sabato 24 marzo 2012

quattro giorni londinesi/2

Sabato (2° giorno)
La nostra prima tappa di sabato mattina è stata Portobello Road. Il tempo sembrava abbastanza decente: appena uscite dall'albergo era un po' nuvoloso, ma nella tarda mattinata sarebbe uscito un bel sole che ci avrebbe regalato bellissime visioni di un cielo londinese completamente azzurro, con qualche rada nuvoletta bianca - cosa volere di più? Trovandoci nelle vicinanze di Paddington, non ci è sembrato così conveniente prendere la metro per una sola fermata, ma ci siamo dirette verso Portobello/Notting Hill a piedi, attraversando Bayswater e costeggiando il bordo nord dei Kensington Gardens. Lungo il tragitto siamo passate in Craven Road, e al numero 7 la mia amica si è fatta la fotografia davanti al portone - per chi non lo sapesse, questo numero civico è l'indirizzo londinese di Dylan Dog; ma invece della casa dell'indagatore dell'incubo dei fumetti, nella realtà c'è un anonimo hotel. Evidentemente in Inghilterra Dylan Dog dev'essere pressapoco sconosciuto, perché altrimenti un albergatore che fosse un minimo smaliziato potrebbe tranquillamente chiamarlo "Dylan Dog Hotel", aggiungere qualche elemento in tema tipo campanello urlante, statue di mostri nella hall, stanze con nomi dei personaggi etc, pubblicizzarlo un po' (soprattutto fra la clientela italiana, che a Londra non manca mai) e potrebbe anche permettersi di chiedere prezzi più alti - secondo me avrebbe un successone :-)

Imboccando Pembridge Road ci siamo inserite anche noi nella fiumana di persone che si dirigevano verso Portobello Road: al sabato mattina c'è davvero un carnaio. La via è costeggiata da vetrine di negozietti e dopo aver passato Westbourne cominciano le bancarelle di bric à brac lungo la strada, oltre alle botteghe: vecchie bambole e peluches (Paddington Bear fa la parte del leone), chincaglierie, piatti, argenterie, teiere, stampe e poster, vecchie macchine fotografiche, attrezzi per il giardinaggio, gioielli, abiti, cappelli, borse etc... C'era veramente moltissima gente, troppa per i miei gusti, e dopo pochi isolati abbiamo deviato verso Notting Hill, facendoci una tranquilla passeggiata. Ci siamo fermate in una caffetteria, e mentre ci trovavamo là dentro il cielo si è definitivamente rasserenato: così siamo poi ritornate su Bayswater e siamo entrate nei Kensington Gardens.

Nell'angolo nord ovest si trova il Princess Diana Memorial Children's Playground, un bel parco giochi dedicato alla memoria della principessa, recintato da una bassa palizzata in legno. Al suo interno c'è addirittura un mini galeone dentro cui i bambini possono giocare ai pirati (e non solo). L'accesso al playground è consentito soltanto ai bambini, ciascuno dei quali può essere accompagnato da un adulto. Gli adulti senza bambini che vogliano visitare il posto lo possono fare soltanto dalle 9 alle 10 di mattina.
Sono rimasta piacevolmente colpita dalle prospettive e dall'ampiezza del parco. Anche a Torino abbiamo dei parchi, ma i Kensington Gardens (con Hyde Park) mi sono sembrati molto più inseriti nella quotidianità dei londinesi, più vissuti, più rispettati, più sicuri e più curati. C'erano tantissimi cani - piccoli e grandi - che scorrazzavano felici e senza guinzaglio, e che giocavano con i propri simili e con i loro padroni; intorno al Round Pond le persone davano da mangiare alle oche, ai cigni e ai piccioni, mentre alcuni bambini facevano navigare le loro barchette; un gruppo di baldi ragazzoni stava allenandosi a rugby; molte persone erano in perfetta tenuta da jogging. A un certo punto siamo arrivate nei pressi di una zona con un po' di boscaglia, e lì insieme ai piccioni c'era un gruppo di cinque scoiattoli grigi! Una mia amica aveva in mano un sacchetto con dei biscotti, e una delle bestiole non ha perso tempo ad arrampicarsi su per la sua gamba, per farsene dare uno... coraggioso ed intraprendente! Ma poi anche gli altri hanno fatto lo stesso, alternandosi, soltanto uno era più timido e restìo. Siamo state lì più di un quarto d'ora, a fare le foto agli scoiattoli e a dar loro pezzi di biscotti e crackers. Io non sono riuscita a farmi salire addosso nessuno degli scoiattoli (evidentemente sui miei jeans si sentiva troppo l'odore del mio cane, oppure gli stavo antipatica...), ma sono appena riuscita a convincerne uno a prendere il pezzettone di biscotto dalla mia mano. Salutati gli scoiattoli ci siamo imbattute, a nemmeno 50 metri di distanza, in un airone che sembrava essersi messo in posa accanto al vialetto. E pensare che ci trovavamo nel bel mezzo di una metropoli, ma questi animali sembravano del tutto a loro agio, pienamente a casa loro! La statua di Peter Pan era lì nei pressi, assediata da torme di giapponesi che la fotografavano a più non posso (e che non si schiodavano nemmeno dopo minuti e minuti di scatti, grrr...)
Abbiamo attraversato la Long Water e siamo passate dall'altra parte, condividendo il viale con gente che correva - in senso opposto al nostro - con dei numeri su dei pettorali (uno ce l'aveva addirittura scritto a mano su un foglio a quadretti, mentre un altro correva portando in braccio un grande coccodrillo peluche: di sicuro non era una gara professionale!). Da questo lato gli scoiattoli erano molto più numerosi, ma ormai non rappresentavano più una novità.


