giovedì 29 settembre 2011

blog courtesy

Caro blog cosechevedoingiro.blogspot.com,
sarebbe molto carino - visto che dai miei log noto che dalle tue pagine provengono sempre numerosi accessi (probabilmente mi hai linkata) - che mi mandassi un invito ad accedere al tuo blog :)
Sarei curiosa di visitarlo, ma la porta di accesso mi è chiusa... senza un tuo invito non si può entrare (mi sembra quasi di essere in un telefilm di vampiri, accipicchia XD) - visto che vieni spesso da me vorrei poter fare altrettanto.

naked heat


Credo che questo libro si possa leggere piacevolmente anche se non si è mai visto il telefilm "Castle". Però sono certa che non lo si possa godere fino in fondo, in tutte le sfumature tra le righe, se non si conosce il telefilm.

Infatti è uno pseudobiblium, parolone che indica un libro mai scritto, ma che viene citato come realmente esistente in un'altra opera (narrativa o filmica). Nel telefilm, Castle è uno scrittore di gialli che trova nella detective Kate Beckett, della Omicidi di New York, la sua musa per una nuova serie di libri basati sulla figura di Nikki Heat, costruita sulla falsariga di Beckett. Nel telefilm, "Naked heat" è il secondo libro che Castle sta scrivendo nel corso della seconda stagione e che viene pubblicato al principio della terza.
I simpatici sceneggiatori della serie l'hanno scritto e pubblicato davvero anche nella realtà, esattamente come avevano fatto per il primo ("Heat wave"). Buon esempio di marketing indovinato!

La fortuna ha voluto che fosse tradotto e pubblicato anche in italiano, e per gli appassionati del telefilm, è davvero uno spasso leggere di Nikki Heat e Jameson Rook ed immaginarsi i volti di Beckett e Castle. Ci sono un sacco di parallelismi fra i romanzi e il telefilm, costruiti apposta per mandare in sollucchero i fans. Nei libri, a differenza che nel telefilm, i due si trovano "invischiati" in una relazione.

Proprio in questi giorni negli Stati Uniti in contemporanea con l'avvio della quarta stagione del telefilm - è uscito anche il terzo libro finto-vero di Castle, intitolato "Heat rises". Chissà se anche questo verrà tradotto?

Una cosa che invece non mi spiego è perché in Italia non siano ancora stati fatti uscire i DVD del telefilm, visto che comunque la serie sta avendo molto successo anche nel nostro paese.
Riporto sotto le copertine dei cofanetti statunitensi:



Edit 30 agosto 2012: La prima stagione di Castle in italiano è finalmente disponibile in DVD anche in Italia, in un cofanetto con 3 dischi. Eh, sì purtroppo soltanto la prima stagione, mentre in tivù sono già arrivati alla quarta (sulla pay-per-view) e alla terza (in chiaro).

venerdì 23 settembre 2011

incontro con Lara Adrian

Lara Adrian, autrice della serie di paranormal romance The midnight breed (La stirpe di mezzanotte), è in questi giorni in Italia per un tour promozionale in varie librerie.
La prima tappa si è svolta ieri a Torino, e io sono andata a farci un salto, nonostante abbia letto soltanto il primo libro della serie.

Torino, Libreria Feltrinelli di piazza CLN
Non eravamo in moltissimi, circa 25-30 persone.
Allora, innanzitutto la Adrian mi è sembrata una persona molto carina e anche disponibile. Torino è stata la sua prima tappa, e forse era un po' emozionata. E' arrivata accompagnata dalla sua intervistatrice/traduttrice, una ragazza che scrive per FantasyMagazine che immagino l'accompagnerà per tutto il tour. Nel corso delle domande abbiamo saputo che c'era anche suo marito in fondo alla sala, così tutti ci siamo girati e abbiamo visto un signore molto distinto coi capelli bianchi, un bell'uomo. Così come anche la Adrian, se è per questo - è più carina dal vivo che non nelle foto.
E' la prima volta che la Adrian e il marito vengono in Italia.

