giovedì 26 aprile 2012

mockingjay

La fine della trilogia Hunger Games mi ha lasciato abbastanza con l'amaro in bocca.
Il libro parte molto lento rispetto agli altri due: sino a metà inoltrata l'ho trovato molto meno coinvolgente, poi gli eventi si fanno frenetici e precipitano di nuovo, muoiono personaggi che a quel punto non pensavo più facessero quella fine (!), e il finale l'ho trovato alquanto triste. Manca di quella speranza nel futuro e nel cambiamento possibile, che nei primi due libri uno si aspettava di trovare. A mio parere gli stessi Katniss, Gale e Peeta risultano un po' snaturati in questo terzo capitolo, ma forse è inevitabile...
A questo finale non mi sento proprio di dare la votazione piena che avevo dato ai primi due capitoli.

giovedì 19 aprile 2012

personaggi di cartone

Bugs, Daffy, Silvestro & Co.
I cartoni animati della Warner Bros.

Museo del Cinema, Mole Antonelliana, Torino
(23 febbraio - 27 maggio 2012)


Il Museo Nazionale del Cinema di Torino presenta in prima europea questa mostra dedicata ai personaggi dei cartoon della Warner Bros, realizzati tra il 1930 e il 1969. La mostra, nata dalla collezione privata di Steve Schneider, collezionista e studioso americano, arriva per la prima volta in Europa dopo aver girato i principali musei degli Stati Uniti, partendo dal MoMA di New York.
L'esposizione si sviluppa nell'aula del tempio della Mole, ma soprattutto lungo la rampa elicoidale della Mole. Sono esposti  oltre 150 materiali originali (soggetti, schizzi, disegni, documenti, fogli di acetato, stampe, storyboard)  e 48 manifesti e materiali pubblicitari appartenenti alle collezioni del Museo Nazionale del Cinema. Bugs Bunny, Daffy Duck, Willy E. Coyote, Speedy Gonzales, il Gatto Silvestro, Titti, Taddeo e molti altri. Grazie ai documenti esposti, comprendiamo le varie fasi produttive di un cartone animato, come è stato fatto nel corso del Novecento, prima che entrasse in campo la computer graphics: un processo complesso e affascinante.

I cartoni della Warner Bros furono prodotti in origine per essere proiettati al cinema, e vengono tuttora trasmessi dalle televisioni in giro per il mondo. Nel corso dei decenni vennero prodotti più di 1000 titoli, creando più stelle di qualsiasi altro studios e vincendo addirittura sei premi Oscar.
Rispetto ai cartoni della Disney, più edulcorati e buonisti, quelli della Warner erano rivolti maggiormente a un pubblico di adulti, e secondo uno degli autori, la ragione del loro successo era proprio da ricercarsi in quest'aspetto: trame sfacciate e azioni energiche, umorismo grottesco e avventure irriverenti, che entrano ancora oggi nelle nostre case.






mercoledì 18 aprile 2012

hunger games barbie

La Mattel ha fatto uscire la Barbie dedicata a Katniss Everdeen, l'eroina di Hunger Games: è troppo bellina! La voglio!
La bambola ha l'arco, le frecce e la faretra, e naturalmente la spilletta della mockingjay, la ghiandaia imitatrice.

domenica 15 aprile 2012

la classe non è acqua

Esattamente il tipo di narrazione che mi aspettavo dal nostro Caprarica: gossip storici e contemporanei su vari esponenti dell'aristocrazia britannica, considerazioni di costume sulla Royal Family, e sul recente matrimonio reale.
La parte finale vira invece sul gossip politico e scandalistico degli ultimi tempi (David Cameron, Rebekah Brooks e gli scandali legati a "News of the world"), il che aumenta di molto l'obsolescenza del volume se letto fra qualche tempo. A me il libercolo non è dispiaciuto, anche se avrei preferito che non andasse a parare così tanto nell'attualità, ma vi do un consiglio spassionato: leggetelo soltanto se siete anglofili incalliti, altrimenti vi annoiate. E se riuscite a prenderlo in prestito o in biblioteca, tanto meglio...

sabato 7 aprile 2012

quattro giorni londinesi/3

Domenica (3° giorno)
Mi sono azzardata ad andare a Londra senza portarmi un ombrello. Consapevolmente. Il solo bagaglio a mano di RyanAir non consente troppi lussi, e l'ombrellino pieghevole mi porta sempre a chiedermi se me lo faranno portare a bordo oppure no. Per non correre rischi non l'ho preso, e mi sono detta che se avesse piovuto (tanto) me lo sarei comprato a Londra.
Difatti la domenica ha piovuto tutto il giorno! Quella pioggerellina costante, un po' insistente ma non troppo fastidiosa che accompagna molte delle giornate in terra d'Albione. Però l'ombrello non l'ho comprato lo stesso, è stata sufficiente la giacca con cappuccio che avevo (anche se in albergo a fine giornata l'ho appesa sulla vasca da bagno, totalmente fradicia).