Abbiamo proseguito in direzione sud arrivando all'Albert Memorial e al quartiere dei musei di Kensington. La zona è ricchissima di istituzioni museali e accademiche: credo che per vedere con un minimo di decenza i musei di questa zona basterebbe a malapena una settimana, ma noi disponevamo al massimo di un'oretta o due, e io volevo assolutamente vedere il Natural History Museum. Essendo un sabato pomeriggio, il posto era pieno, oltre che di turisti, di famiglie con bambini. Per entrare dall'ingresso principale su Cromwell Road c'era una coda relativamente scorrevole, ma comunque lunga, che sicuramente avrebbe portato via mezzora (ad essere ottimisti). Meno male che esiste un ingresso laterale da Exhibition Road, dove siamo entrate senza la minima coda.
Da lì ci siamo attraversate l'intero museo (senza soffermarci su nulla, ahimé) per arrivare alla monumentale sala d'ingresso centrale, simile alla navata di una cattedrale, dove si staglia il grande scheletro del diplodoco (Dippy per gli amici). L'ambiente è spettacolare: il soffitto ha riproduzioni floreali, lungo le scalinate ci sono bassorilievi di animali e di piante tutti diversi, i costoni degli archi riportano statue di scimmie che si arrampicano. Sul pianerottolo centrale delle scale c'è una statua di Darwin, che pare guardare l'intero ambiente con occhi solenni. Già soltanto gli interni e gli esterni di questo edificio valgono di per sè la visita, ma anche le collezioni naturalistiche sono fra le più ricche e importanti del mondo. Se ne avrò la possibilità, in un prossimo viaggio a Londra mi piacerebbe dedicare a questo museo molto più tempo, perché lo merita davvero.

Uscite dal museo, abbiamo deciso di non farci fregare dall'orologio come la sera prima, e di mangiare cena a un orario molto più anticipato, proprio come la gente del posto...Peccato che non ci abbiamo granché azzeccato col posto: l'hamburger era abbastanza decente, ma le patatine sembravano passate nell'olio del meccanico talmente erano giallo-nere, però avevamo fame e quindi ce le siamo mangiate :-(
Sulla Brompton Road, abbiamo fatto una veloce tappa al Brompton Oratory, che è una delle chiese cattoliche principali di Londra: c'era in corso una funzione, e ci ha stupito vedere che nella navata, accanto a uno dei banchi in fondo c'era un labrador sdraiato ed accucciato, che aspettava pazientemente il padrone. In Italia non mi è mai capitato di assistere a una simile scena... è per tante piccole cose come questa che mi piacerebbe vivere in un paese anglosassone.

