domenica 30 marzo 2014

il caffè dei gatti


I cat café / neko cafe (in giapponese) sono bar/caffetterie "abitati" da gatti, che possono interagire con la clientela. Luoghi dove si può prendere una tisana, un aperitivo o un caffè in un luogo tranquillo, dove poter accarezzare un bel micione.

L'idea dei neko cafe è nata diversi anni fa nell'isola di Taiwan, ma poi è piaciuta così tanto ai giapponesi che nel loro paese ne hanno aperti oltre un centinaio. L'anno scorso poi è sbarcata anche in Europa, a Vienna, e adesso è approdata a Torino, con ben due caffè, il MiaGola (aperto una decina di giorni fa) e il Neko Café (la cui apertura è prevista la prossima settimana, e che quindi non ho ancora potuto vedere di persona).
La caratteristica di questi locali è proprio la felice convivenza tra le colonie feline che li abitano e gli avventori del bar.

Alla vetrina del MiaGola sono scritte le regole del locale, come ad esempio non fare foto col flash ai gatti, oppure non svegliarli se dormono: regole dettate dal semplice buon senso e che dovrebbero già essere normali abitudini di chiunque ami gli animali. Il caffé collabora anche con alcune piccole eccellenze locali per quanto riguarda la somministrazione di cibo. Al MiaGola hanno trovato casa sei gatti - Romeo, Magda, Barney, Mia, Sissi, Fred - tre maschi e tre femmine, le cui "carte d'identità" sono raccontate sulle tovagliette dei tavoli.

Il Neko Café avrà anch'esso colori chiari e ampie vetrine, sarà un  posto molto luminoso. Nelle intenzioni dei gestori si vuole proporre come un luogo semplice, simile a una casa con divani, tavolini, sedie e molti tiragraffi e cuscini per la colonia di 7 gatti (sei femmine e un maschio) che lo abiteranno. Il locale avrà anche una libreria sul soppalco con uno spazio per il book crossing.

mercoledì 26 marzo 2014

mostra preraffaelliti a torino

Preraffaelliti. L’Utopia della Bellezza
Torino, Palazzo Chiablese
19 aprile - 13 luglio 2014


Dalla Tate Gallery di Londra arriveranno 70 opere a Torino: Everett Millais, Dante Gabriel Rossetti, Ford Madox Brown, William Hunt, John Williams Waterhouse saranno in mostra per ricordarci cosa sia la bellezza, o meglio l’utopia della bellezza, con opere che esercitano oggi più di ieri un fascino irresistibile. La mostra è promossa dal Comune di Torino con il sostegno della Direzione Regionale Beni Culturali Piemonte, del Polo Reale e del Sole 24 Ore Cultura.

La contemporaneità del tema sulla bellezza è sottolineato dal concetto di “utopia”, che nell’arte contemporanea è stato superato, a volte contestandolo. La Confraternita dei Preraffaelliti, invece, prendeva la bellezza molto sul serio, e supportati dal critico Ruskin e da poeti come Baudelaire, Keats, Tennynson e Blake, di cui Rossetti nel 1847 acquistò il quaderno di appunti, riuscirono a trarre liberamente ispirazione da altri del passato come Shakespeare e Dante per opporsi ai cambiamenti del loro tempo.

Nelle opere dei Preraffaelliti risalta subito l’attenzione per la figura femminile immersa in una natura rigogliosa, minuziosa e realistica; ma sia la natura che la donna erano il tramite per la comprensione di una dimensione immaginaria e utopica.

Sempre più importante fu il ruolo delle modelle, vere e proprie muse ispiratrici, difficili da sostituire dopo averle rese immortali. Christina, Annie, Jane, Elizabeth pur con diverse caratteristiche fisiche cominciarono nella delirante ricerca dell’Utopia dei Preraffaelliti a somigliarsi tutte e nella loro tragedia umana a diventare un tutt’uno con la natura circostante. Lontani dallo sfarzoso Rinascimento rappresentato da Raffaello, lo stile celebrava la bellezza per la bellezza, libera da ogni fine.

