domenica 27 maggio 2012

grom, il gelato come una volta

Federico Grom - Guido Martinetti
GROM Storia di un'amicizia, qualche gelato e tanti fiori
Bompiani

Ricordo con chiarezza il mio primo gelato da Grom. Era la primavera del 2005 e una sera ci incontrammo, con un gruppo di amici, per cominciare a parlare delle vacanze estive. Ci trovammo in centro e finimmo in piazzetta Paleocapa per assaggiare questo gelato, il cui marchio era ormai sulla bocca di molti torinesi da diversi mesi. Io però non l'avevo ancora gustato, perché a quel tempo il negozietto era un po' fuori dai miei consueti itinerari (cosa che sarebbe radicalmente cambiata negli anni successivi).
Ricordo che rimasi molto colpita dalle persone in fila ordinata fuori dal negozio, in attesa del proprio turno, e ricordo che presi la mitica crema di Grom, quella crema amalgamata con tutte quelle briciolone di paste di meliga e granella di cioccolato: un vizio che successivamente mi sarei concessa più volte.

Sono passati sette anni da allora: a Torino i negozi Grom sono diventati cinque (quasi tutti in zona centro), ma soprattutto hanno aperto in buona parte d'Italia e sono arrivati addirittura a New York, Tokio, Parigi e Malibu, per un totale di oltre cinquanta punti vendita e circa 500 dipendenti. Nel 2007 i due soci hanno avviato Mura Mura, un'azienda agricola nella zona dell'Astigiano, nella quale coltivare in prima persona la frutta da usare per la produzione.
Più che la diffusione geografica, però, Grom è oggi sinonimo di prodotto di qualità, genuino, e fatto con cura, con materie prime di qualità assoluta, senza additivi chimici. Un sogno, un progetto portato avanti da due giovani amici: Federico Grom e Guido Martinetti.

Il percorso che ha portato questi due ragazzi, miei coetanei e miei concittadini, a ottenere un simile risultato mi ha sempre incuriosita. Ed è stato aspettandomi di conoscerlo un po' meglio, che ho preso in mano questo libro.
Ma non dimentichiamoci anche un plauso meritato a chi ha progettato la grafica e il packaging del volumetto, perché in epoca di ebook questo libro è riuscito ad affascinarmi esteticamente e a farsi comprare: la carta, la copertina, i disegni colorati, l'alternanza del color verde e vinaccia per rappresentare visivamente l'alternanza delle parole di Guido e di Federico, il segnalibro fatto come un fiordaliso (un fiore che cresce sui terreni puri, simbolo che ricorre più volte nel racconto).

La storia del progetto, anzi del sogno, Grom è spiegata direttamente da Guido e Federico (di cui devo anche notare le buone doti di scrittura, di entrambi). Nei primi capitoli si dilungano molto (e giustamente) sulle fasi iniziali, mentre più avanti la narrazione si fa più accelerata, concentrandosi soltanto sugli eventi salienti. Qua e là emerge come il sistema Italia non sia facile da affrontare, non per niente aprire un negozio a Roma è stato molto più lungo e difficile che aprirlo a New York o a Tokio, per tutta una serie di lacci e lacciuoli economici e di (mal) costume. Negli ultimi mesi il gruppo Illy ha acquisito una quota del 5% di Grom, infondendo ulteriore linfa e know-how alla giovane società, per aiutarla ad espandersi secondo i suoi valori e i suoi obiettivi.

Qual è la gioia più grande, a prestar fede alle parole dei due giovani imprenditori? Un bambino che sorride mentre mangia un gelato Grom. Un piacere genuino, meraviglioso ma passeggero, come la fioritura dell'albero di ciliegio.



Aggiornamento: 1 ottobre 2015

E' notizia di oggi che Grom è stata venduta al gruppo olandese Unilever.
Guido e Federico hanno monetizzato il sogno.
Ed è l'ennesima eccellenza torinese che se va altrove, nonché l'ennesimo marchio italiano che finisce in mani straniere...

mercoledì 16 maggio 2012

kindle's kingdom

Ho ottenuto, tramite un giveaway, un buono regalo per un ebook da un autore che ha presentato il suo libro al Salone del Libro di Torino. Un buono che scadeva lunedì, ultimo giorno del Salone. Un buono regalo su Amazon, però.
Il mio e-reader non è un Kindle, è di tutt'altra marca e legge formati di files diversi rispetto a quello proprietario di Amazon. Vabbé, mi son detta, non sarà assolutamente un problema: scaricherò il libro e lo convertirò in epub.