Al sabato Harrods chiude alle 8pm, quindi abbiamo avuto il tempo di fare un giro di almeno un'ora. Al pianterreno le Food Halls sono uno spettacolo per gli occhi e l'olfatto, circondato da Rooms of Luxury ed Egyptian Halls ricolme di pelletteria pregiata, profumi e cosmetici. Le sale dedicate al cibo emanano profumi e aromi che rappresentano una tentazione: mi sono studiata tutto il bancone dei salumi e dei formaggi per scoprire che c'erano moltissimi prodotti francesi e italiani "veri" (ovviamente a prezzi cari!). La sala della frutta e della verdura è coloratissima, e ha un assortimento vastissimo; la sala della macelleria e della pescheria è riccamente decorata con scene e statue che hanno a che fare con questi due temi; e poi c'è la sala dove si vendono cioccolato, praline e tè: lascio immaginare il profumo di quest'ultima...
Pur in possesso del libriccino con la Store Guide non è stato facile orientarsi nei piani superiori di questo grande magazzino, confesso che è stata più facile la metropolitana :-) Abbiamo girato un po' a casaccio. Al quarto piano c'è il Pet Kingdom con la Pet Spa, e se state pensando di non aver capito bene vi sbagliate: c'è davvero un centro di bellezza e toelettatura per cani (di lusso, aggiungerei), in mezzo a un reparto fantasmagorico dove si trova davvero tutto per gli amici a quattro zampe: trasportini, guinzagli, abbigliamento, cibo, giochi, spazzole e prodotti vari - già solo l'ampiezza e l'assortimento di questo reparto da soli farebbero un supermercato, di quelli grandi. Son davvero rimasta ammirata - e se non avessi un cane che distrugge tutto magari potevo anche comprargli qualcosa (e soprattutto se anche non fosse costato tutto così caro). Mentre uscivamo da Harrods abbiamo notato in mezzo alle scale mobili una statua un pochino kitsch di Dodi e Diana con un uccello che spicca il volo (e mi dicono che al piano inferiore ci fosse anche un vero e proprio memoriale, ma quello non l'abbiamo visto).

Dopo aver fatto tappa da Starbucks lì vicino (a Londra dove ti giri ce n'è uno! Ho perso il conto di quanti ne abbiamo visti...) abbiamo preso la linea Piccadilly e poi la Jubilee per arrivare sino a Westminster, per una visione "by night" del Big Ben e della ruota panoramica sul Tamigi. In effetti sino a questo momento non avevamo ancora usato i mezzi pubblici durante tutto il giorno, né metro né bus - avevamo soltanto scarpinato tantissimo durante tutto il giorno, quindi dovevamo sfruttare la London Travelcard.
Abbiamo cazzeggiato un po' su un muretto della Parliament Square, mangiandoci un tramezzino (fare cena alle sei vuol dire che poi ti viene ancora fame prima di andare a dormire, per forza!), anche perché la zona con le panchine era già presidiata dai Bobbies, dopo di che per tornare all'albergo ci siamo ripresi un bus rosso.
Capire il funzionamento delle fermate dei bus londinesi è stato un po' problematico, all'inizio, ma una volta chiarito l'arcano ci siamo affidate spesso a questi mezzi. In corrispondenza della pensilina con la fermata, ci sono due mappe delle linee che transitano di lì (una diurna e una notturna), con le indicazioni dei numeri dei bus. Una volta capito qual è la linea che ti serve, devi cercare sull'elenco riportato sotto la mappa qual è la lettera dell'alfabeto per cercare la collocazione della fermata sulla mappa. Questo poiché una palina non serve per tutte le linee che passano in un punto, ma in genere ci sono paline distanziate anche di diverse decine di metri (per non parlare degli incroci e delle piazze). La lettera dell'alfabeto è essenziale, e inoltre bisogna fare attenzione a non confondersi col senso di marcia (visto che la circolazione tiene la sinistra).
<< 1° giornocontinua...>>

giovedì 22 marzo 2012

david gandy for battersea dogs & cats

Un testimonial d'eccezione per il conosciuto canile londinese di Battersea:


(link al video su YouTube - tolto embed per evitare rogne con la Cookie Law)

si chiude bottega

Negli ultimi mesi è diventato normale vedere che molti negozi, anche qui nel centro di Torino, hanno chiuso. Alcuni hanno resistito per il periodo dei saldi, e hanno chiuso le serrande ad inizio marzo. Soprattutto tanti piccoli negozi. Triste, ma ormai consueto spettacolo.