Nei disegni preparatori che sono conservati alla Tate Gallery di Londra, la musa più amata prima da Millais, che la ritrasse quasi fedelmente nell’Ophelia (1852) e poi da Dante Gabriel Rossetti, fu Elizabeth Siddal, una giovane sarta londinese, poi moglie del pittore. La donna, affetta da depressione, è la protagonista dei famosi Guggums (vezzeggiativo con cui l’artista la chiamava), in cui il volto si ripete ossessivamente abbozzati durante attimi di “noia vigile”, come l’avrebbe definita Baudelaire, in cui Rossetti riusciva a percepirne la malinconica bellezza, candida e fragile nello stesso tempo, ma il dono più alto che la vita potesse offrire all’umanità. La bellezza svela il lato oscuro nella decadenza. L’utopia è nella purezza impossibile, sempre minacciata interiormente da un “verme invisibile”, che la deturpa rendendola impura.

Ma come per i Preraffaelliti, anche per Rossetti il concetto di bellezza subirà molte evoluzioni riscontrabili in pittura. La donna languida dal collo di cigno, contornata da lunghi capelli rossi, unico essere di una dimensione tra il sonno e la veglia, divenne sempre più persa in pensieri inconfessabili. La donna-nottambula, cede il posto alla donna dalla bellezza ambigua, demoniaca dalle labbra turgide; una vampira alla ricerca di piacere solipsistici.
Rossetti trasforma la donna in idolo: diventa più minacciosa, carnale, barocca, con una presenza fisica meno eterea, a metà tra il volto dolce della Siddal e quello dell’amante Jane Morris, moglie di William Morris, di una durezza virile.

In mostra, anche sezioni che trattano della rappresentazione del sacro da parte dei membri della Confraternita, della poesia, di aspetti della vita quotidiana, della raffigurazione del paesaggio dal vero.
Sito web http://www.mostrapreraffaelliti.it/


Elenco delle opere esposte a Torino:


