giovedì 16 maggio 2013

la serra volante

Aéroflorale II in piazza Castello a Torino
dal 16 al 19 maggio 2013

E' atterrata in piazza Castello l'Aéroflorale II, imponente serra volante che fa parte di «Expédition Végétale»,  progetto teatral-scientifico realizzato da Nantes Métropole, città nominata nel 2013 Capitale Europea del Verde. La curiosa struttura, dopo aver fatto tappa a Bruxelles, arriva a Torino dove resterà fino a domenica, nell’ambito delle iniziative di "Torino Incontra la Francia".

Progettata dalla compagnia La Machine, pesa 8 tonnellate, è alta 15 metri e lunga quasi 11 per 7 di larghezza ed è sormontata da alcuni palloni aerostatici. Una sorta di monumento-impalcatura vagamente steam-punk dominata dalle piante e composta di diverse varietà di vegetali provenienti da tutto il mondo a dimostrazione della biodiversità dell’universo. Al suo interno, in mezzo a sbuffi di vapore, serpentine di rame e originali macchinari, l’equipaggio composto da 12 esperti, tra ingegneri, tecnici e specialisti effettuerà esperimenti coinvolgendo anche i presenti.

Per costruire Aéroflorale II c’è voluto un anno intero e al suo interno ci sono quasi 3.000 specie vegetali. Il macchinario offrirà al pubblico la possibilità di misurare la conducibilità elettrica di rami e foglie, di suonare con strumenti musicali vegetali, si parlerà di semi, di biocarburanti e di varietà vegetali locali, per imparare come la scienza sia spettacolare e come con la fantasia accompagnata da un pizzico di curiosità possa aiutare a vivere in pace con l’ambiente sfruttandone a pieno le potenzialità.
(articolo tratto da "La Stampa" - le foto invece sono mie)


martedì 14 maggio 2013

austenland

Jane Hayes lavora come grafica per una rivista a New York, e dopo varie scottature amorose si è ripromessa che, per fidanzato, non si accontenterà di niente di meno dell'equivalente di Mr Darcy di Orgoglio e Pregiudizio o, per meglio dire, del Darcy interpretato da Colin Firth nello sceneggiato della BBC che lei conosce ossessivamente a memoria.
La prozia di Jane scopre questo suo piccolo segreto, e le lascia come eredità una vacanza completamente pagata a Pembrook Park in Inghilterra, una specie di Austenland (sì proprio una specie di Disneyland declinata secondo le atmosfere austeniane) per donne ricche in cerca di un eroe da romanzo. Jane spera che questo posto le servirà come terapia, come un'ultima lussuosa full-immersion nella sua ossessione per Mr Darcy, prima di abbandonare le sue fantasie e tornare definitivamente nel mondo reale.

Però dentro Austenland capire che cosa è reale (e che cosa è stupendamente recitato) è anche più complicato delle regole del whist. Combattuta fra il sexy giardiniere e l'attore che interpreta il ruolo di Darcy, Jane si trova innanzitutto a confrontarsi con le regole dell'etichetta, e poi a godersi il ruolo che si è costruita di fanciulla più affascinante del ballo. Ma quando sarà ora di dire addio a Austenland, Jane riuscirà a lasciarsi dietro i propri sogni?

Al principio la storia del libro mi ispirava, altrimenti non l'avrei nemmeno cominciato... mi sembrava stuzzicante leggere una storia su persone contemporanee che, volontariamente, facevano finta di vivere in epoca Regency (avevo questo pensiero). Ma il libro non mi ha convinta del tutto, e in alcune parti ho pensato che fosse davvero ridicolo, così come le regole della casa (niente oggetti moderni, a pena di essere cacciati via!) La fine è abbastanza prevedibile, non ho mai dubitato per un istante che sarebbe andata così.

