martedì 28 dicembre 2010

una donna a berlino

Non conoscevo questo libro. Non ne avevo mai sentito parlare sino a quando non ne ho letto sul blog della Francy, che si riferiva all'edizione inglese. Ma ho scoperto che il libro è stato pubblicato anche in italiano (Einaudi, 2004), e sebbene al momento non sia disponibile a catalogo, sono riuscita a trovarlo abbastanza facilmente in biblioteca.
Il diario dell'anonima trentenne berlinese, steso nei giorni terribili fra il 20 aprile e il 22 giugno 1945, costituisce una delle rare testimonianze tedesche sugli ultimi drammatici mesi di guerra e sul crollo finale del nazismo. Pubblicato prima in inglese, negli Stati Uniti nel 1954 e in Inghilterra l'anno successivo, quindi tradotto in gran parte dell'Europa (nel 1957 si ebbe la traduzione italiana per Mondadori) e in Giappone, solo nel 1959 apparve in lingua originale, grazie a una piccola casa editrice svizzera. In Germania, come ricorda Enzensberger nell'introduzione scritta appositamente per questa nuova edizione italiana, il diario fu accolto con infastiditi silenzi quando non con vera e propria ostilità, tanto che l'autrice, una giovane giornalista, si oppose in seguito a ulteriori ripubblicazioni nel proprio paese, sin quando lei fosse stata in vita (l'autrice è morta nel 2001).
Le pagine del diario raccontavano infatti, senza alcun cedimento al vittimismo, il crollo improvviso di un'identità collettiva e il persistere, pur nel crollo, tanto di antichi pregiudizi quanto dei più recenti temi della propaganda nazista, primo fra tutti il sentimento antirusso.

Atroce. L'ho trovato atroce, ma nel senso che non riuscivo a staccarmi da queste pagine e ho finito di leggerle tutte in un giorno e mezzo. Un lucido e consapevole diario di due mesi di vita, di sopravvivenza a cavallo dell'occupazione di Berlino da parte dei russi vincitori. I giorni che noi italiani siamo abituati a pensare come quelli della "Liberazione", per i tedeschi sono stati vissuti diversamente. E dalle donne tedesche in particolare, anch'esse eterne vittime dei vincitori di una guerra.
Ciò che in tempo di pace viene giustamente considerato un crimine orrendo contro un'altra persona, in tempo di guerra viene quasi visto come "normale" diritto di un soldato vincitore. La donna appartenente alla popolazione vinta non è più vista come una persona ma come una cosa "di": la donna "del" nemico, la donna "del" vinto, la donna "del" perdente, e come tale trattata, come un oggetto di proprietà che adesso si può usare a proprio piacimento, vero e proprio bottino di guerra. Rispetto per un altro essere umano, kaputt!
L'autrice non si lamenta, registra appena le è possibile ciò che sta avvenendo, ma lo fa senza vittimismi, senza lamentarsi, senza sopportarlo passivamente. "Vomitare" su carta ciò che le succede serve per riuscire a lasciarselo alle spalle, per uscirne "sana" - per quanto ciò sia possibile.
Il suo livello culturale la porta anche a considerare e giudicare in maniera critica e distaccata le "relazioni" con l'altro sesso dei soldati e degli stessi ufficiali russi.
Un libro forte, che senza essere urlato né fragoroso ti dà un bel pugno nello stomaco...

venerdì 24 dicembre 2010

mercoledì 22 dicembre 2010

uova e libri

Oggi a Torino gli studenti che protestavano contro la riforma universitaria hanno lanciato uova contro la libreria Mondadori in centro. Vabbè che il gruppo editoriale è di proprietà di "quello là", ma mi sembra che questa casa editrice pubblichi (oggi come oggi) tutta una serie di autori abbastanza assortiti, non necessariamente soltanto ciò che è in linea col padrone (meno male!), e naturalmente la povera libreria vende volumi provenienti da tutte le varie case editrici in circolazione.
Sentire che proprio degli studenti tirano uova contro una libreria per me è terribile, davvero un'eresia! Brutta cosa...

martedì 21 dicembre 2010

regali riciclati

E' tradizione ormai consolidata da molti anni quella di ritrovarsi col vecchio gruppone degli amici per il Natale riciclone (o anche detto "dei poveri"). Nel corso degli anni i vari amici si sono - alcuni - disseminati in giro per l'Europa, per motivi di lavoro, oppure si sono - altri - sposati e sistemati, e adesso hanno bimbi piccoli al seguito.
Sino ad ora però si è sempre fatto il possibile per ripetere questa "tradizione", e anche quest'anno ce l'abbiamo fatta (anche se ovviamente il numero dei partecipanti non è più quello degli anni d'oro). E così anche ieri sera l'evento ha avuto luogo.

Si chiama Natale riciclone, o dei poveri, perché ciascuno dei partecipanti è tenuto a portare due regali: uno dev'essere qualcosa di riciclato e di cui ci si vuole liberare (e in questo filone ci sono coloro che cercano di portare cose il più kitsch/pacchiane possibili), l'altro invece dev'essere qualcosa che costa poco, obbligatoriamente meno di un euro e mezzo, ma che sia decente e utilizzabile.
Ogni oggettino viene contrassegnato con un numero, e poi mediante una pesca casuale di una seconda serie di numerelli di carta, ciascuno ottiene sia un riciclone sia un regalo da 1 euro e mezzo.

A fine serata, solitamente, votiamo una classifica del riciclone migliore... o peggiore (a seconda di come lo si vuole considerare). Quest'anno il podio se lo sono conteso quattro oggetti: una bottiglia di vetro contenente semini colorati, mais e fagioli; un vaso a forma di anfora; una tovaglietta del ristorante cinese e una lampadina con un topo in una vasca da bagno. Il vincitore è stato quest'ultimo ameno oggettino, che ho avuto l'indubbio piacere di aggiudicarmi. Proprio io, sì sì... ho avuto proprio fortuna :)

lunedì 13 dicembre 2010

un regno inaccessibile

Oggi sono passata alla Biblioteca Nazionale per prendere un libro in pausa pranzo. Tanto è a due passi dall'ufficio.
Accidenti, non mi ricordavo più che era una roba così allucinante. Lascia la borsa nell'armadietto, portando con te tutto quello che ti possono fregare, documenti, portafoglio, chiavi della macchina, cellulare... meno male che il cappotto ha due ampie tasche. Passa al bancone dove registrano la tua entrata (ecco, qui ricordo che dieci anni fa mi davano un foglietto, adesso non serve più, si sono evoluti). Vai al secondo piano alla sala di distribuzione, dove compili il mitico vecchio foglietto Mod. 18 dell'ormai inesistente "Ministero per i beni culturali e ambientali" (che da oltre 10 anni non si chiama più così) - ah, quanti ricordi, e quanti ne ho compilati quando stavo preparando la tesi - certe cose restano davvero immutabili nel tempo, come i papiri! XD
Poi aspetti in media un buon quarto d'ora prima che il tipo ti chiami e ti consegni il libro. Poi vai a un altro bancone e aspetti altri buoni cinque minuti prima che la tizia completi la procedura del prestito, mentre parla amabilmente dei fatti suoi con un altro collega. Ritorni al bancone dove il tipo ti ha consegnato il libro, anche perché dopo tanto tempo non ti ricordi più bene tutti i passaggi dei vari timbri e fogliettini, e magari negli anni hanno cambiato qualcosa, per cui domandi se lui deve ancora fare qualcosa, e infatti ti mette un timbro sul foglio di uscita che la signora del prestito ha inserito nel libro.
Felice per aver (presumibilmente) terminato la procedura, scendi e ti appresti a uscire, dirigendoti verso il gabbiotto dove hai lasciato la borsa, quando un'altra tipa in una guardiola ti urla dietro "signorina, deve passare in sala registrazione!", dove finalmente segnano che tu e il libro che hai preso in prestito state per uscire dall'edificio...
Misericordia! Mi ricordavo vagamente che la Biblioteca Nazionale e la Civica Centrale erano un insieme di regole e procedure barbose e macchinose, ma non ne avevo più un ricordo così preciso. Intanto tutta la mia pausa pranzo se n'è andata: quasi un'ora per prendere un semplice libro!