Vado su Amazon e comincio la procedura di acquisto del file, e con mio disappunto (ma zero stupore, questo lo riconosco...) scopro che il sito non ti fa neanche procedere se non riscontra la presenza di un dispositivo Kindle collegato (e registrato). Vale a dire, per consentirti addirittura di "cominciare" a mettere nel carrello l'ebook, devi avere un Kindle collegato al pc. Altrimenti ciccia. E che palline!
Cerco nell'help on-line e scopro che è possibile scaricare un lettore standalone da installare per leggere gli ebook sul computer. In questo modo si possono scaricare ebook Kindle per leggerli sul proprio pc, in mancanza di un dispositivo apposito. E quindi seguo questa strada, scaricandomi 30 MB di un software per me inutile, e installandolo sul computer. A questo punto il simpatico sito di Amazon "riconosce" la presenza del lettore standalone installato, e mi consente di procedere con l'acquisto del benedetto ebook.
Ma le difficoltà non sono ancora finite, perché, nonostante il buono regalo risulti dell'esatto ammontare del valore dell'ebook, il sito Amazon vuole comunque che vengano inseriti i dati di una carta di pagamento valida (per coprire, dice in una clausola, eventuali differenze di prezzo). Son tentata di lasciar perdere tutto quanto (dopo che l'anno scorso mi hanno fottuto online - sul sito www.booking.com - i dati della carta di credito nuova, appena usata una sola volta, col cavolo che inserirò ancora in Rete i codici! Per i pochi acquisti on-line che faccio uso solo contrassegno oppure bonifico), finché fortunosamente, cliccando ancora su un paio di link diversi riesco (apparentemente) a far partire il download di 'sto benedetto file.
Verifico di riuscire ad aprirlo nel lettore standalone, verifico (soprattutto) che sia ancora apribile anche a connessione spenta, recupero il file e lo converto in epub con il mio fidato Calibre. A questo punto lo trasferisco finalmente sul mio e-reader, e posso anche disinstallare il software standalone di Amazon. Grazie tante. Per fare il tutto ci ho impiegato almeno mezzora, smadonnando senza ritegno nei confronti del sito Amazon più di una volta.

Ecco, se ultimamente mi era passato per la testa il pensiero (rapido) di poter comprare un Kindle nel caso in cui dovessi mai sostituire il mio piccolo e-reader (non si sa mai, il piccolino si può rompere, si può piantare - a livello software mi è già successo due volte di doverlo resuscitare, una volta reinstallando addirittura il firmware), ebbene adesso questo pensiero si è allontanato del tutto. Il Kindle costerà poco (in rapporto alle altre marche), e lo si trova anche fisicamente presso una nota catena di elettronica, senza doverlo comprare sul sito, ma si muove in un contesto "chiuso" e proprietario che francamente non mi piace. Non mi piace la sensazione di controllo (tipo Grande Fratello remoto) che avverto nel momento in cui navigo sul sito Amazon e scelgo di comprare un ebook.

venerdì 11 maggio 2012

salone del libro

Sono apppena rientrata dalla visita al Salone del Libro di Torino, 25esima edizione. Ci sono stata quasi tutta la giornata, insieme ad un'amica, ed è stata la consueta sfacchinata girando fra gli stand, assistendo a conferenze con gli autori, vedendo da vicino/lontano facce famose, cercando gadget fra gli stand, e provando a non soccombere sotto il peso dei (pochi) libri acquistati e dei (tanti) cataloghi  e depliant raccattati in ogni dove.

Premetto subito che, in quanto a gadget, quest'anno non è andata troppo bene - mi sa che la crisi si è fatta sentire anche in questo campo - ho racimolato soltanto due borse di stoffa, due penne, un matitone  e qualche caramella (in molti stand la borsa la vendevano - in media a 2-3 euro, ma in uno stand hanno osato chiedere addirittura 10 euro per la borsa: pazzi esosi, e ovviamente se la sono tenuta, grazie tante!). La ricerca dei gadget può apparire futile, ma dato che il biglietto intero di ingresso costa 10 euro, serve ad attutire almeno un pochino la spesa :-) d'altronde la crisi non c'è soltanto per librai ed editori, ma anche per noi.

Il primo incontro della giornata (e anche il più interessante a cui ho assistito) è stato quello con Corrado Augias, introdotto da Giuseppe Culicchia. Augias ha presentato il suo ultimo libro "Il disagio della libertà", ripercorrendo le particolarità storico-geografiche della penisola italiana, che hanno fortemente contribuito a determinarne le specificità e soprattutto i difetti civici e morali, nonché la presenza ingombrante dello stato della Chiesa. C'è stato spazio finale anche per il pubblico, che ha potuto porre delle domande - ed è stato simpatico il siparietto dell'ultimo signore che stava facendo la domanda, e ha adoperato il termine "approcciare" nella frase, al che Augias l'ha fermato dicendogli di non adoperare questa parola "adattata" dall'inglese, ma di usare ad esempio l'equivalente normale italiano "avvicinare"... il signore, poverino, si è impappinato e poi non riusciva più a riproporre la domanda, e allora se n'è uscito con un "Signor Augias, adesso lei mi ha sviato..." e tutta la platea è scoppiata a ridere :-)

Siamo poi passate al mega stand della Rai, dove c'erano Piero Dorfles e Veronica Pivetti che dovevano proporre una sorta di puntata di "Per un pugno di libri" (il programma di Rai3 dedicato ai libri), ma visto che da programma dovevano cominciare alle 11.30, mentre alle 12.15 erano ancora là che se la contavano senza aver cominciato, noi ce ne siamo andate e abbiamo proseguito il giro. Avevamo un sacco di roba da vedere, mica soltanto loro...

