martedì 23 novembre 2010

orgoglio e perdono

Josephine Sheehan ha 35 anni, un'avviata carriera da giornalista di necrologi, un cane un po' strano (un labradoodle) che adora, una famiglia strampalata e tre compagne di passeggiate con gli amici a quattro zampe. Ma le manca l'amore, quello vero, quello che ti cambia la vita. Senza più nulla da perdere, segue il suggerimento dell'anziana Gloria Needleman, incontrata per caso durante la stesura di un necrologio per l'anziano marito: preparare una lista con le caratteristiche dell'uomo dei sogni e aspettare che l'Universo la accontenti.
Così accade e il destino si materializza nel bellissimo e tenebroso Rick, proprietario di una catena di negozi per animali. Quando si dice colpo di fulmine... La passione la travolge, e un lieto fine tinto di rosa si profila davanti ai suoi occhi. Ma qualcosa nel passato di Rick minaccia la loro felicità. Un incidente d'auto, provocato dal ragazzo anni prima. Un padre e un desiderio di vendetta impossibile da placare. Saranno sufficienti la voglia di andare avanti e una promessa di felicità per rimettere in ordine i tasselli della vita di Josephine? Di certo non saranno i fantasmi del passato a farla desistere, ora che tutto ciò che desidera è vicino più che mai.

La storia è sufficientemente carina, adatta da leggersi in un grigio weekend autunnale; ci sono passaggi estremamente esilaranti (ad esempio l'episodio con il cane e il vibratore), un accenno di giallo/storia di vendetta legata al passato (con il personaggio "cattivo" che gradualmente viene mostrato - anche lui - sotto una luce più sofferente e umana), e un lieto fine d'obbligo.

Il personaggio maschile è uno che in gioventù era uno sciamannato di prima categoria, drogato, puttaniere, con un tatuaggio terribile, e che si è trasformato nell'uomo da sei milioni di dollari, benefattore dei derelitti e imprenditore di successo. E com'è che uno così, dopo sette anni di vita monacale autoimposta, accetta di uscire con una normalissima trent...enne, non bellissima, un po' imbranata e alquanto sfigata? Ehi, dov'è che se ne può trovare un altro così, 'che mi prenoto? No, perché anche se il passato sopra-descritto potrebbe farlo sembrare un personaggio odioso, alla fine il Rick del libro non è per nulla antipatico, anzi si presenta discretamente bene :)

Il libro è il primo di una trilogia che negli USA è già stata pubblicata tutta (anche se non ho capito perché ci siano soltanto 3 libri mentre le amiche del gruppo cinofilo di Josie sono in tutto quattro... mah...). Nonostante questo libro tutto sommato mi sia piaciuto, non credo però che leggerò i prossimi, se mai dovessero essere tradotti anche loro in italiano.

(Susan Donovan, Orgoglio e perdono, Leggere Editore)

lunedì 22 novembre 2010

la settima onda

Ho appena visto che è uscita la traduzione italiana del seguito di "Le ho mai raccontato del vento del Nord", di Daniel Glattauer. Sarà presto fra le mie manine, sì si...
Una considerazione, però: ma quanto è brutta questa copertina? La ragazza ritratta sembra un cadavere, accipicchia...
Daniel Glattauer,
La settima onda, Feltrinelli

Emmi e Leo: per chi ancora non li conosce, sono i protagonisti di un amore virtuale appassionante, che ha vissuto ogni sorta di emozione, a parte quella dell'incontro vero. Sì, perché dopo quasi due anni, Leo ha deciso di tagliare definitivamente i ponti con Emmi e partire per Boston, per ricominciare una nuova vita. Emmi non si dà però per vinta, e riesce nell'impresa di riallacciare i rapporti con Leo. Mentre lei è ancora felicemente sposata con Bernhard, per Leo in nove mesi le cose sono cambiate, eccome: in America ha conosciuto Pamela e finalmente ha iniziato la storia d'amore che ha sempre sognato. Si sa, però, l'apparenza inganna. Ritornano le schermaglie via e-mail che hanno tenuto col fiato sospeso i lettori di "Le ho mai raccontato del vento del Nord", e anche stavolta promettono scintille.


(libro letto il 23 ottobre 2011)
Tanto quanto mi era piaciuto il precedente "Le ho mai raccontato del vento del Nord" (che mi era sembrato così fresco ed originale, e da me si era anche preso cinque pallozze anobiiane), tanto mi ha irritata e delusa questo seguito. Innervosita già dalle prime pagine dalla petulanza e dall'insistenza di Emmi: mammina, ma era così rompicoglioni anche nel primo libro? me l'ero davvero dimenticato...