venerdì 10 dicembre 2010

sfogo di un'appiedata

Oggi sarebbe dovuto esserci uno sciopero nazionale dei trasporti pubblici, ma il ministro l'ha spostato a data da destinarsi.
Però a Torino l'hanno dovuto fare lo stesso. Noi siamo alternativi...
Non uno sciopero nazionale ma uno sciopero locale della GTT (Gruppo Torinese Trasporti) di quattro ore. E naturalmente sempre nelle solite ore in cui rompono le pive alla gente che deve tornare a casa dal lavoro. Ora, il discorso delle fasce orarie di garanzia qui a Torino non ce l'hanno assolutamente chiaro, perché TUTTE le sante volte che c'è sciopero, si tratti di otto come di quattro ore, 'sti qua continuano ad erogare il servizio soltanto in orari tipo dalle 12 alle 15, che vanno bene forse agli studenti, ma sicuramente non ai lavoratori. (E si badi bene che anche quest'estate, quando le scuole erano chiuse, in caso di sciopero la GTT ha sempre continuato a garantire solo 'sti orari assurdi).
Peccato che, in caso di sciopero nazionale, sui quotidiani nazionali leggo sempre che nelle altre grandi città le fasce orarie sono sempre differenti, e SEMPRE strutturate meglio di quelle torinesi, in modo da generare meno disagi possibili per gli "altri" lavoratori. Eh già, perché anche noi poveri sfigati che prendiamo il mezzo pubblico siamo lavoratori, e magari anche noi avremmo da lamentarci e magari siamo anche più appesi a un filo di questi dipendenti delle aziende di trasporto pubblico.

Inoltre mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse un'altra cosa, perché non mi è davvero chiara. Immagino che lo sciopero (dato che riguarda il contratto di lavoro della categoria) venga fatto contro l'azienda. Vale a dire, i lavoratori vorrebbero che le loro ore di sciopero nuocessero alla loro azienda.
Ma scioperare negli orari serali di rientro dei pendolari mi sembra darsi la zappa sui piedi, in quanto almeno il 90% degli utenti (in queste fasce orarie) è costituito da pendolari, gente che prende i mezzi tutti i giorni e pertanto è dotata di abbonamento, pagato interamente in anticipo. I soldi delle corse l'azienda di trasporto li ha già presi, così come i vari contributi regionali etc... In caso di sciopero la GTT risparmia i soldi degli stipendi degli scioperanti, quindi riduce i suoi costi, a parità di ricavi già ottenuti. A me sembra che più che recare danno all'azienda, lo sciopero dei lavoratori per la GTT rappresenti invece un vantaggio.
(Se mi sfugge qualche meccanismo e qualcuno ne sa più di me, chiaritemi pure le idee: ogni spiegazione sarà la benvenuta).

giovedì 9 dicembre 2010

sorprese tecnologiche

Appena tornato da pranzo, un mio collega ci ha raccontato cosa gli era appena successo. E' un episodio degno di un film comico.
Due brevi ma doverose premesse. Prima cosa: la moglie gli aveva reso ben chiaro - con messaggi più o meno subliminali - quale sarebbe stato il regalo di Natale che le sarebbe piaciuto molto... Seconda cosa: da qualche giorno il mio collega aveva riportato il proprio Bancomat in agenzia per richiederne la sostituzione, perché il tesserino si era rovinato. Dovendo pagare anche l'assicurazione, stamattina aveva preso il bancomat della moglie (il loro conto corrente è in comune).In pausa pranzo ha deciso di andare da Swarovski per comprare uno dei pendenti che la moglie desiderava: tutto bene, in negozio non c'era coda, gli hanno fatto un bel pacchettino, lui ha pagato con il bancomat... Soddisfatto come una Pasqua - per aver risolto il problemone del regalo di Natale per la consorte già il 9 dicembre - se ne torna in ufficio, e quando sente la moglie al telefono cosa gli dice lei? Che una mezzoretta prima era arrivato un SMS di notifica, per un importo x, dal negozio Swarovski di via Tal dei Tali.
Povero collega! Un po' stordito... Non si era ricordato della funzionalità di notifica automatica attivata sul conto... e così la sorpresa è sfumata! Sua moglie aveva le lacrime agli occhi talmente stava ridendo quando glielo ha detto per telefono...

mercoledì 8 dicembre 2010

letture serie

Mario Calabresi, Spingendo la notte più in là
La foto sulla copertina ritrae una scena felice: una donna sorridente seduta insieme a tre bambini in un prato di montagna. Sembra una scena familiare, anch'io possiedo fotografie simili a questa fra le vecchie foto di famiglia, eppure in questa c'è qualcosa di diverso, poiché questa è la famiglia Calabresi. Il bambino con la maglietta gialla si chiama Mario.

Mario Calabresi è il direttore del quotidiano La Stampa, ma è anche il figlio del commissario Luigi Calabresi, ucciso nel maggio 1972.
In questo libriccino dà voce alle famiglie dei caduti del terrorismo, mogli e figli troppo spesso poco considerati dalle istituzioni e dalla società, che sembrano sempre meglio disposti nei confronti dei carnefici che non delle vittime, soprattutto nel lungo termine. Molto più efficaci di qualsiasi parola di commento che potrei scrivere io, penso che siano significativi alcuni estratti che mi limito a riportare qui sotto:

"I brigatisti si portano dietro un'aura di persone impegnate, di combattenti, invece erano dei poveretti che facevano la lotta armata per riscattare delle vite senza prospettive, gente povera di idee e di spirito. [...]
I terroristi non sono stati sconfessati come assassini ma troppo spesso descritti come dei perdenti, persone che hanno fatto una battaglia ideale ma non sono riusciti a vincere. In questo modo però sono loro a diventare dei modelli. E le inchieste dimostrano [...] che ci sono ancora messaggi capaci di passare alle nuove generazioni..."

"Nulla [...] può essere preteso. Ci sono però sensibilità, attenzioni, gesti che possono aiutare a ridurre i dolori, ad accettarli. Non bisogna dimenticare che la maggior parte delle persone uccise negli Anni di piombo lavorava per lo Stato e ha pagato con la vita per questo. Invece il Paese sembra attraversato da un analfabetismo di sensibilità."

"La disparità di trattamento tra chi uccise e chi venne ucciso è irreparabile, continua negli anni aggravata dal fatto che chi allora uccise scrive memorie, viene intervistato dalla tivù, partecipa a qualche film, occupa posti di responsabilità, mentre alla vedova di un appuntato nessuno va a chiedere come vive da allora senza marito, se ci sono figli che hanno avuto un'infanzia da orfani, se il tempo trascorso ha chiuso le ferite, il rimpianto, il dolore.
Uccisi perché? Per il sogno di un gruppo di esaltati che giocavano a fare la rivoluzione, si illudevano di essere spiriti eletti, anime belle votate a una nobile utopia senza rendersi conto che i veri 'figli del popolo', come li chiamava Pasolini, stavano dall'altra parte, erano i bersagli della loro stupida follia."

"La strage di piazza Fontana [...] sarebbe ora di consegnarla alla storia, insieme a tutta la stagione di sangue che nacque quel pomeriggio. Di voltare pagina, di parlare di quegli anni con più serenità, di capire cosa è successo e perché. Ma non sembra ancora possibile, in quanto troppe verità mancano, troppe responsabilità non sono state accertate, molti attendono ancora giustizia e il dibattito resta inquinato dalle convenienze e dalle autodifese, anche quelle generazionali. [...]
Penso che voltare pagina si possa e si debba fare, ma la prima cosa da ricordare è che ogni pagina ha due facciate e non ci si può preoccupare di leggerne una sola, quella dei terroristi o degli stragisti, bisogna preoccuparsi innanzitutto dell'altra: farsi carico delle vittime.
Chi ancora viaggia per l'Italia a chiedere perché e da chi venne uccisa la donna che amava, come Manlio Milani, sopravissuto alla strage di piazza della Loggia a Brescia, può accettare di voltare pagina?
Chi attende ancora i risarcimenti dallo Stato.
Chi aspetta che gli vengano pagate le cure per le ferite che si porta addosso da decenni.
Chi ha la sensazione che gli si nascondano i particolari di quel giorno, che si coprano responsabilità e connivenze.
Chi vede gli assassini di un padre, un fratello, un figlio, una moglie o un marito parlare nelle università, in televisione, ai convegni.
Da chi si sente dimenticato, messo da parte, perdente, come si può pretendere serenità di giudizio? Come si può chiedere il coraggio della clemenza?"