La tappa della mattina è stata la Wallace Collection, verso cui ci siamo dirette a piedi nonostante la pioggerellina, in quanto relativamente vicina alla zona dell'albergo. Lungo il tragitto ci siamo imbattute in due poliziotti di guardia sul marciapiede con mitra spianato, che gentilmente e con tranquillità ci hanno augurato "Good morning", come se in braccio stessero tenendo due cagnolini invece di due armi cariche, mah... un po' inquietante. La Wallace Collection erano anni che volevo vederla, e per me era una delle tappe imprescindibili di questi pochi giorni londinesi. Un museo fatto come un piccolo scrigno, delizioso e davvero ricco di capolavori. Ne parlerò più diffusamente in un post apposito. Sono stata piacevolmente sorpresa anche nello scoprire che l'accesso al museo era free (come molti altri musei a Londra).

Uscite da lì ci siamo fatte un'ulteriore scarpinata per tutta Baker Street (sempre sotto la pioggia), sino ad arrivare al famoso numero civico 221/B, dove c'è il museo dedicato a Sherlock Holmes. Baker Street in sé non ha proprio nulla di speciale, c'è qualche negozio e qualche locale, ma dato che era domenica molte delle vetrine erano chiuse. Entrambe le mie compagne di viaggio hanno però approfittato di Boots (che era aperto) spendendo non poche sterline in cerottini per i piedi... Non abbiamo visitato il museo di Sherlock Holmes (che, tra parentesi, era pieno di giapponesi), ma ci siamo accontentate di fare una fotografia all'ingresso, dove c'era un tizio vestito in abiti da poliziotto dell'età vittoriana. Sul marciapiede di fronte c'era un negozio di memorabilia rock, e ci abbiamo fatto un giretto, dato che una delle mie amiche stava cercando dei souvenir a tema Pink Floyd. Ripensando a quel negozio, mi ricordo le tipiche scale interne, con gli scalini stretti e la ringhiera di legno, che collegavano il piano intermedio superiore - la stessa tipologia c'era anche nei negozietti di Pembridge Road.Poi abbiamo preso la metro (linea gialla Circle) alla fermata di Baker Street - che ho trovato una delle fermate più particolari e affascinanti dal punto di vista architettonico: dev'essere anche una delle più vecchie dell'intera rete, con le ampie volte in mattoni - fino alla City, fermata Mansion House.

Siamo arrivate fino alla St.Paul Cathedral, che sapevamo di domenica non si poteva visitare, in quanto aperta soltanto per le funzioni religiose. In realtà si poteva comunque entrare (senza pagare le 14,50 sterline richieste per la visita negli altri giorni) e camminare sino a un certo punto della navata, da cui si poteva comunque avere una discreta idea della chiesa, tomba di Wellington inclusa. Siamo state soddisfatte anche così, e abbiamo risparmiato...
Nel frattempo l'ora di pranzo era già ampiamente passata, per cui ci siamo fermate in un Garfunkel's su Fleet Street per mangiare qualcosa. Io ho avuto la bella idea di prendere la soup of the day nonostante fosse alla cipolla, e ho finito per lasciarne metà: era una zuppa scura e dolciastra, ma pepatissima, che dopo qualche cucchiaiata faceva venire la nausea. E poi ho preso una jacked potato, abbastanza deludente però: non aveva nulla a che fare con quelle che mi ricordavo di aver mangiato durante le ultime vacanze inglesi.