Sono però rimasta shockata ieri, quando ho scoperto che hanno chiuso anche i negozi di Mango e di Zara in via Roma, la via centrale della città, dove ci sono i negozi di lusso e tante di queste catene monomarca.
Passi per Zara, dove comunque non andavo mai, e di cui restano comunque altri due punti vendita nei centri commerciali della prima cintura...

Mi spiace invece moltissimo per Mango, che era l'unico punto vendita in città (da una rapida ricerca sul loro sito, vedo che adesso il negozio più vicino è a Novara!), e nel quale ho acquistato diverse cosine. Sempre sul loro sito vedo che ci sono un sacco di negozi in Italia, e non capisco perché abbiano dovuto chiudere l'unico che avevamo qua: ogni volta che ci passavo, c'era sempre gente che acquistava, non credo che fosse in perdita. E lo stesso discorso vale ancora di più per Zara - a me la loro roba non piace, ma le poche volte che ci entravo per ficcanasare c'erano sempre file di gente in coda alle casse per pagare.
Può darsi che gli affitti di Via Roma siano decisamente troppo cari, anche per queste catene (da qui un anno fa è andato via addirittura Cartier!), ma in questo caso avrei capito se avessero spostato la location in un'altra zona della città, senza chiudere del tutto.
In questo momento sono orfana di Mango :-(

26/03/2012 Rettifica - Zara aveva soltanto chiuso per lavori di restyling, ma domani riapre il punto vendita con sfarzo e cotillon. (Eppure sul sito ufficiale lo store di Torino non compariva più in elenco, mah...) Invece Mango è proprio andato, mannaggia!

3/10/2012 - Con mia somma felicità ho appena scoperto che Mango ha riaperto un altro punto vendita, a Porta Nuova! Si trova verso il lato di via Nizza, fra la Feltrinelli e l'atrio dei binari. Purtroppo è grande a malapena la metà del negozio che c'era in via Roma, e ovviamente ci sono molte meno cose...

Primavera 2015 - Mango ha di nuovo riaperto un punto vendita degno di questo nome nella centrale Via Roma, in una location differente rispetto a prima, andando ad occupare metà degli spazi precedentemente occupati dalla defunta Fnac (e prima ancora dalla mitica Standa). Il negozio è piuttosto ampio: si sviluppa su un piano terreno e su un interrato, e c'è un buonissimo assortimento. Sono contenta!
Inoltre durante l'anno scorso aveva aperto un corner monomarca all'interno della Coin di via Lagrange.

martedì 20 marzo 2012

quattro giorni londinesi/1

Negli ultimi tempi sono stata poco presente sul blog: sarà un po' di pigrizia, sarà la primavera che incombe, ma non ho ancora trovato il tempo di fare una cronaca del weekend lungo trascorso a Londra ormai una quindicina di giorni fa. Per cui, prima che la cosa diventi storia antica, sarà il caso di scrivere almeno due righe.

Le mie due compagne di viaggio non erano mai state a Londra, io sì (una volta per più giorni e un'altra volta soltanto di passaggio), quindi è stato necessario far incontrare a metà strada i "must" di una prima visita (che io avevo già visto), con qualche chicca/curiosità più specifica. Abbiamo avuto a disposizione quattro giorni, che - depurati dall'aereo, spostamenti vari da e per aeroporto - si sono tramutati in tre giorni completi.

Venerdi (1° giorno)
Il nostro aereo è arrivato a Stansted in tarda mattinata e fra una cosa e l'altra, siamo scese dal pulmann fuori dalla Liverpool Station intorno alle 2pm. Il primo compito è stato mettere qualcosa sotto i denti, dato che l'ultimo pasto era stata una colazione te e fette biscottate intorno alle sette di mattina. Ovviamente c'era l'imbarazzo della scelta, ma abbiamo optato per un veloce tramezzino/panino.
Alla Liverpool Street Station ci siamo procurati i biglietti per i mezzi pubblici (le Travelcard giornaliere). Ci sono macchinette self-service, ma dato che avevamo timore che ci emettessero i giornalieri tutti validi per lo stesso giorno, abbiamo preferito fare una mini-coda e prenderli allo sportello tradizionale, dove c'era una cortese ed efficiente impiegata che ci ha organizzato per benino tutti i ticket addirittura con l'elastico (il quale ci è poi stato molto utile nei giorni successivi), e ci ha dato una mini mappa tascabile del Tube (formato quanto mai indovinato, dato che devi sempre tenerla a portata di mano!).