"Pagata la pena si è liberi, ma non sono finite le responsabilità."

"La reclusione dei condannati non ci ha mai restituito nulla, non è mai stata di consolazione. Contano di più le sentenze, l'impegno dello Stato a cercare la verità, a dare giustizia."


Corrado Augias, I segreti del Vaticano
Il termine "Vaticano" evoca immediatamente l'immagine dell'immensa piazza antistante la basilica di San Pietro e il monumentale colonnato che l'abbraccia. Tra i fedeli cattolici evoca anche la finestra da cui il papa benedice la folla festante. Ma il Vaticano è molto di più. Stato di diritto tra i più piccoli al mondo, minuscola città dentro la vasta città di Roma, di cui ha condiviso le vicissitudini e di cui costituisce "l'altra faccia", ha una lunghissima storia, ricca di chiaroscuri e di personaggi più o meno limpidi. E insieme a incredibili tesori artistici, custodisce nei suoi palazzi molti segreti legati a vicende antiche, recenti e contemporanee.

Dopo aver raccontato i segreti di Parigi, New York, Londra e Roma, Corrado Augias rivolge ora la sua attenzione a quelli, quasi impenetrabili e gelosamente serbati, della Santa Sede. Anche qui le pietre parlano, ma più rivelatrici ancora sono le storie di coloro che, nel corso dei secoli, hanno abitato questi palazzi.
Si inizia con Nerone e i primi cristiani sullo sfondo della Roma imperiale per passare poi a Costantino: la sua famosa e apocrifa donazione al papa ha per secoli rappresentato l'atto di nascita del potere temporale della Chiesa. La galleria dei personaggi è ricchissima. Oltre a templari, gesuiti, inquisitori e membri della potente Opus Dei, ci sono, naturalmente, i papi, dall'umile Celestino V all'arrogante Bonifacio VIII, dal discusso Pio XII al mite ma rivoluzionario Giovanni Paolo I.
E con loro gli artisti, ingaggiati per testimoniare, più che la gloria del Creatore, quella del committente: da Bernini e Borromini, rivali e diversi in tutto, a Michelangelo. Non mancano figure più pittoresche: Marozia, concubina papale forse all'origine della leggenda medievale della papessa, l'irrequieta e anticonformista regina Cristina, luterana, che lascia il trono di Svezia per trasferirsi a Roma.
Fra le storie più recenti, Augias ricostruisce quella delle morti del colonnello delle guardie svizzere, di sua moglie e di un vicecaporale nel 1998, quella della misteriosa scomparsa di Emanuela Orlandi e lo scandalo dello IOR.

Un tratto sembra legare, agli occhi dell'autore, tutte queste vicende, le più antiche e le più recenti: la commistione fra cielo e terra, fra spiritualità e potere temporale, e il prezzo altissimo che la Chiesa cattolica, unica religione fattasi Stato, ha pagato e paga nel tentativo di conciliare due realtà difficilmente compatibili.

Nell'appendice al libro Augias puntualizza alcune distinzioni che spesso non sono così chiare.
Lo stato della Città del Vaticano è un'entità sovrana titolare di soggettività internazionale, uno Stato indipendente: ha un territorio, può battere moneta, emanare leggi, ha una bandiera, un inno, una lingua eccetera.
La Santa Sede invece è un'entità diversa, una persona morale di diritto pubblico che esercita la sovranità sul Vaticano attraverso la figura del Pontefice, in pratica la si può vedere come se fosse una monarchia elettiva non ereditaria.
E poi c'è la Chiesa cattolica, vale a dire che la confessione cristiana che si riconosce nell'autorità papale e nel suo insegnamento, e di cui fanno parte tutti i cristiani battezzati.
Spesso si tende a fare confusione fra queste tre entità, e l'errore è facilitato dall'ambiguità stessa della Chiesa, che mescola dottrina e affari terreni, spiritualità e politica.

Marta Boneschi, Di testa loro
In epoca di veline, escort e ministre da calendario, leggere di donne italiane che, nel corso del Novecento, hanno raggiunto obiettivi importanti deviando da quello che era il destino "convenzionale" di una donna, è un po' come una boccata di aria fresca. La Boneschi ha scritto diversi libri di storia del costume italiano degli anni '50 e '60, con approfondimenti soprattutto sulla condizione femminile.

In questo libro riporta le storie di 10 donne che, ciascuna a modo proprio, grazie alla propria forza d'animo e alla propria ribellione alle regole della tradizione, è riuscita a ottenere dei grandi risultati.
Maria Montessori e Rita Levi Montalcini lottano ostinate per iscriversi alla facoltà di medicina, e ottengono grandi riconoscimenti soprattutto all'estero. Angela Merlin e Teresa Noce si oppongono strenuamente al fascismo e nel dopoguerra lottano per ottenere leggi che riconoscano i diritti delle donne. Franca Valeri, Alida Valli e Lucia Bosè si fanno strada con determinazione nel mondo dello spettacolo. Luisa Spagnoli, in un mondo di imprenditori tutti uomini, crea con il Bacio Perugina un cioccolatino immortale. Armida Barelli con energia battagliera organizza migliaia di giovani cattoliche. Franca Viola rifiuta di sposare il suo stupratore e lo porta in tribunale.

Ammetto che fra i 10 nomi scelti dall'autrice, secondo me le storie delle donne di spettacolo avrebbero forse potuto lasciar spazio alle biografie di altre donne, attive nella politica o nell'imprenditoria (ad esempio le storie di Bianca Guidetti Serra e Marisa Bellisario mi sarebbero interessate di più - tanto per fare due nomi tra centinaia possibili...) Una donna che diventa famosa come attrice o cantante è molto più comune di una che raggiunge posti di rilievo nella politica o nell'economia.
E' stata una piacevole scoperta, ad esempio, leggere la storia di Angela Merlin, che ormai nello stereotipo comune viene vista come la vecchia zitella moralista che fece chiudere i bordelli. In realtà la Merlin - che non era zitella bensì vedova - era una socialista di lungo corso che durante il fascismo visse anni in confino, fece parte del CNL e dell'Assemblea Costituente. Fu grazie a lei se nell'articolo 3 della Costituzione ("Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali") venne inserita esplicitamente la specificazione "di sesso".
La lotta contro le case chiuse prendeva l'avvio dalle richieste dell'ONU di cancellare questa forma di schiavitù, e dalla palese discriminazione delle prostitute, che all'epoca erano schedate e praticamente recluse, trattate come delle vere e proprie schiave prive degli elementari diritti civili di persone. L'intento della Merlin non era quello di abolire la prostituzione - consapevole che si sarebbe trattato di un obiettivo utopico - ma solo di abolire la schiavitù di alcune donne.

Altra storia, umana e politica, molto particolare, è quella di Teresa Noce, "brutta, povera e comunista", alla quale però le donne italiane possono dire grazie per le leggi che tutelano la maternità delle lavoratrici.

sabato 4 dicembre 2010

letture frivole

Sherrilyn Kenyon, L'abbraccio della notte
Nuovo libro della serie dei Dark Hunters, una serie scanzonata e divertente che mescola mitologia greca (ma anche celtica, mediorientale, etc...), storie di mannari e di pseudo-vampiri. Sembrerebbe un gran casino, ma la Kenyon riesce a dosare abilmente gli ingredienti.
L'ambientazione principale dei libri è New Orleans, dove gravita tutta una serie di personaggi pittoreschi e fuori di testa. Le storie dei primi titoli della serie (incluso questo) seguono lo schema di Lui Cacciatore Oscuro ed immortale che incontra Lei umana, i due si innamorano, ci sono dei cattivi più o meno potenti da combattere, alla fine Lei riesce a riottenere l'anima del Cacciatore, e poi tutti vissero felici o contenti. Ecco, questa ripetitività è forse l'unica pecca che mi sento di sottolineare... per il resto la lettura è agile e divertente.

In ogni titolo vengono introdotti nuovi personaggi, e molti di questi avranno narrata la loro storia in un libro futuro. Un personaggio molto intrigante è Acheron, il capo dei Dark Hunters, la cui storia viene accennata per gradi nel corso di ogni libro.