A questo punto eravamo ormai in pieno pomeriggio, e la tappa successiva sarebbe dovuta essere il mitico negozio di tè della Twinings sullo Strand, nel quale volevo assolutissimamente passare. Peccato che la domenica chiudesse alle 16 (per non lasciare nulla al caso, mi ero presa nota su un quadernino degli orari di negozi, musei e posti vari dove volevo andare). Ero praticamente sicura che non ce l'avremmo fatta, ma alla fine ci siamo arrivate proprio per un pelo! Siamo entrate un paio di minuti prima della chiusura, e visto che eravamo dentro i commessi ci hanno lasciato tranquillamente finire di guardare e di scegliere cosa acquistare (mentre non hanno più fatto entrare una coppia arrivata subito dopo di noi). Sono stata in dubbio se acquistare la scatola vuota di legno dove mettere le bustine (scatola con 4 divisori per 19 sterline), ma alla fine non l'ho presa per le solite difficoltà con lo spazio/peso del bagaglio del rientro. Il negozietto è veramente piccino, una sorta di corridoio abbastanza lungo, dove i te e le tisane sono esposte ai lati. Nel retrobottega dovrebbe esserci una sala per degustare le miscele, ma dato il tempo nullo che avevamo a disposizione, ovviamente non l'abbiamo vista. Ho acquistato due tisane al "raspberry and pomegranate" e "sanguinello orange and cranberry", e poi non potevo farmi mancare la scatola in latta con il white tea creato appositamente per il Royal Wedding, al bergamotto e petali di rosa (a "sole" 6 sterline). In più sono anche riuscita a farmi dare il free gift del modellino di furgoncino Twinings di inizio secolo, che si poteva avere spendendo almeno 15 sterline e presentando il coupon ritagliato da dietro al giornalino "London Planner" - in realtà la commessa sosteneva che la promozione era valida solo sotto Natale e che non ce n'erano più, io insistevo che il giornalino era quello di febbraio e che comunque non c'era scritta nessuna data di scadenza sul coupon, alla fine il suo collega evidentemente ha avuto pietà di me, ha preso un modellino di quelli in esposizione e le ha detto di darmelo. Ovviamente per queste cose io sono come una bambinetta, e sono stata molto felice di avere ottenuto la macchinina/modellino della Twinings :-)

Alla fine io e le mie amiche siamo uscite da lì con una grande borsa contenente un bel po' di tè. La borsa però era di carta e stava continuando a piovere :-( Visto il tempaccio abbiamo preso un bus per alcune fermate sino a Piccadilly Circus. Da lì ci siamo fatte una passeggiata lungo Piccadilly, dove in linea di massima i negozi erano ancora aperti. Ho fatto un rapidissimo salto da Waterstones ai numeri civici 203/206, forse la libreria più grande di Londra, con 5 piani, ma non ci sono stata molto perché le mie amiche non erano entrate e mi stavano aspettando fuori - se fossi stata da sola, sicuramente ci avrei passato dentro almeno un'ora o due... Ma la libreria che ci tenevo veramente a vedere era un po' più avanti, al civico 187: il mitico Hatchard's, booksellers since 1797 e fornitore della real casa eccetera eccetera; qui venivano Lord Byron e il duca di Wellington, Oscar Wilde e George Bernard Shaw, Ruyard Kipling e Virginia Woolf, insomma tutti gli scrittori e personaggi di rilievo inglesi (e non) degli ultimi duecento anni e passa. Una scala centrale in legno collega i vari piani, e la moquette accompagna ogni passo nelle varie stanze. Qui da Hatchard's abbiamo fatto una tappa un po' più lunga: io ho comprato una biografia della Heyer (individuata per caso) e una mia amica ha preso un libro per bambini da regalare. Uscite dalla libreria, siamo passate davanti alla Burlington Arcade e a Fortnum&Mason, nel quale però non siamo entrate (se fossimo state lì soltanto due giorni prima avremmo incontrato la Regina, la duchessa di Cornovaglia e la duchessa di Cambridge in visita). All'estremità ovest di Piccadilly c'è l'Hard Rock londinese, e lì le mie compagne di viaggio hanno speso in magliette per fratelli e nipoti. Curiosamente anche lì disponevamo di un coupon per avere un gadget sopra un certo importo speso, ma abbiamo dovuto ricordarlo esplicitamente al cassiere, che altrimenti se ne stava dimenticando...