Dante Gabriele Rossetti, Ecce Ancilla Domini! (The Annunciation) 1849‑50
Dante Gabriele Rossetti, Sancta Lilias 1874
Dante Gabriele Rossetti, Carlisle Wall (The Lovers) 1853
Dante Gabriele Rossetti, Dante's Vision of Rachel and Leah 1855
Dante Gabriele Rossetti, Dante's Dream at the Time of the Death of Beatrice 1856
Dante Gabriele Rossetti, Mary Nazarene 1857
Dante Gabriele Rossetti, St Catherine 1857
Dante Gabriele Rossetti, The Blue Closet 1857
Dante Gabriele Rossetti, The Adoration 1858‑64
Dante Gabriele Rossetti, Arthur's Tomb 1860
Dante Gabriele Rossetti, Dantis Amor 1860
Dante Gabriele Rossetti, Aurelia (Fazio's Mistress) 1863‑1873
Dante Gabriele Rossetti, Beata Beatrix c.1864‑70
Dante Gabriele Rossetti, How Sir Galahad, Sir Bors and Sir Percival Were Fed with the Sanct Grael; but Sir Percival's Sister Died by the Way 1864
Dante Gabriele Rossetti, Monna Pomona 1864
Dante Gabriele Rossetti, Roman de la Rose 1864
Dante Gabriele Rossetti, The Beloved ('The Bride') 1865‑6
Dante Gabriele Rossetti, Monna Vanna 1866
Dante Gabriele Rossetti, Proserpine 1874
Dante Gabriele Rossetti, Lear and Cordelia 1849‑54
William Holman Hunt, Cornfield at Ewell 1849
William Holman Hunt, The Haunted Manor 1849
William Holman Hunt, Claudio and Isabella 1850
William Holman Hunt, The Awakening Conscience 1853
William Holman Hunt, The Lady of Shalott, engraved by J. Thompson published 1857
William Holman Hunt, Cornfield at Ewell 1849
John Everett Millais, Christ in the House of His Parents ('The Carpenter's Shop') 1849‑50
John Everett Millais, The Order of Release 1746 1852‑3
John Everett Millais, Study for 'Christ in the House of His Parents' c.1849
John Everett Millais, The Disentombment of Queen Matilda 1849
John Everett Millais, Mrs James Wyatt Jr and her Daughter Sarah c.1850
John Everett Millais, Mariana 1851
John Everett Millais, Ophelia 1851‑2
John Everett Millais, The Vale of Rest 1858‑9
Elizabeth Eleanor Siddal, Lady Affixing Pennant to a Knight's Spear c.1856
Elizabeth Eleanor Siddal, Sir Patrick Spens 1856
William Davis, A Day's Sport at Bidston Hill c.1865
Frederick Sandys, Oriana 1861
William Dyce, Pegwell Bay, Kent - a Recollection of October 5th 1858 ?1858‑60
Arthur Hughes, Aurora Leigh's Dismissal of Romney ('The Tryst') 1860
Arthur Hughes, The Eve of St Agnes 1856
Henry Wallis, Chatterton 1856
Henry Wallis, Study for 'Chatterton' c.1856
Henry Wallis, The Room in Which Shakespeare Was Born 1853
William Morris, La Belle Iseult 1858
Ford Madox Brown, Jesus Washing Peter's Feet 1852‑6
Ford Madox Brown, Lear and Cordelia 1849‑54
Ford Madox Brown, Chaucer at the Court of Edward III 1856‑68
Ford Madox Brown, 'Take your Son, Sir' ?1851‑92
Ford Madox Brown, The Hayfield 1855‑6
Ford Madox Brown, Carrying Corn 1854‑5
Ford Madox Brown, The Brent at Hendon 1854‑5
Ford Madox Brown, Our Lady of Good Children 1847‑61
Simeon Solomon, Sappho and Erinna in a Garden at Mytilene 1864
Simeon Solomon, A Youth Relating Tales to Ladies 1870
Robert Braithwaite Martineau, The Last Day in the Old Home 1862
John Roddam Spencer Stanhope, Thoughts of the Past exhibited 1859
Frederic George Stephens, Mother and Child c.1854
Charles Allston Collins, May, in the Regent's Park 1851
Thomas Seddon, Jerusalem and the Valley of Jehoshaphat from the Hill of Evil Counsel 1854‑5
William Bell Scott, The Eve of the Deluge 1865
John Brett, Glacier of Rosenlaui 1856
George Price Boyce, Landscape at Wotton, Surrey: Autumn 1864‑5
George Price Boyce, A Girl by a Beech Tree in a Landscape 1857
Charles Allston Collins, Convent Thoughts 1853
Frederic George Stephens, Mother and Child 1864
Sir Edward Coley Burne-Jones, Sidonia von Bork 1560 1860
Sir Edward Coley Burne-Jones, Clara von Bork 1560 1860
Sir Edward Coley Burne-Jones, Love and the Pilgrim 1896‑7
Sir Edward Coley Burne-Jones, Clerk Saunders 1861
Sir Edward Coley Burne-Jones, Vespertina Quies 1893
Sir Edward Coley Burne-Jones, The Temple of Love (date not known)


(link al video su YouTube - tolto embed per evitare rogne con la Cookie Law)

venerdì 14 marzo 2014

dracula


La serie si basa sui personaggi del libro di Bram Stoker, ma non è una pedissequa trasposizione, bensì una rilettura/adattamento alquanto originale, a metà fra il gotico dark e lo steam punk.
Dracula viene riportato "alla vita" a fine Ottocento da Van Helsing, scienziato assetato di vendetta nei confronti dell'Ordine del Drago, che tempo prima gli ha sterminato la famiglia. Rispetto alla storia classica, i due qui sono alleati (almeno fino alla penultima puntata...)
Dieci anni dopo, Dracula compare a Londra con l'identità di Alexander Grayson, un ricco imprenditore americano che intende portare la scienza moderna nella società vittoriana, mostrando una nuova fonte di energia alternativa al petrolio. Anch'egli nutre progetti di vendetta verso l'Ordine, colpevole di averlo trasformato, secoli addietro,. nella creatura che è, e di aver causato la morte della sua amata moglie Ilona. Van Helsing lo supporta nei suoi piani, e grazie alle sue ricerche scopre un modo che consente a Dracula/Alexander di esporsi alla luce del sole, anche se per brevi intervalli di tempo.


Ma c'è una circostanza imprevista che può interferire nei piani di vendetta: Alexander si innamora della giovane Mina Murray, giovane studentessa di medicina, una ragazza che sembra essere l'esatta reincarnazione della sua defunta moglie, ma che è fidanzata con Jonathan Harker, un giovane giornalista.


