giovedì 26 ottobre 2017

la perdita di un cane/1

E' già trascorsa una settimana da quando la mia cagnolona è mancata, ma ne scrivo qua soltanto adesso.
E' morta lo scorso giovedì, nel pomeriggio: ho dovuto farla addormentare perché malata. Ho aspettato egoisticamente forse troppo, avrei potuto risparmiarle una notte e una mattina di sofferenze finali. Ma lo stesso veterinario l'aveva vista mercoledì sera, e avevamo cominciato a parlare della "puntura", ipotizzandola per il venerdì. Stava male ma sembrava che potesse ancora tirare avanti dignitosamente sino ad allora.

Veder star male il tuo animale e non poter fare nulla per ridurre il suo patimento è una delle cose al mondo che ti fanno sentire più impotente. Prendere quell'ultima decisione è devastante, ma finisce per sembrarti l'ultimo atto possibile di misericordia e di amore nei suoi confronti. Non puoi più fare nient'altro di utile per lui/lei, non puoi più proteggerlo/a come hai sempre cercato di fare.

Purtroppo il giorno dopo - giovedì - Sissi era peggiorata tantissimo, respirava in maniera sempre più sforzata, con la lingua fuori, e cominciava ad avere forti difficoltà a tenersi sulle zampe. Era una pena vederla così. Ho chiamato il veterinario, ed è venuto nel pomeriggio. E' venuto a casa, e devo ringraziarlo per la sua infinita disponibilità (quel giorno non era nemmeno di turno lui, in clinica, ma è venuto lo stesso perché la stava seguendo). In certe situazioni vuol dire molto.
Non è stata necessaria la seconda puntura... la prima di metadone è stata sufficiente, e mentre il veterinario cercava di trovarle la vena per fare la seconda iniezione, con molta difficoltà vista la pressione stra-bassa, Sissi ha piantato un guaito straziante e il veterinario mi ha detto che stava morendo da sola. Si è interrotto, e l'ha auscultata. Ho intravisto ancora un paio di spasmi, di contrazioni, e il suo cuoricino ha smesso di battere. La sua battaglia è terminata verso le 15.30 del pomeriggio di giovedi 19.

Era cominciata circa un anno e mezzo fa, quando aveva sostenuto due operazioni per un tumore mammario, uno per ciascuna fila. Erano stati asportati perfettamente, e lei da allora si era ripresa benissimo. Fino a circa 10-12 giorni prima di andarsene era sempre stato il solito cane esuberante e testone, pronto ad abbaiare alle bici, alle moto, a chiedere l'elemosina per un biscottino o per quello che avevo nel piatto. Un cane felice e che apparentemente stava bene.
Ma evidentemente - e il veterinario me l'aveva già paventato allora - era tornato qualcosa a livello dei polmoni. Qualcosa che non si poteva più risolvere.
Così di botto, una decina di giorni prima, Sissi ha cominciato a non avere più fame, a non voler mangiare praticamente nulla, nemmeno i suoi cibi preferiti. Siamo andati avanti con pastiglie per circa una settimana, antibiotici, antinfiammatori, cortisone e gastroprotettore; mattino e sera. E non è facile far ingoiare le pastiglie a un cane di 30 chili che non vuole mangiare nulla. Sembrava che il cortisone sortisse qualche effetto, ma l'illusione è durata soltanto un paio di giorni, nei quali la cagnona ha avuto voglia di mangiare i rimasugli (puliti) del pollo allo spiedo, pezzi di toast, fette di bresaola e prosciutto... i suoi ultimi pasti "decenti", poi da lunedì la situazione si è avviata verso l'epilogo...

Sissi è morta all'età di 11 anni e poco più di 4 mesi (l'avevo presa quando aveva 3 mesi, quindi abbiamo passato insieme un pezzo di cammino, l'intera vita per lei, ma un periodo troppo breve per me...)




mercoledì 11 ottobre 2017

essaouira, la cittadina ben disegnata


Il mio viaggio in Marocco insieme ad altre due amiche risale a diversi anni fa, quando non avevo ancora la macchina fotografica digitale (e infatti le foto che illustrano questo post sono state passate allo scanner, e per questo non sono di qualità eccelsa).