Da quanto ha raccontato la Adrian, suo marito è stato molto importante nella sua carriera di scrittrice: lei sin da piccola amava leggere e scrivere, ma è stato suo marito a farle notare che - visto com'era brava a scrivere - poteva provare a proporre un libro a qualche casa editrice.
Cresciuta in un piccolo paese del Michigan, la giovane Adrian non conosceva però nessuno che lavorasse in campo editoriale, e quindi non aveva mai tentato di percorrere la carriera di scrittrice. Invece suo marito è stato determinante in questa sua scelta. Così, una volta deciso di provarci, ha impiegato quasi due anni per scrivere il suo primo libro (anche se all'inizio pensava che in 3 mesi ce l'avrebbe fatta :12: ), poi l'ha sottoposto a diverse case editrici, e nel giro di 4 mesi ha ricevuto un paio di risposte positive.
Si trattava di un romance di ambientazione medievale.
A quel punto ha scelto Tina St. John come suo nom de plume, per evitare di utilizzare il suo vero nome (Tina Hack), in quanto - ci ha spiegato - "Hack" non è un cognome che si desidera usare se fai lo scrittore o il programmatore (c'è un gioco di parole inglese difficile da tradurre, ma è come se uno si chiamasse "brocco" di cognome, tanto per fare un esempio), e quindi in onore di suo marito , che ha avuto tanto ruolo nella sua scelta, ha optato per St. John.

Nel momento in cui è passata alla saga della Stirpe, il suo editore le ha chiesto uno pseudonimo diverso, più "oscuro e avventuroso" (è prassi comune per gli autori americani adottare pseudonimi diversi quando scrivono in filoni diversi). "Lara Adrian" nasce dalla passione dei due coniugi per il film del Dottor Zivago (da cui il nome Lara, abbastanza esotico in terra americana) e per Lara Croft, mentre Adrian contiene in sè riferimenti oscuri (boh? dove? perché? giuro che ha detto così...) e soprattutto comincia con la lettera A (questo poiché nelle librerie americane i libri sono disposti alfabeticamente per autore, e in questo modo i libri rimangono sulla parte alta degli scaffali, a portata d'occhio).

Quando ha iniziato a scrivere il primo libro della serie, non pensava minimamente che sarebbe stata una serie. Il suo editore gliene aveva chiesto uno... in realtà poi le hanno chiesto una trilogia (tanto che ha dovuto riadattare il primo libro), poi gliene hanno chiesti ancora tre successivi, e a 'sto punto ha capito che si sarebbe andati avanti ancora a lungo. Al momento negli States è uscito il libro nr. 9, e lei ha già scritto anche il decimo.
Non avendo io letto i libri successivi al primo, ho avuto qualche difficoltà a seguire bene le domande relative ai vari personaggi dei libri successivi - quindi su questo è meglio che non scriva nulla, perché correrei il rischio di sbagliare.

Rispondendo a una ragazza che voleva sapere se avrebbe approfondito la storia di due personaggi (non mi ricordo il nome, comunque due personaggi la cui storia si svolge quarant'anni prima dei libri), la Adrian ha detto di sì, e che ha intenzione di scrivere una novella su di loro. Non sarebbe un romanzo vero e proprio. Questa novella la vorrebbe collocare in una sorta di "Insider's guide", nella quale inserirebbe un sacco di altre informazioni. (Stranamente qui la ragazza che le faceva le domande e traduceva ha avuto un attimo di stupore, evidentemente non ha mai sentito parlare delle Insider Guides - eppure ne hanno scritte sia la Ward, sia la Kenyon, sia la Harris - ogni serie che si rispetti sembra averne una).

Alla fine dell'incontro, durato un'ora ampia, la Adrian ha firmato le copie dei libri. Io da brava salamina non mi sono portata il libro (quell'unico che possiedo), perché pensavo che non avrebbe fatto la signing session (dato che sul sito non c'era segnata), e nemmeno la macchina fotografica.