Sintetizzando all'estremo, dopo un primo libro di rapporto virtuale, in questo secondo Emmi e Leo si incontrano e si allontanano un po' di volte, continuano a scriversi centinaia di mail (ehi, ma forse per 'sti due sarebbe più indicato Skype!), mandano all'aria i loro rapporti reali (matrimonio lei, e nuova fidanzata lui), e alla fine, dopo mesi di pippe mentali, provano a mettersi insieme.

Non mi è più sembrato un libro particolarmente originale, ma a tratti anche un po' noiosino; basti pensare che mi sono imposta di leggerlo tutto nel giro di una giornata, ma solo perché mi ero resa conto che il prestito dalla biblioteca stava scadendo, e mi scocciava riportarlo indietro a pagine intonse.

venerdì 19 novembre 2010

chaplin disse

Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Quindi: vivi come credi e divertiti prima che cali il sipario e l'opera finisca senza applausi.

giovedì 18 novembre 2010

bibliotest

Raccolgo il testimone dalla Francy, e do anch'io le mie risposte.

Come scegli i libri da leggere? Ti fai influenzare dalle recensioni?
A volte leggo i giudizi sulla quarta di copertina (ma ho imparato che in molti casi traggono in inganno). Negli ultimi tempi mi baso molto su Anobii. Comunque anche se di un libro leggo recensioni stra-positive, ma non mi ispira "a pelle", non lo prendo nemmeno in considerazione.

Dove compri i libri, in libreria o online?
Entrambi. La seconda opzione soprattutto per libri in lingua o che proprio non riesco a trovare altrove. E poi online c'è il "mondo"...

Aspetti di finire la lettura di un libro prima di acquistarne un altro o hai una scorta?
E' una domanda seria? Ho un magazzino di libri che aspettano di essere letti: non sono in grado di dire quanti sono.

Di solito quando leggi?
Ogni volta che non ho altro da fare. E a volte riesco anche a farlo in contemporanea con altre attività (es. mentre mangio).

Ti fai influenzare dal numero delle pagine quando compri un libro?
No no, se mi interessa non c'è numero che tenga.

Genere preferito?
Boh, un po' di tutto: narrativa, storia... non ho un solo genere preferito!

Autore preferito?
Ancora! Non saprei... no dai, non fatemi 'ste domande...

Quando è iniziata la tua passione per la lettura?
Credo da sempre: è una cosa innata. Io leggevo già da piccola, ancor prima di andare a scuola (pur non essendo andata all'asilo)... mia madre ha sempre sostenuto che a 3-4 anni io fossi in grado di leggere La Stampa da sola.

Presti i tuoi libri?
In passato l'ho fatto, ma se posso lo evito accuratamente (arrivando anche a inventarmi frottole). E comunque se proprio dovessi, lo farei solo ed esclusivamente con persone di cui mi fido, che so non mi rovinerebbero il libro e me lo restituirebbero in tempi accettabili.

Leggi un libro alla volta o riesci a leggerne diversi contemporaneamente?
Più di uno alla volta: di solito ce n'è uno "da casa" e uno (tascabile) che mi leggo sui mezzi pubblici mentre vado/torno al lavoro.

I tuoi amici \ familiari leggono?
In famiglia solo mio papà (ma esclusivamente roba di storia). Tra gli amici qualcuno sì e qualcuno no.

Quanto impieghi mediamente a leggere un libro?
Dipende dal libro e dal tempo che ho a disposizione. A volte nel weekend ci posso impiegare anche soltanto una giornata, ma più spesso ci vuole almeno una settimana... comunque leggere non è una gara a chi arriva prima :)

Quando vedi qualcuno che legge (ad esempio nei mezzi pubblici) sbirci il titolo del libro?
E certo che sì!

Se tutti i libri al mondo dovessero essere distrutti e potessi salvarne uno soltanto, quale sarebbe?
Non si potrebbe salvare un ebook reader con tanti titoli caricati?

Perché ti piace leggere?
Perché mi apre la mente, mi porta lontano, allarga le mie conoscenze e le mie esperienze.

Leggi libri in prestito o solo libri che possiedi?
Ho la tessera del circuito delle biblioteche civiche, e le frequento (anche se un po' ciclicamente). Ho letto molti libri presi in prestito. Le biblioteche pubbliche sono una "santa" istituzione che spero continui a rimanere presente e disponibile (nonostante i tagli al settore culturale).