Christine Feehan, Il principe vampiro - Attrazione fatale
Ho terminato a fatica la lettura di questo libro, e la cosa è servita a rendermi inequivocabilmente chiaro che i libri della Feehan non incontrano i miei gusti e non ci spenderò mai più neanche mezzo centesimo. Già il primo libro della serie Ghostwalkers - della stessa autrice - non mi era assolutamente piaciuto (troppo barboso, con una trama inconsistente e infarcito di troppe scene di sesso gratuite).
Questo è il primo della serie Dark dedicata ai Carpathians, e purtroppo l'impressione che ne ho ricavato è stata pressoché la stessa - accompagnata in più da fastidio/antipatia nei confronti dei due protagonisti. E' una serie di cui avevo sentire parlare per anni (questo primo libro risale infatti al 1999), ma per vederla pubblicata in Italia son stati necessari secoli. Logico quindi che si fosse creata un minimo di aspettativa e di curiosità.

L'idea di base non è malaccio: i Carpaziani sono esseri immortali, son rimasti in circolazione quasi soltanto maschi, e costoro devono trovare la loro compagna per la vita se vogliono evitare di diventare vampiri assetati di sangue. Considerando che il libro è comparso anni prima dei vari Twilight & Co. potremmo definirla un'idea abbastanza originale.

Peccato però che questo barlume di originalità venga soffocato e spento da un personaggio maschile arrogante e maschilista all'ennesima potenza, da un personaggio femminile con la forza di volontà di un mollusco, da dialoghi mentali confusi e ripetitivi, e da scene di sesso onnipresenti fino alla noia (da pagina 300 in poi non ce l'ho più fatta e ho bypassato completamente tutte le scene di amplessi, limitandomi a leggere solo i pezzi che servivano a far proseguire la trama!).

martedì 23 novembre 2010

orgoglio e perdono

Josephine Sheehan ha 35 anni, un'avviata carriera da giornalista di necrologi, un cane un po' strano (un labradoodle) che adora, una famiglia strampalata e tre compagne di passeggiate con gli amici a quattro zampe. Ma le manca l'amore, quello vero, quello che ti cambia la vita. Senza più nulla da perdere, segue il suggerimento dell'anziana Gloria Needleman, incontrata per caso durante la stesura di un necrologio per l'anziano marito: preparare una lista con le caratteristiche dell'uomo dei sogni e aspettare che l'Universo la accontenti.
Così accade e il destino si materializza nel bellissimo e tenebroso Rick, proprietario di una catena di negozi per animali. Quando si dice colpo di fulmine... La passione la travolge, e un lieto fine tinto di rosa si profila davanti ai suoi occhi. Ma qualcosa nel passato di Rick minaccia la loro felicità. Un incidente d'auto, provocato dal ragazzo anni prima. Un padre e un desiderio di vendetta impossibile da placare. Saranno sufficienti la voglia di andare avanti e una promessa di felicità per rimettere in ordine i tasselli della vita di Josephine? Di certo non saranno i fantasmi del passato a farla desistere, ora che tutto ciò che desidera è vicino più che mai.

La storia è sufficientemente carina, adatta da leggersi in un grigio weekend autunnale; ci sono passaggi estremamente esilaranti (ad esempio l'episodio con il cane e il vibratore), un accenno di giallo/storia di vendetta legata al passato (con il personaggio "cattivo" che gradualmente viene mostrato - anche lui - sotto una luce più sofferente e umana), e un lieto fine d'obbligo.

Il personaggio maschile è uno che in gioventù era uno sciamannato di prima categoria, drogato, puttaniere, con un tatuaggio terribile, e che si è trasformato nell'uomo da sei milioni di dollari, benefattore dei derelitti e imprenditore di successo. E com'è che uno così, dopo sette anni di vita monacale autoimposta, accetta di uscire con una normalissima trent...enne, non bellissima, un po' imbranata e alquanto sfigata? Ehi, dov'è che se ne può trovare un altro così, 'che mi prenoto? No, perché anche se il passato sopra-descritto potrebbe farlo sembrare un personaggio odioso, alla fine il Rick del libro non è per nulla antipatico, anzi si presenta discretamente bene :)

Il libro è il primo di una trilogia che negli USA è già stata pubblicata tutta (anche se non ho capito perché ci siano soltanto 3 libri mentre le amiche del gruppo cinofilo di Josie sono in tutto quattro... mah...). Nonostante questo libro tutto sommato mi sia piaciuto, non credo però che leggerò i prossimi, se mai dovessero essere tradotti anche loro in italiano.

(Susan Donovan, Orgoglio e perdono, Leggere Editore)

lunedì 22 novembre 2010

la settima onda

Ho appena visto che è uscita la traduzione italiana del seguito di "Le ho mai raccontato del vento del Nord", di Daniel Glattauer. Sarà presto fra le mie manine, sì si...
Una considerazione, però: ma quanto è brutta questa copertina? La ragazza ritratta sembra un cadavere, accipicchia...
Daniel Glattauer,
La settima onda, Feltrinelli

Emmi e Leo: per chi ancora non li conosce, sono i protagonisti di un amore virtuale appassionante, che ha vissuto ogni sorta di emozione, a parte quella dell'incontro vero. Sì, perché dopo quasi due anni, Leo ha deciso di tagliare definitivamente i ponti con Emmi e partire per Boston, per ricominciare una nuova vita. Emmi non si dà però per vinta, e riesce nell'impresa di riallacciare i rapporti con Leo. Mentre lei è ancora felicemente sposata con Bernhard, per Leo in nove mesi le cose sono cambiate, eccome: in America ha conosciuto Pamela e finalmente ha iniziato la storia d'amore che ha sempre sognato. Si sa, però, l'apparenza inganna. Ritornano le schermaglie via e-mail che hanno tenuto col fiato sospeso i lettori di "Le ho mai raccontato del vento del Nord", e anche stavolta promettono scintille.


(libro letto il 23 ottobre 2011)
Tanto quanto mi era piaciuto il precedente "Le ho mai raccontato del vento del Nord" (che mi era sembrato così fresco ed originale, e da me si era anche preso cinque pallozze anobiiane), tanto mi ha irritata e delusa questo seguito. Innervosita già dalle prime pagine dalla petulanza e dall'insistenza di Emmi: mammina, ma era così rompicoglioni anche nel primo libro? me l'ero davvero dimenticato...

Sintetizzando all'estremo, dopo un primo libro di rapporto virtuale, in questo secondo Emmi e Leo si incontrano e si allontanano un po' di volte, continuano a scriversi centinaia di mail (ehi, ma forse per 'sti due sarebbe più indicato Skype!), mandano all'aria i loro rapporti reali (matrimonio lei, e nuova fidanzata lui), e alla fine, dopo mesi di pippe mentali, provano a mettersi insieme.

Non mi è più sembrato un libro particolarmente originale, ma a tratti anche un po' noiosino; basti pensare che mi sono imposta di leggerlo tutto nel giro di una giornata, ma solo perché mi ero resa conto che il prestito dalla biblioteca stava scadendo, e mi scocciava riportarlo indietro a pagine intonse.

venerdì 19 novembre 2010

chaplin disse

Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Quindi: vivi come credi e divertiti prima che cali il sipario e l'opera finisca senza applausi.

giovedì 18 novembre 2010

bibliotest

Raccolgo il testimone dalla Francy, e do anch'io le mie risposte.

Come scegli i libri da leggere? Ti fai influenzare dalle recensioni?
A volte leggo i giudizi sulla quarta di copertina (ma ho imparato che in molti casi traggono in inganno). Negli ultimi tempi mi baso molto su Anobii. Comunque anche se di un libro leggo recensioni stra-positive, ma non mi ispira "a pelle", non lo prendo nemmeno in considerazione.

Dove compri i libri, in libreria o online?
Entrambi. La seconda opzione soprattutto per libri in lingua o che proprio non riesco a trovare altrove. E poi online c'è il "mondo"...

Aspetti di finire la lettura di un libro prima di acquistarne un altro o hai una scorta?
E' una domanda seria? Ho un magazzino di libri che aspettano di essere letti: non sono in grado di dire quanti sono.

Di solito quando leggi?
Ogni volta che non ho altro da fare. E a volte riesco anche a farlo in contemporanea con altre attività (es. mentre mangio).