Tra una cosa e l'altra si era fatto quasi buio, erano più o meno le sei, e una delle mie amiche (quella del souvenir a tema Pink Floyd) voleva assolutamente fare la foto con la Battersea Power Station sullo sfondo - mi ha spiegato che è riprodotta sulla copertina di un loro album... io ammetto la mia ignoranza in tema... Quindi abbiamo cercato di capire quale bus arrivasse giù fin sulle sponde del Tamigi in un punto che avesse una buona visuale della Battersea Power Station, e soprattutto dove fosse la fermata per prenderlo. Finalmente l'abbiamo trovato, e siamo scese immediatamente dopo il Chelsea Bridge, sulla sponda sud del Tamigi; siamo tornate un po' indietro sul ponte ed ecco che la sagoma inconfondible della vecchia centrale era lì davanti a noi. Una volta fatto il servizio fotografico siamo risalite sul bus per fare il percorso inverso, e con l'aggiunta di un pezzo in metropolitana siamo ritornate nella zona di Baker Street per mangiar cena. Un mio amico che vive a Londra da qualche anno mi aveva consigliato la catena del Gourmet Burger Kitchen, e lì ci siamo dirette, ma ad essere sincera non ho trovato il posto così favoloso nè particolare, anche se l'hamburger era buono (altissimo e complicatissimo da addentare, ma buono, né).Siamo rientrate in albergo, ma non prima di una tappa nel pub sottostante, per una birra finale, dopo di che ce ne siamo salite in camera, e ci siamo dedicate alla preparazione dei bagagli per il ritorno, poi siamo andate a nanna, belle stanchine.

Lunedi (4° giorno)
Cielo un po' nuvoloso, ma per fortuna non pioveva, e pian piano migliorava sempre più. Abbiamo lasciato in deposito i bagagli in albergo (la navetta per Stansted partiva dalla Liverpool Station soltanto verso le tre), e ci siamo apprestate a fare un ultimo giro turistico. Ci eravamo affezionate alla linea 23, molto comoda per raggiungere il centro, e l'abbiamo presa anche stamattina, sistemandoci al piano superiore del bus, da dove si ha una vista migliore.

Siamo scese in Trafalgar Square, che siamo finalmente riuscite a fotografare in piena luce e in pieno sole, e da lì ci siamo avviate lungo Whitehall. Un mini assembramento di persone sul marciapiede era dovuto alla presenza di due guardie a cavallo davanti alle loro garitte di fronte all'Household Cavalry Museum: ovviamente tutte le persone si stavano facendo la fotografia accanto al cavallo e alla guardia. Evidentemente questi cavalli devono avere un bel caratterino, dato che ci sono cartelli che segnalano di stare attenti perché i cavalli potrebbero mordere! D'altronde, poveri animali, con tutti questi sconosciuti che gli si accalcano intorno in continuazione, non posso dar loro torto...Un po' più a sud c'è Downing Street, la residenza del Primo Ministro, completamente sbarrata da una cancellata e presidiata da guardie. Davanti a questo dispiegamento di forze militari c'era una scolaresca delle elementari che stava facendo fotografie a più non posso...

Siamo arrivate alla Westminster Abbey, dove - a prestar fede alla mia guida - credevo che fosse possibile entrare senza pagare nella sola parte anteriore della navata. In realtà ciò non è stato possibile, perché per entrare era comunque richiesto di pagare 16 sterline. Dato che, come al solito, non avevamo tempo per una visita approfondita, ci siamo risparmiate anche questi soldini. D'accordo che si tratta del sacrario della nazione inglese, etc etc, ma il biglietto in questione mi pare comunque esoso, e dato il grande numero di chiese gotiche inglesi che mi sono visitata negli ultimi anni - dove in genere il biglietto aveva un prezzo più accessibile - credo che una in più o in meno non faccia più molta differenza (ormai nella mia testa si confondono un po' tutte). Ci siamo fatte un giro nella parte esterna, abbiamo costeggiato le Houses of Parliament, e siamo ritornate sotto al Big Ben davanti alla statua della regina Boudicca. Poi abbiamo ripreso la metropolitana in direzione Tower Hill.
La prima (e unica volta) che avevo visitato la Torre di Londra era stato nel 2000, e ho tuttora un ricordo abbastanza preciso delle parti interne alle mura. Avevo invece soltanto ricordi vaghi sulla parte esterna, ma mi è sembrato che siano stati fatti notevoli lavori di riallestimento delle zone biglietteria, bookshop e cortile esterno. Non siamo entrate nemmeno nella Torre, sempre per il solito discorso del tempo che ci mancava, ma ci siamo limitate a fare una mini-passeggiata sulla banchina lungo il fiume, dove si vede il celeberrimo Traitor's Gate e naturalmente il Tower Bridge. Ci siamo prese un momento di relax allo Starbucks affacciato su Tower Hill, con un sostanzioso muffin e un Frappuccino ('che mi son ricordata troppo tardi essere una roba fredda! mannaggia: il mio stomaco non ne era esattamente felice).