Quale libro non sei mai riuscita a finire?
"L'ora delle streghe" di Anne Rice.
Più che finirlo, direi che non sono ancora riuscita a cominciarlo nonostante ce l'abbia in libreria da tempo immemore.

Hai mai comprato libri solo per la copertina? Cosa ti colpisce delle copertine?
Solo ed esclusivamente per la copertina no: se però c'è anche un accenno di trama vagamente interessante, allora sì.

C’è una casa editrice che ami particolarmente e perché?
Mah, non saprei... Non "amo" nessuna casa editrice; se dovessi lanciarmi direi che mi è simpatica la Tea, che offre diversi titoli di case editrici maggiori a prezzi più abbordabili.

Porti i libri ovunque o li tieni al sicuro in casa?
Quelli che escono di casa lo fanno soltanto per il tempo necessario alla lettura durante il tragitto casa-lavoro, e devo sempre inventarmi un metodo affinché non si facciano le orecchie o si sgualciscano nella borsa...

Qual è il libro che ti hanno regalato e che hai apprezzato maggiormente?
Spesso i libri che mi regalano non ci azzeccano per niente con quello che mi interessa. L'unico che mi è piaciuto davvero è stato "Il cavaliere d'inverno" di Paullina Simons.

Come scegli un libro da regalare?
Regalo un libro soltanto se conosco un minimo la persona che dovrà riceverlo. Cerco di andare incontro a quelli che sono i suoi interessi e la sua personalità.

La tua libreria è ordinata secondo un criterio particolare?
No, è tutto piuttosto alla rinfusa... e ormai ci sono diversi scaffali (però per adesso riesco a trovare tutto senza problemi).

Quando leggi un libro che ha delle note, le leggi o le salti?
Dipende dalla loro lunghezza: se sono brevi o necessarie per la comprensione del testo le leggo.

Leggi eventuali introduzioni, prefazioni postfazioni o le salti?
Qualche rara volta sì, ma la maggior parte delle volte no.

facce da cartone

Periodicamente su Facebook si diffondono a macchia d'olio iniziative "virali", che vengono trasmesse da un "amico" all'altro. E così si leggono aggiornamenti di stato dal vago sapore malizioso (sul tavolo, sul tappeto, accanto al letto...), che fanno pensare a chissà quali set - mentre più prosaicamente si tratta del luogo in cui si smolla la borsa quando si arriva esausti a casa; oppure nascono arcobaleni di colore, ermetici sino a quando non si capisce che si tratta del colore della biancheria intima indossata in quel momento.

Giochini abbastanza inutili, che servono semplicemente a farci sentire parte di un tutto. E questa settimana si è diffusa l'ennesima proposta, alla quale però ho riscontrato un'adesione ben più massiccia delle altre volte.
Dal 15 al 20 novembre cambia la foto del tuo profilo di Facebook con quella di un eroe dei cartoni animati della tua infanzia e invita i tuoi amici a fare lo stesso.Lo scopo? In questi giorni si terrà la settimana deidiritti d'infanzia! Per una settimana non vedremo una sola faccia "vera" su Facebook ma un'invasione di ricordi d'infanzia!

Veramente mi era già arrivata ieri, ma da brava pigra ho fatto finta di niente (troppo sbattimento cambiare un'immagine per due soli giorni), salvo cedere solo quest'oggi... alla fine è una cosa simpatica :)

lunedì 15 novembre 2010

the scarlet domino

Liberi di crederci o no, ma ho comprato questo libercolo per soli 20 pence nella chiesa di St. Peter a Winchcombe, nelle Cotswolds, la scorsa estate. Entrata nella bella chiesetta del paesello, pronta ad ammirare qualche vetrata o fotografare un elegante soffitto, ecco che, zàcchete, cosa vedono mai i miei occhi? Due navate laterali piene di bancarelle e scatoloni ricolmi di libri usati, a prezzi spettacolari, per una vendita di beneficenza. Diversi scatoloni presentano l'etichetta di "20p per book", e come faccio io - povera lettrice compulsiva in vacanza - a non approfittarne, soprattutto quando vedo che ci sono dei volumetti di autori come Georgette Heyer, James Herriot, Ken Follett e Agatha Christie?
Magari si tratta di libri che possiedo già in italiano, ma come si può resistere di fronte al fascino "vintage" del vecchio paperback ingiallito, che magari ha passato tutta la sua vita su uno scaffale di una bella biblioteca in un cottage inglese, e che adesso se ne verrà con me in Italia?