Ti fai influenzare dal numero delle pagine quando compri un libro?
No no, se mi interessa non c'è numero che tenga.

Genere preferito?
Boh, un po' di tutto: narrativa, storia... non ho un solo genere preferito!

Autore preferito?
Ancora! Non saprei... no dai, non fatemi 'ste domande...

Quando è iniziata la tua passione per la lettura?
Credo da sempre: è una cosa innata. Io leggevo già da piccola, ancor prima di andare a scuola (pur non essendo andata all'asilo)... mia madre ha sempre sostenuto che a 3-4 anni io fossi in grado di leggere La Stampa da sola.

Presti i tuoi libri?
In passato l'ho fatto, ma se posso lo evito accuratamente (arrivando anche a inventarmi frottole). E comunque se proprio dovessi, lo farei solo ed esclusivamente con persone di cui mi fido, che so non mi rovinerebbero il libro e me lo restituirebbero in tempi accettabili.

Leggi un libro alla volta o riesci a leggerne diversi contemporaneamente?
Più di uno alla volta: di solito ce n'è uno "da casa" e uno (tascabile) che mi leggo sui mezzi pubblici mentre vado/torno al lavoro.

I tuoi amici \ familiari leggono?
In famiglia solo mio papà (ma esclusivamente roba di storia). Tra gli amici qualcuno sì e qualcuno no.

Quanto impieghi mediamente a leggere un libro?
Dipende dal libro e dal tempo che ho a disposizione. A volte nel weekend ci posso impiegare anche soltanto una giornata, ma più spesso ci vuole almeno una settimana... comunque leggere non è una gara a chi arriva prima :)

Quando vedi qualcuno che legge (ad esempio nei mezzi pubblici) sbirci il titolo del libro?
E certo che sì!

Se tutti i libri al mondo dovessero essere distrutti e potessi salvarne uno soltanto, quale sarebbe?
Non si potrebbe salvare un ebook reader con tanti titoli caricati?

Perché ti piace leggere?
Perché mi apre la mente, mi porta lontano, allarga le mie conoscenze e le mie esperienze.

Leggi libri in prestito o solo libri che possiedi?
Ho la tessera del circuito delle biblioteche civiche, e le frequento (anche se un po' ciclicamente). Ho letto molti libri presi in prestito. Le biblioteche pubbliche sono una "santa" istituzione che spero continui a rimanere presente e disponibile (nonostante i tagli al settore culturale).

Quale libro non sei mai riuscita a finire?
"L'ora delle streghe" di Anne Rice.
Più che finirlo, direi che non sono ancora riuscita a cominciarlo nonostante ce l'abbia in libreria da tempo immemore.

Hai mai comprato libri solo per la copertina? Cosa ti colpisce delle copertine?
Solo ed esclusivamente per la copertina no: se però c'è anche un accenno di trama vagamente interessante, allora sì.

C’è una casa editrice che ami particolarmente e perché?
Mah, non saprei... Non "amo" nessuna casa editrice; se dovessi lanciarmi direi che mi è simpatica la Tea, che offre diversi titoli di case editrici maggiori a prezzi più abbordabili.

Porti i libri ovunque o li tieni al sicuro in casa?
Quelli che escono di casa lo fanno soltanto per il tempo necessario alla lettura durante il tragitto casa-lavoro, e devo sempre inventarmi un metodo affinché non si facciano le orecchie o si sgualciscano nella borsa...

Qual è il libro che ti hanno regalato e che hai apprezzato maggiormente?
Spesso i libri che mi regalano non ci azzeccano per niente con quello che mi interessa. L'unico che mi è piaciuto davvero è stato "Il cavaliere d'inverno" di Paullina Simons.

Come scegli un libro da regalare?
Regalo un libro soltanto se conosco un minimo la persona che dovrà riceverlo. Cerco di andare incontro a quelli che sono i suoi interessi e la sua personalità.

La tua libreria è ordinata secondo un criterio particolare?
No, è tutto piuttosto alla rinfusa... e ormai ci sono diversi scaffali (però per adesso riesco a trovare tutto senza problemi).

Quando leggi un libro che ha delle note, le leggi o le salti?
Dipende dalla loro lunghezza: se sono brevi o necessarie per la comprensione del testo le leggo.

Leggi eventuali introduzioni, prefazioni postfazioni o le salti?
Qualche rara volta sì, ma la maggior parte delle volte no.

facce da cartone

Periodicamente su Facebook si diffondono a macchia d'olio iniziative "virali", che vengono trasmesse da un "amico" all'altro. E così si leggono aggiornamenti di stato dal vago sapore malizioso (sul tavolo, sul tappeto, accanto al letto...), che fanno pensare a chissà quali set - mentre più prosaicamente si tratta del luogo in cui si smolla la borsa quando si arriva esausti a casa; oppure nascono arcobaleni di colore, ermetici sino a quando non si capisce che si tratta del colore della biancheria intima indossata in quel momento.

Giochini abbastanza inutili, che servono semplicemente a farci sentire parte di un tutto. E questa settimana si è diffusa l'ennesima proposta, alla quale però ho riscontrato un'adesione ben più massiccia delle altre volte.
Dal 15 al 20 novembre cambia la foto del tuo profilo di Facebook con quella di un eroe dei cartoni animati della tua infanzia e invita i tuoi amici a fare lo stesso.Lo scopo? In questi giorni si terrà la settimana deidiritti d'infanzia! Per una settimana non vedremo una sola faccia "vera" su Facebook ma un'invasione di ricordi d'infanzia!

Veramente mi era già arrivata ieri, ma da brava pigra ho fatto finta di niente (troppo sbattimento cambiare un'immagine per due soli giorni), salvo cedere solo quest'oggi... alla fine è una cosa simpatica :)

lunedì 15 novembre 2010

the scarlet domino

Liberi di crederci o no, ma ho comprato questo libercolo per soli 20 pence nella chiesa di St. Peter a Winchcombe, nelle Cotswolds, la scorsa estate. Entrata nella bella chiesetta del paesello, pronta ad ammirare qualche vetrata o fotografare un elegante soffitto, ecco che, zàcchete, cosa vedono mai i miei occhi? Due navate laterali piene di bancarelle e scatoloni ricolmi di libri usati, a prezzi spettacolari, per una vendita di beneficenza. Diversi scatoloni presentano l'etichetta di "20p per book", e come faccio io - povera lettrice compulsiva in vacanza - a non approfittarne, soprattutto quando vedo che ci sono dei volumetti di autori come Georgette Heyer, James Herriot, Ken Follett e Agatha Christie?
Magari si tratta di libri che possiedo già in italiano, ma come si può resistere di fronte al fascino "vintage" del vecchio paperback ingiallito, che magari ha passato tutta la sua vita su uno scaffale di una bella biblioteca in un cottage inglese, e che adesso se ne verrà con me in Italia?

Attivo gli occhietti in modalità scansione veloce, per passarmi in rassegna tutti 'sti scatoloni mentre le mie amiche mi aspettano "pazientemente" fotografando le lapidi del piccolo cimitero e i portali della chiesa.
E per puro caso, trovo anche un libro di Sylvia Thorpe, e lo prendo al volo, soprattutto perché si tratta di un titolo che non è stato tradotto in italiano. Il libro è ovviamente questo - "The scarlet domino".In una fredda notte del febbraio 1761, Antonia Kelshall e Geraint St.Arvan vengono costretti al matrimonio, dopo essersi incontrati per la prima volta soltanto un'ora prima. Il matrimonio è stato organizzato dal nonno della ragazza, sir Charles, che ha saldato tutti i debiti di St.Arvan facendolo uscire dalla prigione di Newgate, in cambio della sua adesione a un non meglio specificato contratto, che si rivela essere quello matrimoniale. Geraint si trova così ricco marito di una ricca e bella ereditiera, che però lo odia, nonché oggetto dei loschi intrighi di un cugino che da tempo vuole impossessarsi del patrimonio di famiglia.

Clichés abbastanza triti e non particolarmente originali, ma il romanzetto tiene desta l'attenzione e si fa leggere - anche se a un certo punto non ho più capito come abbia fatto Antonia a lasciarsi invischiare nelle trame del cugino, e tutto ciò che ne consegue.