Pronte a partire, ci siamo avviate a prendere la prima linea che fosse passata tra gialla e rosa, direzione Paddington. E subito ti rendi conto che per muoverti agevolmente nel Tube londinese devi avere un'idea ben precisa dei punti cardinali dei luoghi verso cui vuoi recarti, in modo da capire se, ad esempio, sulla Circle devi andare in direzione West oppure East. Ma non solo. Muoversi con la metropolitana londinese vuole anche dire fare molta attenzione a leggere sui vagoni le indicazioni della linea che sta transitando (perché su una stessa banchina a volte passano più linee), nonché il capolinea - e il tutto con un occhio all'indispensabile e vitale mappina del Tube; vuole anche dire capire che le stazioni di interscambio che sulla mappa sono segnate con due pallini bianchi vicini collegati, nella realtà significano scarpinate di centinaia di metri fra tunnel, scale mobili e tapis roulant; vuole anche dire ricordarsi dove si è messo il biglietto perché all'uscita dalla stazione devi ripassarlo nella macchinetta per fare il check-out, altrimenti non esci.

Mentre eravamo sulla metro, mi è venuto in mente che avremmo potuto fare una tappa alla stazione di King's Cross, che era sul nostro percorso, per vedere il fantomatico binario 9 e 3/4 di Harry Potter, prima di andare in albergo a posare le valigie. E così abbiamo fatto, peccato che non fossi consapevole che dalla nostra linea di metro avremmo dovuto scarpinare un sacco (per il discorso di sopra dei pallini comunicanti sulla mappa). Ad ogni modo, dopo minuti di marcia che sono parsi infiniti siamo uscite dalla stazione della metro e siamo entrate nella King's Cross Station. Ci sono lavori in corso, e dal binario 9 non si riusciva a vedere nulla, ma è bastato chiedere a un ferroviere (chissà quanti gli fanno 'sta domanda!) che ci ha dirette al binario 10. In effetti da là c'è anche un piccolo cartello che lo segnala, ma non è molto visibile.
Più tardi, cercando su Google, mi è parso di aver capito che sino all'estate scorsa il pannello e il finto carrellino incassato nel muro fossero altrove nella stazione (in effetti le fotografie della vecchia collocazione riportano una piccola arcata fatta di mattoni, mentre adesso questa non c'è, e sembra che il pezzo di muro sia stato poggiato contro quello retrostante).

Ad ogni modo, tra la metro, gli infiniti tunnel a piedi e qualche foto, si erano fatte quasi le cinque. Tardissimo secondo i progetti che avevo fatto per il pomeriggio, che prevedevano passeggiate in tutt'altra zona! Abbiamo ripreso la metro fino a Paddington, per uscire dalla quale abbiamo di nuovo dovuto percorrere chilometri nella stazione trascinandoci i trolley...
Siamo andate alla ricerca del nostro albergo, e la cosa "divertente" è che non l'abbiamo trovato. Il numero civico era il 25, ma peccato che nella stragrande maggioranza dei casi non mettano questa indicazione sulle case... fateci caso. La via finiva al 22 sul lato dei numeri pari, mentre dall'altro lato non c'erano i numeri. Mistero! Abbiamo finito per andare in un ristorante-caffè sul lato pari per chiedere informazioni, dove un cameriere è prima caduto abbastanza dalle nuvole - non sapeva dove fosse il 25 - ma poi si è ricordato che il nome del ns. hotel gli era familiare, e si ricordava di averlo visto su un edificio che ci ha indicato. In effetti davanti a quell'edificio ci eravamo passate prima, ma c'era un'impalcatura davanti e non aveva il numero, comunque era proprio lui! Quindi siamo finalmente riuscite ad arrivare in camera e posare i trolley.