Per quanto riguarda le domande poste su blog e forum nelle settimane scorse dai vari fan, l'accompagnatrice aveva un grande foglio dove erano riportate tutte. Ne ha fatte un paio, e il resto verranno fatte nei prossimi incontri. Ad esempio, un'altra cosa che mi viene in mente ora: a chi chiedeva se fosse mai stata contattata da qualche casa di produzione per un eventuale film/telefilm tratto dai libri, la Adrian ha risposto che è stata contattata da un network USA (Lifetime) per una eventuale trasposizione, ma poi non se ne è fatto nulla, anche perché questa stazione televisiva ha un target diverso, e in genere ha una linea editoriale molto all'acqua di rose, per famiglie, quindi non esattamente adatto a questa serie.

Infine una curiosità. Se non ho capito male, il fatto che la Adrian stia facendo questo tour italiano dipende tutto dalla sua assistente.
In pratica la sua assistente stava navigando sul web per cercare le copertine delle edizioni italiane, ed è finita per caso sul blog della Leggere Editore (che è l'editore italiano della serie). Gli autori americani - ci ha confermato la Adrian - non sanno mai nulla né sulle copertine delle edizioni straniere, né su come e quando vengono pubblicati i loro libri all'estero, e nemmeno se vanno bene, se vendono oppure no.
Quindi questa segretaria è finita dietro sua iniziativa sul blog della Leggere, e qui ha scoperto che un libro della Adrian era finito nella top ten dei libri più venduti. Da questo è partito uno scambio di mail con la casa editrice italiana, fino ad arrivare all'organizzazione di questo giro promozionale.


- giovedì 22 sett TORINO Feltrinelli Piazza C.L.N Presentazione 18.00
- venerdì 23 sett GENOVA Feltrinelli via Ceccardi Presentazione 18.00
- sabato 24 sett MILANO Feltrinelli c.so Buenos Aires Firma Copie 16.00
- sabato 24 sett MILANO Multicenter Mondadori via Marghera Presentazione 18.00
- domenica 25 sett PADOVA Lovat Parco Commerciale di Padova Est (accanto a Ikea) Presentazione 18.30
- lunedì 26 sett TRIESTE Lovat Viale XX Settembre 20, c/o stabile Oviesse, terzo piano Presentazione 18.00
- martedì 27 sett VILLORBA (TREVISO) Lovat Via Newton 13 Presentazione 18.30
- mercoledì 28 sett BOLOGNA Libreria COOP Officine Minganti via dell'indipendenza angolo via Ferrarese Firma copie e brindisi con l'autrice 12.30
- mercoledì 28 sett FIRENZE Libreria Edison - Piazza della Repubblica, 27 Presentazione 18.00
- giovedì 29 sett NAPOLI Megastore Feltrinelli stazione Presentazione 18.00
- venerdì 30 sett BARI Feltrinelli via melo 119 firma copie 16.00
- venerdì 30 sett MATERA Women's fiction festival festa dedicata a Leggereditore 19.00
- sabato 1 ott MATERA Women's fiction festival firma copie da definire
- sabato 01 ott ROMA Libreria Fanucci Via di Vigna Stelluti 162 Party la stirpe di mezzanotte 19.00
- domenica 02 ott ROMA Nuova Europa Granai via Rigamonti 100 Presentazione 12.00

mercoledì 21 settembre 2011

il linguaggio segreto dei fiori

Vanessa Diffenbaugh, Il linguaggio segreto dei fiori, Garzanti
Ormai ho imparato che gli apprezzamenti stra-positivi su un nuovo libro, più spesso su un'opera prima di un nuovo autore, scritti sulle fascette o nei risvolti di copertina, vanno letti senza dar loro alcun peso. Bisogna ritenerli delle semplici macchioline d'inchiostro, e saltati a piè pari.
Frasi come: "un romanzo d'esordio che ha suscitato un entusiasmo strepitoso, pubblicato in contemporanea mondiale - un fenomeno editoriale senza precedenti", ti lasciano con forti aspettative e con la sensazione che non puoi assolutamente fare a meno di leggere quel gioiellino, non te lo puoi lasciar sfuggire. Ancora più subdola è la formulazione del tipo. 100mila copie vendute grazie al passaparola. Ti dici che in quel caso l'apprezzamento è stato dei lettori, quindi reale e non gonfiato dai critici.
E "Il linguaggio segreto dei fiori" rientra alla perfezione in questo genere di libri ampiamente strombazzati prima ancora della loro pubblicazione: "l'evento editoriale più atteso del 2011", secondo alcuni, un libro per il quale ci immaginiamo che le case editrici si siano letteralmente scannate alle aste per aggiudicarsi i diritti XD (questo non me lo sto inventando, l'ho letto su un'anteprima della primavera scorsa su "Il libraio").