"I mean nothing to you, nor you to me," said Antonia.
"You are my wife. The marriage was not of my seeking, but since you now bear my name, you will conduct yourself becomingly. If you do not, I promise that you will most bitterly regret it."
For a few seconds the dark eyes met and held the blue, and it was as thourgh swords had been crossed in the quiet room. Then Antonia, trembling with anger, moved forward until she stood within a yard of Geraint.
"Do not try me too far", she said in a low fierce voice. "I can be a dangerous enemy, for I have been taught only too well how to hate."
Laughter leapt into his eyes again, and the brief moment of seriousness was past. "Then it is time you were taught to love," Gerant replied.


Sylvia Thorpe (pseudonimo di June Sylvia Thimblethorpe) è nata a Londra nel 1926, e ha scritto una trentina di romanzi ambientati nell'Inghilterra dei secoli passati. Romanzi ironici, sentimentali, appassionati, ricchi di avventure e colpi di scena, che le hanno valso una grandissima popolarità. Una scrittura elegante, trame appassionanti, misteriose e ricche di emozione, e personaggi intriganti.

In italiano sono stati tradotti soltanto quattro titoli, negli anni '70: "L'Erede dei Tarrington", "Quadriglia", "Scambio di Dame" (editi negli Oscar Mondadori), e "L’Usignolo d’Argento". Io ho recuperato casualmente i primi 3 libri in italiano (sul mercato dell'usato), e devo dire che per me la Thorpe è stata una piacevolissima sorpresa :) Ho cominciato il primo libro senza particolari aspettative, e invece ho scoperto un'autrice davvero intrigante (L'erede di Tarrington mi è piaciuto tantissimo). Peccato davvero che in italiano ne siano stati tradotti così pochi.

martedì 9 novembre 2010

nuovo look

Mi ero stufata dell'arancione pallidino di sfondo e ho cambiato il layout del blog. Quindi largo a tinte autunnali, però con tonalità calde, e a pannelli di legno, un po' country.

stile mucha

Alphonse Mucha: modernista e visionario
29 luglio - 21 novembre 2010
Forte di Bard (AO)


Una mostra che mi piacerebbe riuscire ad andare a visitare, prima della sua chiusura, è questa, dedicata alle opere di Mucha. Si tratta della prima grande esposizione delle sue opere in Italia, realizzata in occasione del centocinquantesimo anniversario della nascita dell’artista su iniziativa dell’Associazione Forte di Bard in collaborazione con la Fondazione Mucha.

Alphonse Mucha (1860-1939), artista ceco, è stato uno dei rappresentanti più significativi dell’Art Nouveau. Il suo stile lo rende "fautore" di un nuovo linguaggio comunicativo, di un’arte visiva innovatrice e potente: le immagini femminili dei suoi poster, fortemente sensuali e cariche di erotismo, entro composizioni grafiche ben precise arrivano e spopolano in tutti i ceti e gli ambienti della società dell’epoca e, tutt’ora, alla vista degli odiernissimi manifesti pubblicitari è possibile scorgere il gene artistico di Mucha. Lo "Stile Mucha" lo ha reso unico, riconoscibile, modernista appunto, eterno simbolo dell’Art Nouveau.

Il percorso espositivo che si snoda in tre parti, presenta vari ambiti, prospettive e aspetti dell’arte di Alphonse Mucha. Esamina Mucha padre della grafica, Mucha filosofo e artista visionario. Più di duecento opere della collezione della Fondazione, oltre ad una quarantina provenienti da collezioni private, mostrano il lavoro e il genio creativo dell’artista: manifesti, libri, disegni, sculture, oli e acquerelli, oltre a fotografie, gioielli e opere decorative, ricompongono la sua poliedricità e l’eclettismo della sua personalità.
(Fonte: www.fortedibard.it)

sabato 6 novembre 2010

made in china

Quest'oggi son stata trascinata da mamma e cugina in un grande magazzino cinese, aperto circa un mese fa sulle ceneri di quello che era un grande centro dedicato al bricolage, qui nelle vicinanze. Chiuso quel bel negozione che vendeva piante, legname, articoli per la casa e attrezzature varie, ecco che è stato aperto questo angolo di Cina, a mio parere abbastanza autarchico. Io ero - e son rimasta - un po' prevenuta su 'sto posto, lo ammetto.
Appena entrati si avverte subito un odore chimico, di solventi o chissà che cosa... lavorare in questo posto tutto il giorno dev'essere proprio una botta di salute. Gli articoli in vendita spaziano dall'abbigliamento, accessori, calzature, bigiotteria, ai giocattoli, articoli per la casa, per gli animali e per la pulizia. Naturalmente la qualità è quella cinese, intesa nel senso deleterio del termine, così come anche i prezzi, per lo più bassi. Fra la bigiotteria e la biancheria intima c'erano alcuni esempi di kitsch e cattivo gusto di fronte ai quali non ho potuto far altro che osservarli con occhio critico e divertito. Altri oggetti invece erano, tutto sommato, accettabili.

Quello che però mi ha lasciato maggiormente interdetta è stato che tutti i commessi, dal primo all'ultimo, erano cinesi; la radio interna diffondeva le solite canzoni commerciali da classifica, ma quando venivano diffusi i messaggi di servizio, questi erano in cinese!! I cartelli esposti alla clientela, così come le etichette sugli scaffali, erano scritti in un italiano stentato, il più delle volte con errori nelle doppie o nella sintassi. Mi è venuta in mente la sensazione di completa estraneità di cui mi aveva raccontato una coppia di miei amici che quest'estate era stata a San Francisco, e che aveva sperimentato all'interno del quartiere di Chinatown. Pensare che la stessa cosa mi stava succedendo a due passi da casa...

Ho inoltre scoperto, con mio grande divertimento, che in 'sto posto, se volessi comprare una t-shirt o un paio di mutandine, dovrei prendere la taglia XL-XXL, invece della solita taglia 40-42 a cui sono abituata. Evidentemente i cinesi sono piccolini, e per i loro standard io sono un gigante :)

Ma questa è stata l'unica cosa che mi ha fatto sorridere; in questo sabato pomeriggio il posto era pieno di clienti (italiani) con i cestini pieni di acquisti, di tante cosine da pochi euro che alla fine fanno comunque un totale di tutto rispetto. Ci si lancia ad acquistare questo tipo di merce, di bassa qualità e "made in China" (oppure anche "made in Italy" - come dicevano le etichette sui vestiti - ma probabilmente fatta da lavoratori cinesi che lavorano in chissà quali fabbriche qui in Italia, e chissà in quali condizioni), pensando di risparmiare e di fare un buon affare, quando invece - credo - si tratta di un suicidio economico.

Mia madre è entusiasta di questo nuovo magazzino cinese, ma da parte mia mi sono ripromessa di non metterci più piede, sin quando avrò la possibilità di scegliere e comprare altrove.

martedì 2 novembre 2010

che ora è?

Si dice che l'ora legale serva a far risparmiare 85 milioni di euro, ma a me questa motivazione non ha mai davvero convinto. Viviamo in un mondo dove le attività sono sempre in corso, 24 ore su 24: i server di Internet devono essere sempre connessi, gli impianti di un ospedale o di una fabbrica medio-grande sono sempre attivi, l'ora di illuminazione risparmiata al mattino ce la perdiamo nuovamente la sera, e viceversa.

Per quale motivo dobbiamo sbatterci due volte l'anno per spostare le lancette di tutti gli orologi e incasinarci le abitudini? A me non interessa se legale o solare, ma voterei volentieri per mantenere durante l'anno UNA sola ora, senza bisogno di continuare sempre a cambiarla...

venerdì 29 ottobre 2010

fantasy in death

Amo questa serie alla follia, ma confesso che ormai mi perdo. Senza l'ausilio della lista con tutto l'ordine dei titoli non mi ricorderei più a che punto siamo arrivati. Fantasy è il numero 31 della serie In Death. O perlomeno è il trentunesimo nella "mia" lista, perché poi dipende da come si sceglie di numerare e considerare i racconti contenuti nelle antologie.