Ero piuttosto pessimista sulla camera che avevamo prenotato, soprattutto sul bagno. 30 sterline a testa, per una tripla con colazione inclusa, in Londra città, mi sembrava un prezzo molto conveniente, e avevo paura che ciò significasse un livello infimo (anche alla luce di recensioni negative del posto lette su Trip Advisor), ma ero pronta ad accettare quello che avremmo trovato (anche perché ci sarebbe servita solo per dormire, mentre per il resto del tempo saremmo state sempre in giro). In realtà sono stata piacevolmente stupita, in senso positivo. La stanza era sufficientemente grande per muoversi e mettere le nostre borse, anche il bagno era discretamente grande (ne ho visti di ben più piccoli in b&b molto più blasonati) e sufficientemente pulito. L'unica cosa, essendo vicinissimo alla stazione, al mattino si sentivano i treni... ma dato che ero cotta dalla stanchezza, non ho mai avuto problemi a dormire. E anche la colazione è stata più che dignitosa (anche se non c'era molto assortimento), e si poteva scegliere fra la continentale e la Full English Breakfast.

Dopo aver mollato i bagagli, abbiamo cercato di non perdere ulteriore tempo, abbiamo ripreso la metro e ci siamo dirette verso il British Museum. Come quasi tutto nel Regno Unito, anche i musei chiudono presto, ma al venerdi sera alcuni fanno orario prolungato, e quindi ci eravamo organizzate per vederne un paio. Al British Museum ci ero già stata una decina di anni fa, ma non me lo ricordavo bene.
La nostra visita è stata molto rapida, quasi una toccata e fuga limitata al pianterreno e alle sale principali: stele di Rosetta, la sala con le bellissime porte assiro-babilonesi con i cavalli, il tempio delle Nereidi e la sala dei marmi di Elgin e dei fregi del Partenone. E' davvero un peccato aver fatto una visita così superficiale a un posto del genere, mi rendo conto... ma il tempo è tiranno.
Uscite dal British, ci siamo dirette a piedi sino alla National Gallery e siamo passate per Shaftesbury Avenue e Charing Cross Roads. Era ormai sera, e le luci dei locali e delle strade erano accese. Ecco, io sapevo che Charing Cross era la via delle librerie antiquarie, e difatti ne ho viste un paio, ma ciò di cui sono rimasta stupita è stata invece la quantità incredibile di teatri e di musical in cartellone! E tutti titoli famosi, mica pizza e fichi, né! Singing in the Rain, Chicago, Mamma Mia!, Shrek, Les Miserables, The 39 steps, Il fantasma dell'opera, Rock of Ages, soltanto per citare quelli che mi ricordo...

Il tragitto è stato abbastanza breve e siamo arrivati sul retro dell'edificio della National Gallery. Qui io e le mie amiche ci siamo divise: loro sono andate alla National Gallery, mentre io sono entrata nella National Portrait Gallery (dato che l'altra l'avevo già vista). E così, partendo dai ritratti di epoca Tudor del secondo piano, ho vagato in senso cronologico davanti ai volti di tanti protagonisti della storia inglese, molti di cui avevo letto e altri sconosciuti. Il ritratto ad acquerello di Jane Austen fatto dalla sorella Cassandra: un semplicissimo e fragile foglietto dietro a un vetro; i diversi ritratti della regina Elisabetta I in epoche diverse nella sua vita; ritratti di poeti, di scrittori, di scienziati, di uomini politici, di libertini, di cortigiane, di nobili, di regnanti, dipinti e statue della regina Vittoria e di Alberto. Me la sono presa comoda, tanto avevamo tempo fino alle 9pm, ci ho impiegato quasi un'ora e mezza e non ho fatto nemmeno in tempo a finire alcune sale contemporanee.

Ci siamo ribeccate con le mie amiche e ci siamo avviate verso Soho per trovare un posto dove mangiare. Nel frattempo siamo passate casualmente davanti al coloratissimo negozio delle M&M's (di cui due colleghi ci avevano già parlato), e non potevamo non farci un salto.. no? Dico solo che sono quattro piani di colori, e profumo di cioccolata, una piccola Disneyland nella quale bisogna imporsi con la forza di volontà per evitare di spendere. C'è un mondo intero di merchandising e di oggetti vari in vendita, per adulti e per bambini, per non parlare dei bonbon di cioccolato in un sacco di colori. Si possono fare fotografie liberamente.
Uscite indenni dal negozio (a parte un sacchettino di M&M's viola e celesti), abbiamo ciondolato un po' verso Trocadero, e abbiamo fatto una tappa da HMV - dove ho deciso che a) potevo evitare di spendere ben 25 sterline per il DVD della 2a stagione di "Downton Abbey", e b) non ho trovato il cofanetto dell'ultima versione di "Emma" della BBC che ho visto e che mi sarebbe piaciuto avere.