Incuriosita, l'ho letto anch'io, ma l'ho trovato decisamente sopravvalutato (e per fortuna non l'avevo acquistato). Victoria ha compiuto 18 anni ed è appena uscita dalla casa di accoglienza nella quale ha passato l'adolescenza. E' una ragazza particolare, ha paura del contatto fisico, e delle parole, sue e quelle degli altri, ma soprattutto, ha paura di amare e lasciarsi amare, non se ne ritiene degna. C'è solo un'attività in cui le sue paure sfumano: i fiori sono il suo rifugio. E attraverso il loro linguaggio Victoria comunica le sue emozioni più profonde. La lavanda per la diffidenza, il cardo per la misantropia, la rosa bianca per la solitudine.
Perché Victoria non ha avuto una vita facile. Abbandonata in culla, ha passato l'infanzia saltando da una famiglia adottiva a un'altra. Fino all'incontro, drammatico e sconvolgente, con Elizabeth, l'unica vera madre che abbia mai avuto, la donna che le ha insegnato il linguaggio segreto dei fiori. E grazie a questo dono Victoria riesce a trovare lavoro come fioraia, e i suoi fiori sono tra i più richiesti della città, regalano la felicità e curano l'anima. Ma Victoria non è ancora riuscita a rimarginare la sua ferita, perché si porta dietro una colpa segreta.

La storia si muove alternativamente su un doppio piano temporale: narrato in prima persona, dalla Victoria diciottenne e dalla Victoria bambina, e devo riconoscere che è scritto piuttosto bene.
Ma la storia in sé non mi ha detto molto, e soprattutto ho trovato insopportabile il personaggio di Victoria: le avrei dato volentieri uno scossone la maggior parte delle volte. D'accordo che ha avuto un'infanzia difficile e tutto il resto, ma a volte mi pareva decisamente cretina e autodistruttiva. Una ragazzina violenta, arrabbiata, incapace di amare e di sentirsi amata, che ogni giorno tenta di farla pagare al prossimo, chiudendosi sempre più in se stessa. Un personaggio troppo esasperato (almeno per me). E nonostante ciò, incontra invece sul suo cammino delle persone che la aiutano e la sostengono, anche quando avrebbero ogni ragione di fare il contrario. Esempio lampante è Grant, che la riprende con sé come se nulla fosse dopo oltre un anno, dopo che lei l'ha mollato senza una parola, portandosi via i suoi soldi e senza dirgli nulla della sua gravidanza (questa parte è stata quella che mi ha definitivamente alienato le poche simpatie che avevo nutrito sino ad allora per la protagonista)

L'aspetto relativamente originale del libro è invece l'aver ripescato dal dimenticatoio il linguaggio dei fiori, molto in voga durante l'età vittoriana. Sembra che oggi giorno molti non lo conoscano più. In effetti che le rose rosse significhino passione forse lo sanno tutti, ma in genere molto pochi sono in grado di indicare il significato di un qualsiasi altro fiore.
Anche se poi non posso fare a meno di dirmi che, in fondo in fondo, il significato attribuito ai vari fiori sia puramente arbitrario. Oppure è determinato da qualche caratteristica intrinseca del fiore?
Boh, per quanto mi riguarda io non sono assolutamente un'esperta di botanica e non so dirlo, anche se conservo ancora una vecchia agendina dell'orto e del giardino del 1984, allegata alla rivista "Gardenia", al fondo della quale c'erano quattro pagine dedicate al linguaggio dei fiori. L'ho conservata proprio per quel dizionarietto. Ora in fondo al libro della Diffenbaugh ce n'è uno molto ricco, che si può anche scaricare sul sito ufficiale del libro.

p.s. Nell'edizione italiana il libro è disponibile con 4 differenti copertine: Buganvillea (passione), Camomilla (forza nelle difficoltà), Gerbera (allegria) e Rosa (grazia, eleganza).

martedì 13 settembre 2011

è difficile firmare

Sono anni che sostengo che l'attuale legge elettorale (legge Calderoli) è una minc**ata, quindi ci terrei davvero che si potesse svolgere il referendum per abrogarla. Per questo vorrei firmare anch'io.
Mi sono informata, e ho visto che oltre che in Comune si può firmare nei banchetti per strada predisposti dai vari comitati. Volevo farlo stasera: ne aveto trovato fortunatamente uno in piazza San Carlo, proprio vicino all'ufficio.
Volevo, sì.