Attivo gli occhietti in modalità scansione veloce, per passarmi in rassegna tutti 'sti scatoloni mentre le mie amiche mi aspettano "pazientemente" fotografando le lapidi del piccolo cimitero e i portali della chiesa.
E per puro caso, trovo anche un libro di Sylvia Thorpe, e lo prendo al volo, soprattutto perché si tratta di un titolo che non è stato tradotto in italiano. Il libro è ovviamente questo - "The scarlet domino".In una fredda notte del febbraio 1761, Antonia Kelshall e Geraint St.Arvan vengono costretti al matrimonio, dopo essersi incontrati per la prima volta soltanto un'ora prima. Il matrimonio è stato organizzato dal nonno della ragazza, sir Charles, che ha saldato tutti i debiti di St.Arvan facendolo uscire dalla prigione di Newgate, in cambio della sua adesione a un non meglio specificato contratto, che si rivela essere quello matrimoniale. Geraint si trova così ricco marito di una ricca e bella ereditiera, che però lo odia, nonché oggetto dei loschi intrighi di un cugino che da tempo vuole impossessarsi del patrimonio di famiglia.

Clichés abbastanza triti e non particolarmente originali, ma il romanzetto tiene desta l'attenzione e si fa leggere - anche se a un certo punto non ho più capito come abbia fatto Antonia a lasciarsi invischiare nelle trame del cugino, e tutto ciò che ne consegue.

"I mean nothing to you, nor you to me," said Antonia.
"You are my wife. The marriage was not of my seeking, but since you now bear my name, you will conduct yourself becomingly. If you do not, I promise that you will most bitterly regret it."
For a few seconds the dark eyes met and held the blue, and it was as thourgh swords had been crossed in the quiet room. Then Antonia, trembling with anger, moved forward until she stood within a yard of Geraint.
"Do not try me too far", she said in a low fierce voice. "I can be a dangerous enemy, for I have been taught only too well how to hate."
Laughter leapt into his eyes again, and the brief moment of seriousness was past. "Then it is time you were taught to love," Gerant replied.


Sylvia Thorpe (pseudonimo di June Sylvia Thimblethorpe) è nata a Londra nel 1926, e ha scritto una trentina di romanzi ambientati nell'Inghilterra dei secoli passati. Romanzi ironici, sentimentali, appassionati, ricchi di avventure e colpi di scena, che le hanno valso una grandissima popolarità. Una scrittura elegante, trame appassionanti, misteriose e ricche di emozione, e personaggi intriganti.

In italiano sono stati tradotti soltanto quattro titoli, negli anni '70: "L'Erede dei Tarrington", "Quadriglia", "Scambio di Dame" (editi negli Oscar Mondadori), e "L’Usignolo d’Argento". Io ho recuperato casualmente i primi 3 libri in italiano (sul mercato dell'usato), e devo dire che per me la Thorpe è stata una piacevolissima sorpresa :) Ho cominciato il primo libro senza particolari aspettative, e invece ho scoperto un'autrice davvero intrigante (L'erede di Tarrington mi è piaciuto tantissimo). Peccato davvero che in italiano ne siano stati tradotti così pochi.

martedì 9 novembre 2010

nuovo look

Mi ero stufata dell'arancione pallidino di sfondo e ho cambiato il layout del blog. Quindi largo a tinte autunnali, però con tonalità calde, e a pannelli di legno, un po' country.

stile mucha

Alphonse Mucha: modernista e visionario
29 luglio - 21 novembre 2010
Forte di Bard (AO)


Una mostra che mi piacerebbe riuscire ad andare a visitare, prima della sua chiusura, è questa, dedicata alle opere di Mucha. Si tratta della prima grande esposizione delle sue opere in Italia, realizzata in occasione del centocinquantesimo anniversario della nascita dell’artista su iniziativa dell’Associazione Forte di Bard in collaborazione con la Fondazione Mucha.

Alphonse Mucha (1860-1939), artista ceco, è stato uno dei rappresentanti più significativi dell’Art Nouveau. Il suo stile lo rende "fautore" di un nuovo linguaggio comunicativo, di un’arte visiva innovatrice e potente: le immagini femminili dei suoi poster, fortemente sensuali e cariche di erotismo, entro composizioni grafiche ben precise arrivano e spopolano in tutti i ceti e gli ambienti della società dell’epoca e, tutt’ora, alla vista degli odiernissimi manifesti pubblicitari è possibile scorgere il gene artistico di Mucha. Lo "Stile Mucha" lo ha reso unico, riconoscibile, modernista appunto, eterno simbolo dell’Art Nouveau.