Avevamo scelto di fare il classico  tour delle città imperiali, che ci impegnava per una settimana, al quale avevamo deciso di abbinare un'ulteriore settimana di relax, in una località di mare.
La scelta se la giocavano Agadir e Essaouira: la prima la conoscevamo soltanto di nome, e ci sembrava un posto un po' troppo frenetico e moderno in stile Rimini (non so se rendo l'idea), mentre la seconda non la conoscevamo ancora ma ci ispirava molto, dalle foto che ci avevano mostrato in agenzia di viaggio. E fu così che optammo per una settimana ad Essaouira.


Bella, bianca, affascinante, rilassata, affacciata coi suoi bastioni sull'oceano Atlantico, Essaouira possiede una lunga storia.
Nasce come scalo costiero già all'epoca dei Fenici, e in virtù della sua posizione privilegiata per i traffici marittimi anche i Romani vi faranno tappa. Nel XIV secolo la cittadina viene colonizzata dai portoghesi e prende il nome di Mogador. Questa fu forse l'epoca più fiorente per il commercio.



Successivamente si trasformò in una base navale grazie ai lavori portati avanti dal sultano dell'epoca, e affidati a Theodore Cornut, un allievo di Vauban, l'ingegnere militare del Re Sole. Con la costruzione di una cittadella fortificata per proteggere la cittadella commerciale, l'architetto francese diede a Essaouira l'aspetto tipico che oggi la caratterizza e che è all'origine del suo nome: "Al Souirah", cioè "la ben disegnata".

Il centro storico originale di Essaouira è protetto da dei bastioni immensi. Mi ha ricordato molto Saint-Malo, e non a caso.



La medina è caratterizzata da colori molto particolari, azzurro blu su fondo bianco. Quando si cammina sulle alte mura dei bastioni ci si ritrova in un altro mondo, lontano dalle atmosfere delle altre città marocchine che avevamo visto la settimana precedente.



Essaouira è anche un porto di pesca, al quale si accede dalla Porta della Marina, di fianco alla Skala del Porto. Si può mangiare il pescato direttamente sul posto, perché ci sono dei tavoli allestiti lì all’aperto...



Il monumento principale di Essaouira, destinato alla difesa della città, è la Skala de la Ville, il forte sul mare costruito sulla scogliera. Qui si possono ammirare cannoni allineati verso l'oceano e l'Ile de Mogador, che oggi ospita riserve ornitologiche. Il tempo sembra essersi fermato e sembra di tornare indietro nei secoli.
Ammirare il tramonto da qui è davvero uno spettacolo. Qui Orson Welles girò le sequenze iniziali del suo film "Otello" all'inizio degli anni Cinquanta. E qui sono state ambientate anche alcune scene della terza stagione di "Game of Thrones".



Al pianterreno di queste spettacolari batterie, delle cantine, che una volta erano usate per immagazzinare le munizioni, ospitano oggi innumerevoli botteghe di pittori, ebanisti, e atelier con vari oggetti artigianali.



Gli artisti europei e americani hanno un rapporto privilegiato con Essaouira.
Negli anni Sessanta del Novecento, la cittadina fu frequentata da hippy, fricchettoni e artisti vari: Jimi Hendrix visse in un villaggio poco distante per un breve periodo, e vi passarono anche i Rolling Stones, Leonard Cohen, Cat Stevens e Frank Zappa. Così, per dire.



Ma parliamo un attimo di un altro elemento fortemente caratterizzante di Essaouira. Il vento.
Non sto scherzando. Nonostante fossimo in pieno agosto, e intorno a noi ci fossero tutti i canonici 40° gradi che ti aspetti in Marocco in quel periodo, la spiaggia di Essaouira era battuta da venti sferzanti e gelidi. Ci siamo azzardate forse il primo giorno a bagnare un alluce nell'oceano, dopo di che ce ne siamo state belle rintanate intorno alla piscina del nostro riad e non ci abbiamo più riprovato. Peccato, perché la spiaggia è bellissima e molto estesa.



Si tratta dei venti alisei, che soffiano tutto l'anno, e che danno a Essaouira un clima unico. D'estate, durante il giorno, i venti rinfrescano l'aria e spariscono nei vicoli della vecchia città. Non per niente è stato coniato lo slogan "The windy city, Afrika", indirizzato al target degli appassionati di windsurf, che in effetti frequentano molto Essaouira per praticare il loro sport.