Peccato che loro non abbiano voluto la mia firma perché non sono residente in città, ma in un comune della cintura. E quindi, da quanto ho capito, non avrebbero potuto validare la mia firma.
Ma cacchio, io davo per scontato che un banchetto di raccolta pubblica di firme, collocato nella piazza più grande della città, non lontano dalla stazione, dove passano ogni giorno migliaia di persone provenienti da ogni dove, fosse attrezzato per validarle almeno a livello provinciale (avevo capito che i consiglieri provinciali, ad esempio, hanno questa facoltà, ma magari avevo capito male). Invece non è così.

E ora se io voglio davvero esercitare questo mio diritto, devo prendermi mezza giornata di permesso per andare al mio piccolo Comune (che non fa certo un orario continuato). Certo che la democrazia partecipata non viene granché facilitata...

lunedì 5 settembre 2011

le case cubo di rotterdam/1

Rotterdam è una città che gli appassionati di architettura moderna non possono lasciarsi sfuggire. La zona centrale venne rasa al suolo quasi del tutto dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, e dovette letteralmente essere rifatta da capo nel dopoguerra. Dopo le ricostruzioni "standard" dei primi decenni post-bellici, a partire dagli anni '80 venne avviata una politica architettonica innovativa e dinamica, in corso ancor oggi.
Fra grattacieli e ponti avveniristici spicca però un gruppo di costruzioni molto più piccole: le famose case cubo gialle di Rotterdam (in olandese, kubuswoningen), ideate dall'architetto Piet Blom negli anni 1982-84, vicino alla zona del vecchio porto.

Il complesso venne immaginato dall'architetto come un insieme di alberi in un bosco (Blaakse Bos), come una specie di villaggio - nella città - che offrisse spazio per diverse funzioni. Nella parte bassa, pubblica, ci dovevano essere negozi, piccole attività, scuola e parco-giochi, nella parte alta, privata, i cubi, cioè le abitazioni. Il complesso oggi è costituito da 51 cubi, sorretti da pali e molto inclinati, disposti in file e attaccati gli uni agli altri tramite gli angoli. Di questi, 38 sono abitazioni in uso, gli altri fanno parte della scuola o di edifici commerciali. Ogni casa comprende 3 piani.

Le case cubo di Rotterdam sono una singolarità architettonica che non si dimentica, una volta vista. Mi avevano colpita molto nel mio precedente viaggio in Olanda, quindici anni fa, ma all'epoca non le avevo viste all'interno. Quest'estate invece sono potuta entrare in una di loro, adibita a casa museo.
Negli ultimi anni un gruppo di case-cubo è stata addirittura trasformata in ostello, per cui chiunque ha la possibilità di provare l'esperienza di viverci e dormirci dentro :-)

La casa museo si trova al numero 70 del complesso, ed è una vera e propria casa ammobiliata. Si sale una scalettina abbastanza stretta e si entra direttamente nel primo piano, dove - oltre alla scrivania dove si paga il biglietto - sono collocati il salotto/soggiorno e la cucina. Proseguendo al secondo piano c'è la camera da letto, un piccolo bagno, uno spazio con studio/libreria e la prosecuzione della scala. In alto al terzo piano c'è lo spazio per un piccolo salottino/attico con le finestre.

E' pazzesco come dentro ci stiano tante cose! Naturalmente i mobili vanno fatti su misura, e stare in piedi diritti non è un lusso che ci si può permettere in tutti i punti delle stanze. Ogni casa cubo ha una superficie calpestabile di 100mq, ma naturalmente non tutti questi metri quadri dispongono dello stesso spazio sulla verticale...