Il percorso espositivo che si snoda in tre parti, presenta vari ambiti, prospettive e aspetti dell’arte di Alphonse Mucha. Esamina Mucha padre della grafica, Mucha filosofo e artista visionario. Più di duecento opere della collezione della Fondazione, oltre ad una quarantina provenienti da collezioni private, mostrano il lavoro e il genio creativo dell’artista: manifesti, libri, disegni, sculture, oli e acquerelli, oltre a fotografie, gioielli e opere decorative, ricompongono la sua poliedricità e l’eclettismo della sua personalità.
(Fonte: www.fortedibard.it)

sabato 6 novembre 2010

made in china

Quest'oggi son stata trascinata da mamma e cugina in un grande magazzino cinese, aperto circa un mese fa sulle ceneri di quello che era un grande centro dedicato al bricolage, qui nelle vicinanze. Chiuso quel bel negozione che vendeva piante, legname, articoli per la casa e attrezzature varie, ecco che è stato aperto questo angolo di Cina, a mio parere abbastanza autarchico. Io ero - e son rimasta - un po' prevenuta su 'sto posto, lo ammetto.
Appena entrati si avverte subito un odore chimico, di solventi o chissà che cosa... lavorare in questo posto tutto il giorno dev'essere proprio una botta di salute. Gli articoli in vendita spaziano dall'abbigliamento, accessori, calzature, bigiotteria, ai giocattoli, articoli per la casa, per gli animali e per la pulizia. Naturalmente la qualità è quella cinese, intesa nel senso deleterio del termine, così come anche i prezzi, per lo più bassi. Fra la bigiotteria e la biancheria intima c'erano alcuni esempi di kitsch e cattivo gusto di fronte ai quali non ho potuto far altro che osservarli con occhio critico e divertito. Altri oggetti invece erano, tutto sommato, accettabili.

Quello che però mi ha lasciato maggiormente interdetta è stato che tutti i commessi, dal primo all'ultimo, erano cinesi; la radio interna diffondeva le solite canzoni commerciali da classifica, ma quando venivano diffusi i messaggi di servizio, questi erano in cinese!! I cartelli esposti alla clientela, così come le etichette sugli scaffali, erano scritti in un italiano stentato, il più delle volte con errori nelle doppie o nella sintassi. Mi è venuta in mente la sensazione di completa estraneità di cui mi aveva raccontato una coppia di miei amici che quest'estate era stata a San Francisco, e che aveva sperimentato all'interno del quartiere di Chinatown. Pensare che la stessa cosa mi stava succedendo a due passi da casa...

Ho inoltre scoperto, con mio grande divertimento, che in 'sto posto, se volessi comprare una t-shirt o un paio di mutandine, dovrei prendere la taglia XL-XXL, invece della solita taglia 40-42 a cui sono abituata. Evidentemente i cinesi sono piccolini, e per i loro standard io sono un gigante :)

Ma questa è stata l'unica cosa che mi ha fatto sorridere; in questo sabato pomeriggio il posto era pieno di clienti (italiani) con i cestini pieni di acquisti, di tante cosine da pochi euro che alla fine fanno comunque un totale di tutto rispetto. Ci si lancia ad acquistare questo tipo di merce, di bassa qualità e "made in China" (oppure anche "made in Italy" - come dicevano le etichette sui vestiti - ma probabilmente fatta da lavoratori cinesi che lavorano in chissà quali fabbriche qui in Italia, e chissà in quali condizioni), pensando di risparmiare e di fare un buon affare, quando invece - credo - si tratta di un suicidio economico.

Mia madre è entusiasta di questo nuovo magazzino cinese, ma da parte mia mi sono ripromessa di non metterci più piede, sin quando avrò la possibilità di scegliere e comprare altrove.

martedì 2 novembre 2010

che ora è?

Si dice che l'ora legale serva a far risparmiare 85 milioni di euro, ma a me questa motivazione non ha mai davvero convinto. Viviamo in un mondo dove le attività sono sempre in corso, 24 ore su 24: i server di Internet devono essere sempre connessi, gli impianti di un ospedale o di una fabbrica medio-grande sono sempre attivi, l'ora di illuminazione risparmiata al mattino ce la perdiamo nuovamente la sera, e viceversa.

Per quale motivo dobbiamo sbatterci due volte l'anno per spostare le lancette di tutti gli orologi e incasinarci le abitudini? A me non interessa se legale o solare, ma voterei volentieri per mantenere durante l'anno UNA sola ora, senza bisogno di continuare sempre a cambiarla...