A questo punto ci siamo decise a dirigerci verso un pub o simile per mangiare (avevo chiesto ad amici che stanno a Londra da anni, e mi avevano in parte rassicurata, 'che fin verso le 10 al venerdi e al sabato si riusciva ad ordinare da mangiare), ma siamo riuscite a sforare, seppur di pochi minuti, per cui niente di fatto. Con mio sommo disappunto abbiamo dovuto ripiegare su un ristorante pseudo-italiano, che era ancora aperto (ppffiuu...) e abbiamo ordinato una pizza. Non era male, questo no, ma mi sarebbe piaciuto mangiare qualcosa di più tipicamente inglese... vabbé...

Per tornare all'hotel, dal centro, abbiamo optato per il bus rosso a due piani (linea 23), che tutto sommato a quell'ora è stato più rapido della metro, ci ha permesso di vedere dall'alto Regent Street, Oxford Street e Marble Arch, e soprattutto non ci ha costretto a cambiare linea per arrivare, né tantomeno a scarpinare centinaia di metri in stazione. Mi piacciono molto i bus rossi londinesi :-)
>> 2° giorno

lunedì 12 marzo 2012

gli scoiattoli di kensington gardens

Non avrei mai pensato che gli scoiattoli di Kensington Gardens fossero così intraprendenti e coraggiosi! Ma d'altronde devono essere più che abituati alla gente...
Nel gruppo ce n'erano cinque. Alcuni erano più titubanti e si sono avvicinati dopo averci valutate e stimato che non eravamo un pericolo. Un altro, invece, si è fiondato direttamente sulla gamba della mia amica (che aveva in mano un pacchetto di biscotti) e si è arrampicato per farsene dare uno (e poi un altro, e un altro ancora...)






domenica 11 marzo 2012

the wallace collection


La Wallace Collection di Londra è al contempo un museo nazionale e una collezione d'arte privata fra le più preziose mai messe insieme da un'unica famiglia.
Venne donata alla nazione inglese nel 1897 da Lady Wallace, vedova di Sir Richard Wallace, figlio illegittimo del quarto marchese di Hertford. Le favolose ricchezze del terzo e del quarto marchese avevano permesso loro di acquistare le opere che gli piacevano di più, finendo per mettere insieme uno stupefacente insieme di tesori.



Ci sono capolavori dal Medioevo e dal Rinascimento, dipinti italiani, fiamminghi, spagnoli e inglesi, e una splendida armeria.

Il museo è però famoso soprattutto per una delle più belle collezioni di dipinti francesi del XVIII secolo e arredamento dalle collezioni reali antecedenti la Rivoluzione francese: quadri di Watteau, Boucher e Fragonard si trovano insieme a delicate miniature, porcellane di Sevres, scatoline dorate, orologi da camino e mobilia in stile Luigi XV.

celebrity in death


Libro numero 35 della serie In Death (almeno secondo il mio criterio di numerazione).
Durante la lavorazione del film basato sul libro scritto da Nadine sul caso Icove (narrato in uno dei precedenti libri - Origin in death), una delle attrici viene trovata annegata in piscina. La cerchia dei sospettati è molto ristretta, nonché composta dagli stessi attori che stanno ricoprendo proprio i ruoli di Eve, Roarke e compagnia bella.

La parte investigativa del libro l'ho trovata un po' ripetitiva: primo giro di interrogatori a tutti i presenti la sera dell'omicidio, ulteriore omicidio e poi secondo giro di approfondimento, finché di punto in bianco Eve capisce chi è il colpevole e comincia la ricerca delle prove. E' un caso in cui c'è poca azione e anche altrettanta poca suspence (escludendo per un attimo la corsa finale di Nadine per evitare che...)

Il rapporto fra Eve e Roarke risente degli strascichi di Dallas dall'ultimo libro, col timore che alcune ferite mentali siano ancora aperte, gli slanci di passione lasciano spazio a momenti più morbidi e teneri. Non ci sono grandi avvenimenti, e nemmeno la proposta di matrimonio Peabody-McNab, affacciatasi come possibilità per sola mezza pagina, serve a ravvivare la calma piatta del libro.
La Robb sa fare di meglio, e sarebbe il caso che nei prossimi titoli applicasse di nuovo un po' della magia di cui è capace, altrimenti si continua a girare in tondo...