A questo punto il tempo per cazzeggiare era finito: ci siamo indirizzate di nuovo verso la metro, e siam dovute tornare su a Paddington in albergo per riprendere i bagagli. E' stato in quell'occasione che ho notato quanto le linee della metro londinese non siano poi tutte così frequenti (l'abbiamo dovuta attendere un po'... e comunque ci è voluto anche un bel po' di tempo per fare tutte le fermate). Raccattati i trolley siamo ridiscese nella metro. E qui mi sono resa conto che la linea Circle non è realmente circolare, perché se la prendi a Paddington in direzione est (come nel nostro caso) devi scendere dopo una sola fermata a Edgware Road (dove fa una specie di capolinea), scarpinare nella stazione e poi sistemarti in attesa su un altro binario, sempre stazione di Edgware Road... insomma, non è una roba esattamente intuitiva!
Uscite dalla Liverpool Street quasi verso le tre, leggiamo che a causa di problemi di security nella stazione di Bank, la linea gialla e la verde vengono momentamente sospese. Ecco, meno male che noi siamo arrivate in tempo, altrimenti addio navetta e addio aereo! Sono le tre e mezza. Ci procuriamo un panino da mangiare in pulman, ed eccoci in viaggio verso Stansted. Il tragitto che la navetta compie per uscire dalla città non è lo stesso dell'andata, difatti non passiamo più accanto al quartiere dove stanno costruendo gli impianti olimpici, ma in mezzo a zone popolari (Bethnal Green e South Hackney). Dopo circa un'oretta siamo a Stansted. E il viaggio è finito, per questa volta.
<< 2° giorno

venerdì 6 aprile 2012

dolcezza illegale

Ho appena scoperto che negli Stati Uniti gli ovetti Kinder sono illegali. Pensavo fosse una bufala, invece è vero. Soltanto nel corso del 2011 l'ufficio della Us Customs and Border Protection (le dogane) ne ha sequestrati più di 60mila, nei bagagli dei viaggiatori o in pacchi postali.

La ratio della legge statunitense intende essere quella di tutelare i bambini dalla possibilità di essere soffocati con le sorpresine contenute dentro gli ovetti (c'è il divieto di includere materiale non commestibile dentro a generi alimentari). Ahimé, i bambini americani non sono consapevoli di quello che si perdono a causa di 'sta legge miope: quando ero bambina l'ovetto con la sorpresina era sempre una gioia.


Mi chiedo: ma noi europei allora dobbiamo ritenerci fortunati di essere riusciti ad arrivare all'età adulta senza essere stati soffocati da una sorpresina? E gli americani sono gli stessi nel cui paese un ragazzo si può procurare facilmente un'arma, nonché ingozzarsi di BigMac a go-go un giorno dopo l'altro, ma non può godersi un piccolo delizioso ovetto di cioccolata con la sorpresa? Mah...
(invece pare che in Canada i Kinder Sorpresa siano commercializzati tranquillamente)

giovedì 5 aprile 2012

game of thrones season 2

Appena vista la prima puntata della season 2 di Game of Thrones e son qua che sto cercando di rintracciare quali sono gli elementi che mi hanno lasciata un po'... così... e non so bene perché... Ci ho trovato più scostamenti di quanto mi aspettassi, rispetto al libro corrispondente, che ho finito di leggere da pochissimo.

Beh, sicuramente una differenza importante fra 1a e 2a stagione (per me) è che ho visto la 1a stagione "prima" e subito "dopo" ho letto il libro, rintracciandovi molte cose uguali, scene e intere battute di dialoghi. Invece per questa 2a stagione la mia situazione si è invertita, perché ho letto "prima" il libro e "dopo" sto guardando la serie tv. Quindi adesso ho aspettative e immagini mentali della storia che prima non potevo avere.
Però a me resta la sensazione che nella 2x01 ci siano state scene che nel libro non c'erano, come Robb che accusa Jaime incatenato di essere il padre di Joffrey, o la scenata fra Joffrey e Cersei nella sala del trono in fase di riallestimento. Niente di grave, comunque: licenze televisive accettabili :-) oppure sono io che non mi ricordo bene i libri.

