lunedì 27 settembre 2010

la doggie bag


La Doggie bag (letteralmente sacchetto per il cane) è una buona abitudine contro gli sprechi, molto comune negli USA, ma poco diffusa qui da noi. In pratica si tratta di portarsi a casa gli avanzi del pasto al ristorante, ufficialmente per darli al cane di casa (ma in alcuni casi non ci sarebbe nulla di male nell'utilizzarli per noi stessi).
Purtroppo in Italia - a causa di condizionamenti culturali - questo fenomeno viene visto come imbarazzante e poco di classe da parte di alcuni snob, ma secondo la mia opinione si tratta invece di una pratica più che lecita e, anzi, molto positiva, sia per le nostre finanze che per la sostenibilità ambientale.
In effetti la quantità di cibo che i ristoranti buttano via è veramente notevole, e si tratta di uno spreco di cibo di buona qualità. Dato che si tratta di cibo che comunque abbiamo già pagato, perché buttarlo e sprecarlo quando invece potremmo portarlo a casa ai nostri amici pelosoni? Inoltre mi sembra che rappresenti anche un segno di rispetto verso il cibo, molto più di quanto non sia limitarsi a spiluccare svogliatamente una portata e buttare nell'immondizia tutto quanto resta nel piatto.

Negli Stati Uniti non si pongono tutti questi problemi, e la doggie bag è un'abitudine consolidata. Chiedere la doggie bag al ristorante è una cosa normalissima e lo fanno tutti, gente comune e persone famose.

Io non vado spessissimo a mangiare pranzi luculliani al ristorante (intendo quelli "corposi", tipo feste o matrimoni, dove giocoforza si finisce per fare gli avanzi), ma nell'ultimo paio d'anni, quando è successo, io e mia madre abbiamo sempre fatto il "pacchettino" da portare alla cagnolona, a cui hanno spesso contribuito con entusiasmo anche gli altri commensali seduti al nostro tavolo - pacchettino che in genere viene spezzettato in 3-4 pasti. Mia madre ci tiene sempre a giustificarsi con i vari camerieri che passano, nonché con le persone che ci hanno invitato - invece io lo farei senza sentirmi in dovere di spiegare la cosa a Tizio e Sempronio - ma devo dire che sinora non abbiamo ancora visto nessuno che storcesse apertamente il naso.

mercoledì 22 settembre 2010

the sookie stackhouse companion

Sta per essere pubblicato negli USA l'ultimo libro di Charlaine Harris, The Sookie Stackhouse Companion. L'uscita è prevista nel febbraio 2011.
Non si tratta del prossimo romanzo della serie di Sookie Stackhouse, un "companion", vale a dire una sorta di manuale sulla serie, che raccoglie inoltre curiosità, interviste e altri ammenicoli vari per la delizia dei fan - operazione già effettuata da J.R.Ward e Sherrilyn Kenyon per le loro serie principali (Black Dagger Brotherhood, e Dark Hunters).


Il Companion comprende un'intera nuova novella dedicata a Sookie e un'intervista esclusiva con Alan Ball, l'autore della serie televisiva.

Potremo inoltre trovarvi:
- un giro di Bon Temps, la piccola cittadina della Louisiana dove Sookie vive, della casa di sua nonna, e di Bill Compton;
- un giro nella comunità dei lupi e delle pantere mannare;
- un giro nel negozio di vestiti della sua migliore amica, Tara;
- un giro al Merlotte's Bar, dove lavora Sookie
- le ricette tipiche di Bon Temps, fra cui quella del famoso cheesecake al cioccolato di Caroline Bellfleur
- domande a quiz sulla serie.

martedì 21 settembre 2010

venerdì 17 settembre 2010

un incontro da cani

Ieri ho partecipato al primo incontro di un programma di seminari mirati alla sensibilizzazione e formazione sulla corretta convivenza uomo-cane.
Io amo i cani sin da quando ero piccola, e ne possiedo uno, ma ieri sera mi sono resa conto di quanto poco ne sappia, in realtà. Il veterinario comportamentista che ha tenuto la lezione era molto competente ed è stato prodigo di nozioni ed esempi concreti.
La maggior parte dei presenti erano persone che fanno i volontari nel canile, ed io mi son sentita davvero un bel po' ignorante... proprio per questo son molto desiderosa di assistere ai prossimi incontri.

mercoledì 15 settembre 2010

true blood... or false?


Ieri sera ho visto l'ultima puntata della terza stagione di True Blood. E sono rimasta un pochino perplessa... insomma, di solito le altre volte eravamo abituati a cliffhanger improvvisi o a colpi di scena, stavolta invece non è che mi sia rimasta chissà quale ansia di vedere come continueranno le prossime puntate. Sì, insomma, ce la posso fare benissimo ad aspettare l'estate prossima.

Ma Tara ci ha dato davvero un "taglio" e se ne va? Ma Sam ha davvero sparato a quello scassamaroni del fratello? Come andrà la baruffa tra Bill e la regina? E il bambino di Arlene? Jessica riuscirà ad andare a convivere con Hoyt senza beccarsi prima una fucilata dalla cara suocera?
Non credo che avrò problemi con questi punti rimasti in sospeso :) Da notare che non ho nemmeno parlato né di Sookie né di Eric...