L'Ordine del Drago in questa serie tv è un'organizzazione molto da fumetto, una sorta di massoneria-inquisizione londinese, che ha al suo servizio una bionda lady ammazzavampiri esperta di arti marziali (che non deve aver un gran fiuto per i vampiri, poiché diventa l'amante di Alexander Grayson e se lo tromba più volte senza accorgersi di cosa lui sia in realtà) e dei veggenti che sembrano dei fattoni di prima categoria e  degli occhialuti personaggi in stile Matrix. Praticamente sembra che quasi tutti i lord importanti, o comunque tutti coloro che hanno potere economico in città, facciano parte di quest'Ordine. A un certo punto viene coinvolto anche Jonathan.


Su questa serie televisiva, trasmessa dalla NBC lo scorso autunno/inverno negli USA, c'erano molte aspettative prima della sua messa in onda. Queste devono però essere andate deluse fin quasi dalle prime puntate, poiché lo share non è stato ai livelli che ci si attendeva, e si è cominciato ben presto a vociferare che la serie non sarebbe stata rinnovata per una seconda stagione, ma interrotta al termine della prima. Peccato che a tutt'oggi, dopo oltre due mesi dall'ultima puntata, io non sia riuscita a trovare in rete alcuna notizia che confermi la sua interruzione (ma nemmeno che la smentisca).  La decima puntata (l'ultima) in realtà lascia aperte diverse questioni, quindi ci sarebbero possibilità per continuare la storia, se la NBC decidesse di proseguire.

Lo share non sarà stato eccelso sul piano degli ascolti, ma sul web noto che chi ha seguito la serie l'ha apprezzata molto, e naturamente vorrebbe che lo show continuasse. In questo gruppo mi ci metto anch'io, perché nonostante alcuni momenti da "fumettone", ho continuato a guardare puntata dopo puntata, curiosa di vedere i set e le location molto belli e ricercati, speranzosa di vedere come si sviluppava la storia fra Alexander/Dracula e Mina, e desiderosa di guardare Jonathan Rhys Myers nei panni di un Dracula sexy, passionale e tormentato.
Complessivamente la serie mi è piaciuta.

Edit (23/5/2014): la CBS ha confermato lo stop alla serie. Non ci sarà quindi una seconda stagione, sigh...


domenica 9 marzo 2014

la bella e la bestia

Nuova trasposizione cinematografica della celebre favola, un adattamento francese in formato kolossal.
Regia di Christophe Gans, con  Lea Seydoux nei panni di Belle e Vincent Cassel in quelli della bestia.
Sinceramente non ne consiglio la visione a un pubblico di bambini, perché se si aspettano una copia del cartone Disney con personaggi in carne e ossa resteranno delusi. Questa versione francese è decisamente più cupa e più gotica, e riprende alcuni aspetti della favola originale settecentesca di Madame Leprince De Beaumont. E' un film per adulti.

La trama del film resta fedele alla fiaba, il copione non si discosta tanto dalla storia originale.
Dopo il naufragio della sua nave, un ricco mercante cade in rovina ed è costretto a ritirarsi in campagna con i suoi sei figli. Ma la sfortuna non lo abbandona, poiché viene condannato a morte da un potente e orribile signore, la Bestia, per il furto di una rosa. Belle decide di prendere il posto di suo padre e sacrificarsi. Ma la Bestia non condanna la giovane a morte, ma ad una strana vita nel suo castello un tempo splendente, ma ormai in rovina. Belle arriverà a liberare la Bestia dalla sua maledizione.


La fotografia, i costumi e gli effetti speciali sono molto belli; rappresentano la parte meglio riuscita del film, che visivamente è davvero affascinante. Purtroppo la trama e  alcuni momenti della sceneggiatura potevano essere costruiti molto meglio; soprattutto il rapporto fra la Bella e la Bestia resta - almeno questa è la mia sensazione - alquanto superficiale e non viene gradualmente approfondito, ma viene fatto "precipitare" improvvisamente alla fine, senza che in precedenza ci sia stato nessun avvicinamento speciale.