In ogni modo è una casa in cui ci si può "realmente" vivere, non è un semplice esercizio di stile architettonico. Certo, bisogna essere giovani e senza problemi di mobilità: un bimbo piccolo, un anziano, o una persona con problemi di disabilità non sono esattamente compatibili con gli spazi di una casa cubo.

Abbiamo fatto un paio di domande alla ragazza dei biglietti, la quale ci ha detto che le case cubo non si possono affittare, ma si possono comprare. Pare che il prezzo base di un cubo sia intorno ai 200mila euro, se qualcuno fosse interessato...

venerdì 2 settembre 2011

lover unleashed

Durante la prima metà di Lover Unleashed ho continuato a pensare che stavolta la magia della Ward non si stava verificando, 'sto libro non mi coinvolgeva come avevano sempre fatto i precedenti. La seconda metà mi è piaciuta un pochetto di più, ma comunque non siamo più ai livelli del passato. O mi sto stufando io, oppure è vero la Ward si sta impappinando e perdendo smalto...

La storia "principale" dovrebbe essere quella di Payne e di Manny, ma in realtà c'è molto, moltissimo Vishous, e di conseguenza anche Jane e Butch. E la seconda parte mi è piaciuta di più anche perché V. riesce finalmente a risolvere i suoi dilemmi interiori, grazie anche al contributo attivo di Butch e alla pazienza e alla comprensione di Jane. Quasi un'estensione di Lover Unbound, ma con momenti più intimi e commoventi, e con un finale che mi soddisfa sicuramente di più.
Manny riesce a piacere, pur da semplice umano (quarantacinquenne!) in mezzo a tutti 'sti figaccioni vampiri, e a fare la sua discreta figura. Sarà anche che proprio a poche pagine dalla fine la Ward si inventa la probabile parentela fra lui e Butch... ovvero che anche Manny sarebbe un half-breed, con sangue vampiro nelle vene. Ma che espediente originale!
Poi è piuttosto commovente il rapporto che lega Manny alla sua cavalla, e sono molto dolci le scene dove ci sono sia la cavalla sia Payne.

E va bene per quanto riguarda la famiglia allargata dei gemelli Vishous & Payne. Ma il resto? La Ward si è dimenticata che ultimamente ci aveva abituati a romanzi molto più corali...
Parliamo un attimo dei cattivi: l'Omega non fa la benché minima apparizione (che sia in lutto per la perdita di Lash??), mentre gli unici lesser a comparire sono dei novellini che vengono subito fatti fuori. E la Virgin Scribe, che in passato sembrava onnipotente, e adesso invece nessuno considera nemmeno di striscio?

E' probabile che i prossimi antagonisti dei Brothers saranno i vampiri provenienti dal Vecchio Mondo e capitanati da XCor. Se tanto mi dà tanto qui c'è carne nuova, ma in senso narrativo, come possibili protagonisti di nuove relazioni. Lo stesso dubbio mi viene anche per Thomas DelVecchio, il nuovo poliziotto, che mi sembra suscettibile di evoluzioni interessanti, a livello di character..

Però un attimo, cara J.R.Ward, dove hai lasciato tutti i personaggi che hai introdotto nei libri precedenti e verso cui ci hai creato aspettative: Murhder, Tohrment (soprattutto!), Lassiter, i due Moors di Rehvenge??? Adesso ci introduci un manipolo di baldanzosi vampironi nuovi, ma non è che ci molli per strada i vecchi, eh?

E visto che hai carinamente ridato un sacco di spazio a V. e Butch (cosa di cui ti sono grata), potevi anche dare qualche battuta significativa in più anche a Rehvenge, Ehlena ('che poveretta sembra sempre un soprammobile nella stanza), Zsadist, Bella, Beth e la piccola Mary... magari anche a Phury e Cormia...

E che cosa hai intenzione di fare con Qhuinn e Blay? E anche con la povera Layla, che si meriterebbe finalmente un vampiro pure lei? Cosa hai intenzione di combinare, data la visione che Qhuinn ha avuto di una bimba bionda con gli occhi bicolore?