Poi sinora mi era sempre piaciuto il fatto che il telefilm si discostasse dai libri, e presentasse linee narrative nuove ed originali, però adesso sta davvero partendo per la tangente, eh! e la cosa mi dà un po' fastidio. La comunità di Hotshot è stata alquanto stravolta (la figura di Calvin in primis), la faccenda delle fate è stata introdotta molto prima rispetto a quanto avesse fatto la Harris nei libri, e ho paura che la prossima stagione (la 4a) ci farà vedere ben poco del "materiale" del quarto libro che tutte noi, fans di Eric, aspettavamo...

domenica 12 settembre 2010

northanger abbey


Catherine Morland è una giovane ragazza cresciuta in una casa di campagna. Ha sempre condotto una vita molto tranquilla, e gli unici momenti di emozione sono quelli vissuti fra le pagine dei romanzi, di cui è avida lettrice.
Gli Allen, amici di famiglia, la invitano a trascorrere un periodo con loro a Bath. Lì Catherine conosce il giovane Henry Tilney e sua sorella Eleanor, e stringe una cordiale e affettuosa amicizia con loro. Conosce anche i Thorpe, arrampicatori sociali la cui figlia Isabella allaccia con lei un'utilitaristica amicizia per arrivare al fratello James, poiché nutre speranze (sopravvalutate) sulle finanze della famiglia Morland.
Anche il generale Tilney, padre di Henry e Eleanor, sovrastima a sua volta la ricchezza dei Morland e invita Catherine nella loro dimora, Northanger Abbey, con lo scopo di incoraggiare una futura unione matrimoniale con Henry.

A Northanger, Catherine vive il soggiorno in quella che era una vecchia abbazia sotto l'influsso delle proiezioni immaginarie derivanti dalle sue letture gotiche, trae conclusioni fantasiose e assurde dai fatti più normali e ovunque vede indizi di misfatti che immagina siano stati compiuti a Northanger. La realtà risulterà assai diversa e per nulla misteriosa, e Catherine si sentirà in errore e in colpa per aver attribuito i tratti del misterioso spazio gotico a un'agiata dimora borghese.
Quando il generale scoprirà di essersi sbagliato, manderà via Catherine, ma l'affetto di Henry sarà ormai troppo forte per sottostare ai divieti paterni e i due giovani finiranno per sposarsi.

Questa versione di "Northanger Abbey", prodotta dal canale inglese ITV, è datata 2007, ed è piuttosto carina. I due fratelli Tilney (Henry e il capitano Frederick) sono interpretati da due bei fanciulli che incontrano in pieno i miei gusti, e così anche l'occhio ha la sua parte. L'attore che interpreta John Thorpe invece non si può proprio guardare, sembra il fratello scimmia della figlia di Fantozzi, ma quando compare lui basta guardare, che so, le scenografie e il paesaggio circostante :) e si risolve il problema.

Io ho letto "Northanger Abbey" molti anni fa, durante l'università, per cui non mi ricordo più se alcune scene riprodotte in questo film (il sogno a occhi aperti di Catherine che si immagina che Henry la sorprenda durante il bagno, e il "mattino dopo" fra Isabella e il capitano Tilney) siano presenti anche nel libro. Sarebbero un po' osé per la Austen, per cui credo che siano state liberamente inserite dallo sceneggiatore (ma ci stan bene, né, non me ne sto certo lamentando!). Urge rilettura del libro il prima possibile...

tea and jane austen


Al ritorno dalle due settimane in Gran Bretagna, buona parte del mio bagaglio era costituito da libri. Libri e dvd degli sceneggiati "austeniani" della BBC e della ITV. E poi vari gingilli legati al tè, fra cui una tovaglietta rigida con un acquerello di Salisbury, una "tea cosy" con dei carinissimi West Highland bianchi, un paio di scatolette con le miscele di tè, e un mini-infusore a forma di teiera (queste ultime due cose prese da Whittard a Bath).


Senza dimenticarsi poi del gatto famiglio trovato in saldo in un carinissimo negozietto "magico" a Glastonbury, del drago gallese (in versione "seria" e anche in versione peluche rosa XD però non visibile nella foto), del pendente celtico, della riproduzione della mappa storica del Galles, dello shortbread nella scatola di latta tipo tartan, e della t-shirt di Oxford (stesa ad asciugare nel momento della fotografia).

venerdì 10 settembre 2010

vita da spiaggia

Esattamente una settimana fa mi trovavo al mare, comodamente (bè, mica tanto) spararanzata in spiaggia, mentre adesso son qua seduta alla mia scrivania davanti all'amato/odiato computer. Per quest'estate però non mi lamento, perché ho fatto delle vacanze lunghe (ben quattro settimane), di cui le prime due in Gran Bretagna, poi qualche giorno di cazzeggio a casa, ed infine l'ultima settimana trascorsa al mare.
Sono finita in un paesino della Calabria, sulla costa dello Ionio, ospite di una mia amica, dove davvero l'unica cosa decente ed interessante era la spiaggia. Per il resto non c'era nient'altro da fare né da vedere, se non dedicarsi alla pur sempre interessante degustazione di granite e paste di mandorla - però anche questa attività non poteva essere portata avanti all'infinito, se volevo continuare ad entrare nei miei vestiti :)
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Della spiaggia non mi piacciono la confusione e il via-vai di persone, di corpi, che si piazzano con sedie e teli proprio a dieci centimetri dai tuoi; i bambini che urlano, corrono e ti inciampano addosso con secchielli e balocchi al seguito; i palloni che continuano ad arrivarti vicino; la sabbia (o i sassi) che ti spaccano la schiena sotto al telo-mare; l'effetto panatura della sabbia sulla pelle bagnata; l'appicicaticcio della crema solare.
Per fortuna la scorsa settimana gran parte dei turisti erano già rientrati a casa, per cui c'era relativamente poca gente. Il mio orario preferito in spiaggia era fra le 17 e le 19, quando il sole era già basso e lasciava sulla spiaggia un'ombra lunga lunga dentro la quale mi andavo a nascondere; non faceva più troppo caldo e c'era pochissima gente in circolazione.