Non si capisce se la Bestia desideri Belle perché gli ricorda il suo amore passato e si senta davvero attratto da lei, oppure per qualche motivo legato alla sua maledizione. E anche per quanto riguarda lei, nonostante i sogni tramite cui prende coscienza del passato della Bestia, non si capisce bene quando si innamori di lui: perché, come, quando? Si passa dal "mi ripugni" al "ti amo" senza momenti di transizione, mah...


Mi è piaciuto l'espediente usato dal film, che inizia la storia con una mamma che racconta una fiaba ai suoi due bambini prima di andare a dormire. Alla fine del film la fiaba resta tale, chiusa fra le pagine di un libro, e la donna che va incontro al marito (nella romantica e toccante scena finale) potrebbe essere Belle oppure potrebbe sembrare una semplice donna normale che leggendo si è immedesimata nei panni della protagonista prestandole il volto.
Ammetto che però l'interpretazione che ha prevalso, nella mia testa, è stata quella che fosse Belle stessa, qualche anno dopo il termine della favola, con la Bestia/Principe di nuovo un semplice uomo, colto in un momento di lavoro fra le aiuole del giardino. E che quest'interpretazione sia quella corretta lo conferma la presenza, nelle scene finali, di una muta di beagle festanti (presumibilmente gli stessi che erano rimasti anch'essi vittima della maledizione), ma soprattutto il breve soffermarsi di un'inquadratura su un candelabro, costruito con la bambola di stoffa regalata a Belle da queste creaturine quando si trovava nel castello della Bestia.
E vissero tutti felici e contenti.

(E Vincent Cassel, bestia o principe, è sempre uno fra gli uomini che trovo più affascinanti...)
La Bella e la Bestia non cattura i sensi
Il regista Gans indeciso se parlare a grandi o piccini
di Alessandra Levantesi Kezich (fonte: La Stampa)

Se ne fa addirittura risalire l’origine ad Amore e Psiche di Apuleio, in ogni caso la fiaba La bella e la bestia circola in Europa da secoli: narrata davanti al fuoco, poi trascritta da Straparola e da Perrault prima che nel 1754 la dama Jeanne–Marie Leprince de Beaumont le desse la forma in cui è più nota. La giovane Bella chiede al padre di portarle da un viaggio il regalo di una rosa, questi la coglie nel giardino di un castello abitato dalla Bestia, creatura mostruosa che per punirlo del furto gli impone di scegliere: la morte o la figlia.
Più volte a questa storia hanno attinto teatranti e cineasti, ciascuno variando qui e là come ha fatto ora il regista Christophe Gans con un film male accolto a Berlino: dove sono fioccati paragoni in negativo sia rispetto all’esercizio allegorico/letterario firmato da Cocteau nel 1946, sia rispetto al delizioso cartone animato Disney. Una reazione eccessiva, come capita nei festival, e tuttavia in parte giustificata.
Siamo infatti di fronte a un fantasy sontuoso, girato a costi assai elevati per gli standard europei (circa 35 milioni di euro), che non è chiaro a chi sia destinato: si direbbe agli adulti, ma allora era necessario un affondo più deciso. In chiave di lettura simbolica, La bella e la Bestia si può interpretare in diversi modi: come un’affermazione della supremazia dello spirito sulla materia; o meglio, come un percorso di crescita femminile dove il rapporto con il maschio - all’inizio ritenuto «bestiale» in quanto sostitutivo del rapporto «puro» con il padre - trasforma una fanciulla in donna. Avendo a disposizione due attori dotati di fascino quale il tenebroso Vincent Cassel e la luminosa Léa Seydoux, Gans avrebbe dovuto puntare maggiormente sui fattori gioco di attrazione e risveglio dei sensi, piuttosto che infarcire la vicenda di personaggi di scarso interesse e di effetti speciali a uso del pubblico dei ragazzini.
Così del film si apprezzano gli scenari di ispirazione romantico-germanica e certi momenti suggestivi, per esempio l’inseguimento fra la Bestia e Bella su un lago ghiacciato; ha giusto risalto la figura paterna affidata ad André Dussolier; è condivisibile la trovata dei flashback per mostrare più del volto di Cassel senza il trucco peloso; e a noi non dispiace neppure la cornice intimista del finale «e vissero felici e contenti». Ma resta aperta la domanda: con le parole magiche «C’era una volta», Gant intendeva rivolgersi ai grandi o ai piccini?