Bella la tipologia di ripresa usata per descrivere il POV con gli occhi del metalupo, coi colori contrastati in maniera particolare e la prospettiva dal basso. Nella 1a stagione i metalupi - ancora cuccioli - dei ragazzi Stark erano interpretati da animali in carne e ossa, invece nella 2x01 hanno usato effetti speciali di computer graphics, che si notano forse un po' troppo, ad esempio nella scena di Robb con Jaime, Vento Grigio appare gigantesco! Invece sono molto carini i draghetti di Daenerys.

Do merito alla serie tv di un ulteriore pregio: mi permette di raffigurarmi in maniera molto più affascinante rispetto al libro Jorah Mormont (che nei libri è descritto come brutto e peloso, mentre qui è uno dei pochi uomini (non ragazzini) notevoli rimasti.. una volta perso Sean Bean), Robb Stark (nei libri un semplice ragazzino imberbe, invece qui il giovanotto mi fa davvero sangue, eh eh..), e anche Jon Snow (che sto cominciando a rivalutare, dal punto di vista estetico - poiché come personaggio mi è sempre piaciuto molto, sin dall'inizio).

lunedì 2 aprile 2012

a clash of kings

George R.R.Martin, A clash of kings
E anche il secondo librone(*) è andato: le Cronache sono davvero dei bei tomoni, ma mentre le stai leggendo non ti pesano, anzi... ti avvinghiano magicamente e non ti lasciano più andare :-) In effetti in questo "A Clash of Kings" fa capolino anche la magia, che nel primo libro non si era vista granché: le arti magiche (e pericolosamente oscure) di Melisandre, le visioni di Daenerys nella città dell'Oriente, le abilità di metamorfo di Bran e di Jon...
Ci sono talmente tanti bagni di sangue in questo libro, battaglie, squartamenti, assassini e stupri 'che la metà bastavano - e talvolta finiva per darmi anche fastidio leggere dell'ennesima poveretta seviziata e usata a piacimento - ma d'altronde non posso dire che Martin sia crudele soltanto verso le figure femminili, nelle Cronache nessun personaggio è al sicuro (valar morghulis).

Così come nel primo libro, hanno continuato a piacermi molto i personaggi di Arya, Jon e Tyrion: sono i miei favoriti e spero che Martin non me li accoppi al prossimo giro di boa.
La parte finale di "Clash of Kings" è stata crudele e straziante, perché leggiamo della caduta di Grande Inverno - e quello era il luogo da cui tutto era partito, da cui noi lettori abbiamo cominciato a muoverci nelle terre dei Sette Regni Occidentali e ad appassionarci alle vicende. Ammetto però che per quanto abbia odiato Theon, mi ha fatto pena anche lui nell'ultima scena in cui osserva Sorriso, il suo cavallo, venire imbizzarrito verso di lui con la criniera in fiamme.
E poi ho provato anch'io quasi un dolore fisico quando Spettro viene assalito dall'aquila - nemmeno avessi il legame di Jon - e mi sono commossa leggendo di Jon e di Qhorin.



(*) In Italia Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco sono state pubblicate dalla Mondadori spezzettando in due o tre volumi i tomi originali.
1) A game of thrones = Il Trono di Spade + Il Grande Inverno
2) A clash of kings = Il Regno dei Lupi + La Regina dei Draghi
3) A storm of swords = Tempesta di Spade + I Fiumi della Guerra + Il Portale delle Tenebre
4) A feast for crows = Il Dominio della Regina + L'Ombra della Profezia
5) A dance with dragons = I guerrieri del ghiaccio + I fuochi di Valyria + La danza dei draghi (questi ultimi due non sono ancora stati pubblicati in italiano)
è nelle intenzioni di Martin scrivere anche due ulteriori libroni, che dovrebbero essere:
6) The winds of winter
7) A dream of spring

Io (per ora) li sto leggendo in italiano, ma preferisco riferirmi ai vari volumi rispettando la loro suddivisione originale inglese, invece dello spezzatino italiano; così come preferisco utilizzare i titoli originali, invece di quelli italiani che spesso e volentieri non hanno molta attinenza.

dio ci salvi dagli inglesi

Antonio Caprarica, Dio ci salvi dagli inglesi... o no?
Mi aspettavo un'esposizione un po' più alla Severgnini, o anche alla Augias, al massimo, con considerazioni sul costume e sulla storia inglesi, buone per ogni stagione. Invece Caprarica si concentra quasi soltanto sui gossip politici ed economici del decennio del governo Blair. Il libro è del 2006, quindi nemmeno troppo vecchio, ma abbastanza pallosetto...