In questo titolo il gioco e la realtà virtuale vengono interrotti in maniera tagliente (letteralmente) dall'omicidio - apparentemente inspiegabile - di Bart, un giovane programmatore, che aveva messo in piedi, con 3 amici, una promettente e ben avviata società di computer e VR games. La loro ultima invenzione, ancora in fase di sviluppo, è un'applicazione di realtà virtuale che trasporta il giocatore in un mondo virtuale talmente fantastico e sfaccettato da diventare "realmente" letale.
Anche Eve Dallas si trova in difficoltà a cercare di capire come "l'inspiegabile" può essersi concretizzato. E anch'io ho fatto un po' fatica a star dietro alle spiegazioni scaturite dall'infaticabile J.D. Robb, però vabbè, alla fine ci stiamo...
Al fondo della storia c'è un momento in cui Eve capisce cosa vuol dire "stare dall'altra parte" perché Roarke viene ferito - ecco, magari la Robb poteva ampliare un pochino questa parte e renderla un po' più forte... non per augurare nulla al nostro Roarke (SIA BEN CHIARO!), ma magari in uno dei prossimi libri potrebbe sviluppare un po' meglio un intreccio di questo tipo, chissà...

Ah, e tra pochissimi giorni esce il libro nr. 32, Indulgence in death...

mercoledì 27 ottobre 2010

un abbraccio avvolgente

L'ho ricevuto via posta elettronica, ma è troppo carino per non condividerlo anche qui :)

Come abbracciare un bebè - istruzioni
1. Primo: trovare il bebè


2. Secondo: assicurarsi che l'oggetto che hai trovato sia realmente un bebè, usando tecniche olfattive classiche


3. Terzo: è necessario accomodare il bebè prima di iniziare il processo di abbraccio


4. Quarto: semplicemente accomoda le tue zampe intorno al bebè e preparati per un possible close-up

5. Finalmente, se c'è una macchina fotografica presente, devi eseguire il difficile e soggetto a copyright "abbraccio_sorriso e posa" per ottenere la foto migliore

giovedì 14 ottobre 2010

the chalice well

Eccovi adesso un post leggermente "enciclopedico": vi parlerò (grazie alla brochure, che non ho buttato via:) di un posto ricco di atmosfera e di leggenda, visitato quest'estate a Glastonbury, in Inghilterra.
Il Chalice Well (Pozzo del Calice) è un luogo senza tempo, sacro ed eterno, ricco di leggenda, simbolismo e atmosfera. E' un giardino che permette di rilassarsi e rigenerarsi in mezzo ai fiori, alla vegetazione, ai suoni lenitivi dell'acqua che scorre.
Quando si entra nei giardini di Chalice Well, passeggiando sul vialetto pavimentato con ciottoli, sotto gli archi di piante che si intrecciano intorno alla pergola di quercia, si può dimenticare per un attimo il trambusto del mondo circostante. Si seguono le tracce degli antichi, poiché questo luogo è meta di pellegrinaggi da millenni.

Il nome di questo luogo (così come quello della collina che sorge proprio nelle immediate vicinanze del giardino) è collegato alle leggende cristiane e arturiane che proliferano a Glastonbury. Secondo la leggenda, Giuseppe di Arimatea, prozio di Gesù, avrebbe portato ad Avalon il Calice dell'Ultima Cena (il famoso Santo Graal), e lo avrebbe depositato sotto la collina sacra, da dove è scaturita la sorgente sanguinante. Quindi, secondo la tradizione, il Calice è il recipiente che contiene l'essenza consacrata - e Chalice Well e i suoi giardini sono essi stessi un recipiente per l'elisir vivificante della terra madre, Gaia, sotto forma delle acque che sgorgano qui.

La sorgente di Chalice Well ha la sua origine naturale qui, proprio in un pozzo di pietra che si stima abbia oltre 800 anni.

Il coperchio del pozzo è fatto di quercia inglese, ed è sormontato da un simbolo in ferro battuto - detto "vescica piscis", che ricorre in molte delle decorazioni dei giardini. Questo simbolo è molto antico: i due cerchi che si intrecciano sono universali, e rappresentano l'unione del cielo e della terra, dello spirito e della materia, del conscio e dell'inconscio, del maschile e del femminile. Le stesse proporzioni si ritrovano nel disegno delle antiche località sacre e nelle cattedrali medievali, e si riflettono a loro volta nelle armonie e nelle proporzioni trovate in natura.

L'acqua di Chalice Well è pura ed è ricca di ferro, tanto che la sua corrente lascia un colore rossiccio (per questo motivo è conosciuta anche come la sorgente sanguinante), sgorga a una temperatura costante di 11°, ha un sapore decisamente particolare ma è ritenuta estremamente curativa. Il potere curativo consiste nella forza sottile, vibrante, che rilascia quando emerge dal sottosuolo ed interagisce con le forze della terra, dell'aria e della luce in superficie. Molti visitatori hanno sentito che le energie della terra intorno a Glastonbury sono molto potenti, e la forza vitale del pianeta è spesso evidente in questi luoghi.


Nel giardino ci sono tre alberi sacri di spine (holy thorns) - secondo la leggenda, discenderebbero dall'albero originale che germogliò miracolosamente dal bastone pastorale di Giuseppe d'Arimatea durante la sua visita a Glastonbury. L'albero è molto speciale perché fiorisce durante i periodi più importanti del calendario cristiano, Natale e Pasqua.

mercoledì 13 ottobre 2010

teppisti allo stadio

Per puro caso ieri sera avevo la televisione sintonizzata sul primo canale Rai, dove entro pochi minuti sarebbe cominciata la partita di calcio Italia-Serbia. Di solito non guardo mai il calcio, ma per caso ieri sera il canale è rimasto sintonizzato lì, mentre sparecchiavo la tavola. E così sono stata catturata da quello che stava succedendo e sono rimasta lì basita a guardare quel bello "spettacolo" per oltre mezzora, ben oltre quanto avessi intenzione...
Sono rimasta interdetta nel rendermi conto che mentre una persona normale o una famigliola non può nemmeno entrare allo stadio con una bottiglietta d'acqua o un ombrello - e viene schedato nemmeno fosse il ricercato numero uno dell'FBI - tutta 'sta gente ha potuto tranquillamente entrare, con tutto l'armamentario di spranghe e fumogeni al seguito, nonostante si sapesse di che pasta erano fatti.
Sono rimasta interdetta nel rendermi conto che tutta 'sta polizia schierata in assetto anti-sommossa non ha praticamente quasi fatto alcun gesto nei confronti di questi bellimbusti, mentre succede fin troppo spesso che carichino i ragazzi che manifestano contro la Gelmini, o i terremotati dell'Aquila che vanno in piazza davanti a Montecitorio (come accadde a luglio, vi ricordate?).

sabato 9 ottobre 2010

abbraccia il mondo


Mi rendo conto che è da bambini, ma da oggi questo cuscino "Hugg-a-Planet" è mio...
Mi piace tantissimo XD

venerdì 1 ottobre 2010

love letters

Le premesse affinché questo libro mi piacesse tanto-tantissimo c'erano tutte: lei un'amante dei libri, lui un affascinante irlandese, e poi la location nella campagna inglese, guarda caso anche nei pressi di dove ero passata durante l'estate. La trama sulla quarta di copertina mi aveva davvero fatto tante promesse. (E poi, anche se non influente sulla lettura, la bella copertina - 'che nelle edizioni UK della Fforde sono sempre tanto carucce).

Invece questo libro non mi ha soddisfatta del tutto, tanto che la lettura (soprattutto nella prima metà) è andata molto a rilento. Credo che in buona parte la colpa sia da attribuire proprio a Laura e Dermot, ovvero i due protagonisti. Lei è un'insicura all'ennesima potenza per TUTTO il libro, e probabilmente vi ho trovato sin troppi dei miei dubbi e delle mie insicurezze per poterla apprezzare... Lui invece l'ho trovato simpatico soltanto in poche occasioni, ma per la maggior parte del tempo mi è sembrato cordialmente detestabile, con la sua immagine di "bello e maledetto" e con il suo comportamento da orso eremita.
Insomma due figure che con me hanno avuto un successone :-)
Almeno la campagna inglese però non mi ha delusa!

lunedì 27 settembre 2010

la doggie bag


La Doggie bag (letteralmente sacchetto per il cane) è una buona abitudine contro gli sprechi, molto comune negli USA, ma poco diffusa qui da noi. In pratica si tratta di portarsi a casa gli avanzi del pasto al ristorante, ufficialmente per darli al cane di casa (ma in alcuni casi non ci sarebbe nulla di male nell'utilizzarli per noi stessi).
Purtroppo in Italia - a causa di condizionamenti culturali - questo fenomeno viene visto come imbarazzante e poco di classe da parte di alcuni snob, ma secondo la mia opinione si tratta invece di una pratica più che lecita e, anzi, molto positiva, sia per le nostre finanze che per la sostenibilità ambientale.
In effetti la quantità di cibo che i ristoranti buttano via è veramente notevole, e si tratta di uno spreco di cibo di buona qualità. Dato che si tratta di cibo che comunque abbiamo già pagato, perché buttarlo e sprecarlo quando invece potremmo portarlo a casa ai nostri amici pelosoni? Inoltre mi sembra che rappresenti anche un segno di rispetto verso il cibo, molto più di quanto non sia limitarsi a spiluccare svogliatamente una portata e buttare nell'immondizia tutto quanto resta nel piatto.