Invece giuro che non lo sapevo, l'ho appena scoperto consultando il sito dell'autrice: da questo libro hanno tratto anche un film, presentato al Sundance Film Festival di quest'anno (ma ahimé, nessuno dei personaggi maschili è come me li ero immaginati durante la lettura).

mercoledì 8 maggio 2013

84, charing cross road

Un librino delizioso e delicato, brillante e commovente, che consiglio a chi ama i libri, a chi ama Londra, e a chi si riconoscerà nelle sensazioni descritte da Helen. La storia e le lettere sono vere.
Il libro ha conosciuto anche una trasposizione filmica, nel 1986, interpretata da Anne Bancroft e Anthony Hopkins. Il film non l'ho ancora visto, ma cercherò di procurarmelo.
...è il più delizioso vecchio negozio uscito direttamente dalle pagine di Dickens che abbia mai visto....l'ambiente è scuro, percepisci l'odore della libreria prima di vederla, è un odore delizioso, non è facile descriversi ma è un misto di muffa, polvere, anni, pareti di legno e pavimenti anch'essi di legno.
84 Charing Cross Road è l'indirizzo di una piccola libreria antiquaria di Londra, Marks & Co., alla quale si rivolge epistolarmente la newyorkese Helene Hanff, scrittrice e sceneggiatrice squattrinata, per cercare vecchi libri di letteratura inglese che non costino una follia. Siamo nel 1949, immediatamente dopo la guerra. Frank Doel, uno dei librai del negozio, le risponde, e inizia così una corrispondenza - che al principio tratta soltanto di ricerche di opere e dei loro prezzi. All'inizio i londinesi sono ancora costretti ad una vita di sacrifici: c'è ancora il razionamento dei viveri, ed Helene, dalla ricca America, invia pacchi alimentari, destinati alla famiglia di Frank e al personale della libreria.
Ricordo che anni fa un tipo che conosco mi disse che la gente che va in Inghilterra trova esattamente quello che è andata a cercare. Io gli ho detto che sarei andata per veder l'Inghilterra della letteratura inglese, e lui, annuendo: "è là".

Mi piacciono moltissimo i libri usati che si aprono alla pagina che l'ignoto proprietario precedente apriva più spesso[...]
Amo le dediche sulla prima pagina e le note a margine, mi piace il sentimento fraterno che si prova sfogliando pagine che qualcun altro ha già sfogliato. Leggendo passaggi che qualcun altro, magari da tempo scomparso, ha voluto segnalare alla mia attenzione.

Ogni primavera, faccio le pulizie generali alla mia libreria e elimino i libri che non rileggerò mai più, come elimino i vecchi vestiti che so non indosserò mai più. I miei amici sono strani con i libri. Leggono tutti i best seller, li divorano il più velocemente possibile, penso che saltino un sacco di pagine. E non rileggonno MAI nulla una seconda volta, di modo che un anno dopo non ne ricordano più una sola parola.Eppure, se mi vedono buttare un libro nel cestino o darlo via si scandalizzano profondamente. Secondo loro compri un libro, lo leggi, lo metti nella libreria, non lo riapri più per il resto dei tuoi giorni, ma NON LO BUTTI VIA! SOPRATTUTTO SE HA UNA COPERTINA RIGIDA! E perché mai? Personalmente non riesco a immaginare nulla di meno sacrosanto di un libro brutto o addirittura di un libro mediocre.
A poco a poco, il carteggio diventerà un rapporto sempre più confidenziale, solidale ed affettuoso, e si allargherà alla cerchia della famiglia e dei colleghi di Mr Doel, durando oltre 20 anni.
Negli anni Helene si ripropone più volte di recarsi a Londra, suo sogno da tempo, anche (ma non solo) per conoscere gli amici di Marks & Co., ma ogni volta che il traguardo sembra vicino, ecco che qualche spesa imprevista la costringe a rimandare il progetto. Riuscirà a fare l'agognato viaggio solo nel 1969, pochissimo tempo dopo che Frank è mancato prematuramente.

Nel 1970 anche la libreria chiuderà i battenti. Marks & Co. oggi non esiste più, al suo posto c'è un ristorante, per nulla tipico (vedere Streetview per rendersi conto). Una piccola targa ricorda però la libreria, resa famosa ed indimenticabile dalla pubblicazione del libro della Hanff.