Nell'area dedicata agli ebook, durante il pomeriggio abbiamo assistito a un paio di incontri.
Il primo ha riguardato la presentazione di EmmaBooks, casa editrice al femminile esclusivamente digitale, nata nel settembre 2011 (www.emmabooks.com), da parte della sua responsabile editoriale (la simpatica Maria Paola Romeo) e tre delle sue autrici. La casa editrice tratta letteratura rivolta principalmente a un pubblico femminile, ma non si limita al romance (cioè il classico e purtroppo sempre bistrattato rosa), bensì anche alla commedia, ai gialli, alla manualistica, insomma tutto ciò che può interessare l'ampia platea femminile (che, ricordiamoci, così come evidenziato dalle indagini di mercato, rappresenta la fetta maggiore dei lettori).
Il secondo incontro si intitolava "Il valore dell'ebook. Pirateria o prezzo giusto?", dove un ricercatore milanese, un po' troppo autoreferenziale per i miei gusti, ha presentato le slides di una ricerca volta a stabilire quale sia, secondo il lettore potenziale, il prezzo giusto da attribuire a un libro elettronico. Il tipo aveva uno humour tutto suo, tanto che non ce lo siamo sorbito sino in fondo e a metà incontro ce ne siamo andate.

Abbiamo ancora girovagato un po' e poi siamo finite nella Sala Rossa per sederci e riposarci un po'. Qui ci siamo ascoltate la parte finale di un intervento di Ermanno Cavazzoni, e quella iniziale della conferenza di Beppe Severgnini. Nel frattempo un rapido sguardo all'orologio ci informava che si erano fatte ben oltre le sei, e a questo punto ho deciso di essere sufficientemente soddisfatta e che me ne potevo tornare a casa.
Il mio bilancio di fine giornata, oltre agli scarsi gadget di cui dicevo prima, riporta inoltre l'acquisto di un tascabile (scontato al 25%), di un paio di remainders a metà prezzo dal Libraccio, e di un paio di libriccini/quadernini.

mercoledì 9 maggio 2012

emma in stile manga

Yoko Hanabusa, Emma, Goen
Questo volumetto (appena uscito e disponibile nelle fumetterie) è l'adattamento in formato manga di un classico della letteratura inglese: "Emma" di Jane Austen.
Il romanzo è condensato in poco più di 120 tavole. L'adattamento dei dialoghi mi è sembrato un po' troppo "giapponese" rispetto alle frasi originali della Austen. Non so se la sensazione sia soltanto mia, ma ho percepito un ricorrente tono ossequioso e cerimonioso, e questo perché probabilmente nella traduzione ci si è attenuti in modo letterale al giapponese, che è una lingua che ha strutture particolarmente cerimoniose ed arzigogolate. Una lingua riflette sempre la cultura che la usa.
In più ho notato alcuni errorini qua e là; in una pagina il traduttore fa passare improvvisamente Emma dal "voi" al "tu" nei riguardi di Mr Knightley, per poi ritornare al "voi": evidentemente un banale errore, ma con una rilettura finale da parte di un editor si sarebbe potuta evitare.

Tralasciando queste pignolerie, però, il manga è abbastanza carino. Suo merito (o demerito, chissà?) è l'avermi finalmente fatto apparire il personaggio di Emma abbastanza antipatico. Dico questo perché sia quando avevo letto il libro, sia quando mi è capitato di vedere alcune delle trasposizioni filmiche e sceneggiati tv che ne sono stati fatti, la figura di Emma mi è sempre abbastanza piaciuta: non l'ho mai trovata particolarmente antipatica (come invece pare che l'abbiano trovata altri lettori austeniani). Invece in questo manga l'ho cordialmente detestata anch'io (e mi sono finalmente sentita parte del gruppo), forse principalmente a causa del registro linguistico utilizzato, ma anche perché appare davvero come un'inguaribile ficcanaso, pronta a farsi mille film mentali sulla base di una sola parola, o addirittura di una semplice ipotesi.

I disegni hanno un tratto bello ed elegante, che ricorda molto la Yumiko Igarashi di Candy Candy e Georgie.