Negli Stati Uniti non si pongono tutti questi problemi, e la doggie bag è un'abitudine consolidata. Chiedere la doggie bag al ristorante è una cosa normalissima e lo fanno tutti, gente comune e persone famose.

Io non vado spessissimo a mangiare pranzi luculliani al ristorante (intendo quelli "corposi", tipo feste o matrimoni, dove giocoforza si finisce per fare gli avanzi), ma nell'ultimo paio d'anni, quando è successo, io e mia madre abbiamo sempre fatto il "pacchettino" da portare alla cagnolona, a cui hanno spesso contribuito con entusiasmo anche gli altri commensali seduti al nostro tavolo - pacchettino che in genere viene spezzettato in 3-4 pasti. Mia madre ci tiene sempre a giustificarsi con i vari camerieri che passano, nonché con le persone che ci hanno invitato - invece io lo farei senza sentirmi in dovere di spiegare la cosa a Tizio e Sempronio - ma devo dire che sinora non abbiamo ancora visto nessuno che storcesse apertamente il naso.

mercoledì 22 settembre 2010

the sookie stackhouse companion

Sta per essere pubblicato negli USA l'ultimo libro di Charlaine Harris, The Sookie Stackhouse Companion. L'uscita è prevista nel febbraio 2011.
Non si tratta del prossimo romanzo della serie di Sookie Stackhouse, un "companion", vale a dire una sorta di manuale sulla serie, che raccoglie inoltre curiosità, interviste e altri ammenicoli vari per la delizia dei fan - operazione già effettuata da J.R.Ward e Sherrilyn Kenyon per le loro serie principali (Black Dagger Brotherhood, e Dark Hunters).


Il Companion comprende un'intera nuova novella dedicata a Sookie e un'intervista esclusiva con Alan Ball, l'autore della serie televisiva.

Potremo inoltre trovarvi:
- un giro di Bon Temps, la piccola cittadina della Louisiana dove Sookie vive, della casa di sua nonna, e di Bill Compton;
- un giro nella comunità dei lupi e delle pantere mannare;
- un giro nel negozio di vestiti della sua migliore amica, Tara;
- un giro al Merlotte's Bar, dove lavora Sookie
- le ricette tipiche di Bon Temps, fra cui quella del famoso cheesecake al cioccolato di Caroline Bellfleur
- domande a quiz sulla serie.

martedì 21 settembre 2010

venerdì 17 settembre 2010

un incontro da cani

Ieri ho partecipato al primo incontro di un programma di seminari mirati alla sensibilizzazione e formazione sulla corretta convivenza uomo-cane.
Io amo i cani sin da quando ero piccola, e ne possiedo uno, ma ieri sera mi sono resa conto di quanto poco ne sappia, in realtà. Il veterinario comportamentista che ha tenuto la lezione era molto competente ed è stato prodigo di nozioni ed esempi concreti.
La maggior parte dei presenti erano persone che fanno i volontari nel canile, ed io mi son sentita davvero un bel po' ignorante... proprio per questo son molto desiderosa di assistere ai prossimi incontri.

mercoledì 15 settembre 2010

true blood... or false?


Ieri sera ho visto l'ultima puntata della terza stagione di True Blood. E sono rimasta un pochino perplessa... insomma, di solito le altre volte eravamo abituati a cliffhanger improvvisi o a colpi di scena, stavolta invece non è che mi sia rimasta chissà quale ansia di vedere come continueranno le prossime puntate. Sì, insomma, ce la posso fare benissimo ad aspettare l'estate prossima.

Ma Tara ci ha dato davvero un "taglio" e se ne va? Ma Sam ha davvero sparato a quello scassamaroni del fratello? Come andrà la baruffa tra Bill e la regina? E il bambino di Arlene? Jessica riuscirà ad andare a convivere con Hoyt senza beccarsi prima una fucilata dalla cara suocera?
Non credo che avrò problemi con questi punti rimasti in sospeso :) Da notare che non ho nemmeno parlato né di Sookie né di Eric...

Poi sinora mi era sempre piaciuto il fatto che il telefilm si discostasse dai libri, e presentasse linee narrative nuove ed originali, però adesso sta davvero partendo per la tangente, eh! e la cosa mi dà un po' fastidio. La comunità di Hotshot è stata alquanto stravolta (la figura di Calvin in primis), la faccenda delle fate è stata introdotta molto prima rispetto a quanto avesse fatto la Harris nei libri, e ho paura che la prossima stagione (la 4a) ci farà vedere ben poco del "materiale" del quarto libro che tutte noi, fans di Eric, aspettavamo...

domenica 12 settembre 2010

northanger abbey


Catherine Morland è una giovane ragazza cresciuta in una casa di campagna. Ha sempre condotto una vita molto tranquilla, e gli unici momenti di emozione sono quelli vissuti fra le pagine dei romanzi, di cui è avida lettrice.
Gli Allen, amici di famiglia, la invitano a trascorrere un periodo con loro a Bath. Lì Catherine conosce il giovane Henry Tilney e sua sorella Eleanor, e stringe una cordiale e affettuosa amicizia con loro. Conosce anche i Thorpe, arrampicatori sociali la cui figlia Isabella allaccia con lei un'utilitaristica amicizia per arrivare al fratello James, poiché nutre speranze (sopravvalutate) sulle finanze della famiglia Morland.
Anche il generale Tilney, padre di Henry e Eleanor, sovrastima a sua volta la ricchezza dei Morland e invita Catherine nella loro dimora, Northanger Abbey, con lo scopo di incoraggiare una futura unione matrimoniale con Henry.

A Northanger, Catherine vive il soggiorno in quella che era una vecchia abbazia sotto l'influsso delle proiezioni immaginarie derivanti dalle sue letture gotiche, trae conclusioni fantasiose e assurde dai fatti più normali e ovunque vede indizi di misfatti che immagina siano stati compiuti a Northanger. La realtà risulterà assai diversa e per nulla misteriosa, e Catherine si sentirà in errore e in colpa per aver attribuito i tratti del misterioso spazio gotico a un'agiata dimora borghese.
Quando il generale scoprirà di essersi sbagliato, manderà via Catherine, ma l'affetto di Henry sarà ormai troppo forte per sottostare ai divieti paterni e i due giovani finiranno per sposarsi.

Questa versione di "Northanger Abbey", prodotta dal canale inglese ITV, è datata 2007, ed è piuttosto carina. I due fratelli Tilney (Henry e il capitano Frederick) sono interpretati da due bei fanciulli che incontrano in pieno i miei gusti, e così anche l'occhio ha la sua parte. L'attore che interpreta John Thorpe invece non si può proprio guardare, sembra il fratello scimmia della figlia di Fantozzi, ma quando compare lui basta guardare, che so, le scenografie e il paesaggio circostante :) e si risolve il problema.

Io ho letto "Northanger Abbey" molti anni fa, durante l'università, per cui non mi ricordo più se alcune scene riprodotte in questo film (il sogno a occhi aperti di Catherine che si immagina che Henry la sorprenda durante il bagno, e il "mattino dopo" fra Isabella e il capitano Tilney) siano presenti anche nel libro. Sarebbero un po' osé per la Austen, per cui credo che siano state liberamente inserite dallo sceneggiatore (ma ci stan bene, né, non me ne sto certo lamentando!). Urge rilettura del libro il prima possibile...