A fine lettura sono rimasta con un senso di vuoto e di magone, così ho cercato di riempirlo andando a caccia di qualche informazione in più. Ho trovato questo interessante sito, che racconta la storia della libreria e delle persone che ci lavoravano, e riporta numerose fotografie in bianco e nero.

lunedì 6 maggio 2013

i film di audrey hepburn/3

Colazione da Tiffany (1961)
Trama: Holly Golightly è un'eccentrica ragazza di New York, si potrebbe definire una ragazza squillo, con tutte le implicazioni del caso, sofisticata e ingenua al tempo stesso... Vive insieme al suo gatto - di nome Gatto, per l'appunto - in un appartamento privo di mobili, senza un particolare senso di appartenenza a nulla, tra feste mondane e orari impossibili che la portano a fare colazione con una brioche nelle ore piccole della mattina, in piedi davanti alle vetrine di Tiffany, la gioielleria sulla Quinta Strada.

Paul Varjak è il suo nuovo vicino di casa, un giovane scrittore con pochi quattrini, mantenuto da una ricca ed opprimente signora. I due si conoscono e diventano amici, condividendo smarrimenti e gioie. Holly, dopo aver chiuso con un ex marito sposato da giovanissima, cerca di farsi sposare da un ricco milionario brasiliano, ma le cose non vanno come previsto e alla fine le resta soltanto Paul. Paul, che l'ama davvero e il cui amore forse lei deciderà di ricambiare, dopo aver finalmente scelto di accettare il legame di appartenenza nei confronti di un'altra persona.


La cosa principale che mi stupì di Colazione da Tiffany la prima volta che lo vidi fu la sua estrema modernità. Per essere un film del 1961 tratta con apparente leggerezza e soavità di ragazze squillo, di gigolò, di spaccio di droga... insomma, temi che probabilmente nell'America degli anni dell'innocenza non venivano messi così in rilievo, e ancor meno in un film brillante. Facevo anche un po' fatica a definire questo film come una commedia, perché nonostante le battute e il regista (Blake Edwards) è un film "serio", sicuramente privo di toni drammatici ma non per questo liquidabile come lieve e scanzonato.
Inoltre per me, 'che son stata ragazzina negli anni '80, vedere un George Peppard "inedito", in un ruolo diverso dal Colonnello di A-Team fu davvero una scoperta :-)

Holly Golightly è una "randagia", che non appartiene a nessuno e che, anzi, è sempre scappata dai legami. Una ribelle, un'anticonformista un po' matta; credo sicuramente uno dei primi personaggi cinematografici femminili rappresentati come indipendenti, senza giudizi didascalici o negativi. Forse anche per questa estrema modernità, l'iconografia del film è stata prepotentemente riscoperta nell'ultimo decennio come oggetto di merchandising (io stessa ho in casa un poster con la locandina del film, e una shopper con l'immagine di Holly e del suo gatto).
E poi c'è la canzone "Moon River", di Henry Mancini, diventata un tema famosissimo ed amatissimo: ogni volta che mi torna in mente mi rimane in testa e continuo a canticchiarla per giorni e giorni.



Due per la strada (1967)
L'architetto inglese Mark e sua moglie Joanna rievocano, durante un viaggio in auto verso il sud della Francia, i dodici anni del loro matrimonio. Ma nel cercare di comprendere la vera natura della loro relazione, entrambi si rendono conto che è necessario accettare tutti i cambiamenti degli ultimi anni, se vogliono ritrovare il sentimento originale che li ha uniti.

Non è proprio facilissimo star dietro allo svolgimento del film, il cui montaggio alterna continuamente scene che si svolgono in tre/quattro momenti temporali diversi. A partire da quando Joanna e Mark si incontrano per la prima volta; passando per un loro viaggio da giovani squattrinati nei primi anni di matrimonio; un altro viaggio insieme ad un'altra coppia ingessata con bambina inclusa; sino all'ultimo viaggio, quando la coppia ormai imborghesita si agita sull'orlo di una possibile separazione. Anni diversi e automobili diverse accompagnano i due coniugi attraverso i paesaggi francesi visitati e ri-visitati.
Il loro matrimonio è ormai sul punto della rottura, ma un serio ripensamento dei momenti significativi del loro passato li conduce a riconsiderare la loro vita e ad accorgersi di quanto forte sia il legame che li unisce.

Audrey Hepburn e Albert Finney ebbero davvero una relazione durante le riprese di questo film. La Hepburn era ancora sposata con Mel Ferrer, ma il loro rapporto ovviamente non funzionava più. Finney scelse comunque di farsi da parte per evitare che la Hepburn rischiasse di perdere la custodia del figlio.