'è un ulteriore spazio living (l'attico!).
Ovviamente in ciascun piano bisogna anche tenere conto dello spazio occupato dalla scala!



Senza visitare la casa-museo non si riesce a rendersi conto fino in fondo di quanto ogni centimetro cubico sia sfruttato a fini abitativi.
Non avrei mai pensato che fosse possibile recuperare tutto quello spazio al loro interno. E nemmeno che questi enormi cubi potessero essere davvero funzionali e ci si potesse realmente abitare, ma entrandoci ti rendi conto che invece è così.
Certo, bisogna farsi fare tutti i mobili su misura, non bisogna avere problemi di deambulazione (persone anziane, disabili o con bimbi piccoli non sarebbero esattamente gli inquilini ideali), ma per una persona "media" va bene.