lunedì 28 ottobre 2013

thankless in death

Anno 2060: si avvicina la festa del Ringraziamento. Il tenente Eve Dallas ha molto di cui essere grata: ospitare la grande famiglia irlandese di Roarke può essere impegnativo, ma è un felice miglioramento rispetto alla sua drammatica infanzia.
Ma altre coppie non sono così fortunate come Eve e Roarke. I coniugi Reinholds, per esempio, sono distesi nella loro casa accoltellati e bastonati, quasi irriconoscibili, uccisi dal loro stesso figlio. Ventisei anni, Jerry non ha mai fatto una grande impressione sui precedenti datori di lavoro, che lo hanno licenziato o sulla fidanzata, che lo ha scaricato, ma nessuno pensava che sarebbe arrivato a tanto.
E invece si scopre che Jerry non è soltanto in grado di compiere simili brutalità, ma che ci sta prendendo gusto. E con i soldi che ha rubato ai suoi genitori, ha intenzione di lasciare finalmente il suo segno nel mondo, a modo suo...

Titolo numero trentotto della serie In death. Negli ultimi libri ho sperato che la Robb introducesse qualche elemento di novità nei libri successivi, perché c'era un'atmosfera di "stanca". Insomma, speravo in un guizzo che ravvivasse un po' il mio interesse.
In "Thankless in death" il tenente Dallas non deve scoprire chi è l'assassino: a differenza di gran parte dei titoli precedenti, noi lettori sappiamo subito chi è, lo vediamo subito all'opera, e anche Eve, sulla scena del primo duplice omicidio, capisce subito chi è l'autore. Il problema è che, pur avendo dispiegato tutte le notevoli risorse a disposizione, il dipartimento di polizia non riesce a trovarlo subito, e nel frattempo questo disgraziato porta a termine altri due omicidi. La banalità del male: l'assassino è un ragazzotto che ha avuto ogni possibilità dalla vita e dalla famiglia, ma nonostante questo ritiene di essere un povero incompreso, con ogni diritto di vendicarsi di tutto e di tutti perché niente è mai colpa sua,  ma sempre degli altri! Le scene di tortura e di omicidio sono raccapriccianti, e mi ha disturbato leggerle: ho provato davvero un forte disprezzo per il personaggio dell'assassino.

Se qualcuno (come me) sperava di vedere Eve ottenere i gradi di capitano in uno dei prossimi libri, mi sa che deve mettersi il cuore in pace. La Robb non ci concederà questa grazia... In Thankless Whitney comunica a Eve che i gradi sarebbero lì, pronti, che non ci sono più pregiudiziali da parte dei superiori (a causa del suo matrimonio con Roarke, il cui passato non è proprio cristallino), e che basterebbe che lei li accettasse... ma lei cosa fa? Dice di no, risponde che se li accettasse non potrebbe più fare il lavoro sul campo e dunque per questo motivo li rifiuta.
Ok, da una parte la capisco, ma dall'altra le avrei dato una mazzata in testa :-) Ad esempio Feeney è capitano della divisione informatica, ma non mi sembra che questo gli impedisca di partecipare al lavoro sul campo: certo, magari non sempre, ma mi pare che sia abbastanza libero di gestirsi come vuole. E non potrebbe essere lo stesso per Eve? Quindi, dato che l'idea che Eve diventi capitano ce la possiamo scordare di nuovo per un bel pezzo, l'idea che Eve e Roarke possano avere un figlio pure (la Robb ha sempre detto che quest'eventualità rappresenterebbe la fine della serie)... a questo punto mi sembra che per i prossimi libri ci possiamo aspettare nuovamente solo la solita frittata. Uffi....

martedì 15 ottobre 2013

renoir in mostra a torino

Sta per aprirsi una mostra che non mancherò sicuramente di visitare. Renoir è stato forse uno dei primi artisti che ho imparato ad apprezzare, già da ragazzina, complice un grande poster appeso nella mia stanza, che raffigurava tante riproduzioni - in piccolo - dei suoi dipinti. Questi quadri mi sono perciò diventati molto familiari, e anche se ho già avuto la possibilità di ammirarli dal vero nei musei parigini nei quali sono normalmente conservati, sono curiosa di vederli esposti tutti insieme, a due passi da casa.

Renoir. Dalle collezioni del Musée d'Orsay e dell'Orangerie
Torino, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea
(23 ottobre 2013 - 23 febbraio 2014)

Il Musée d’Orsay e il Musée de l’Orangerie di Parigi, che conservano la collezione più completa al mondo dell’opera di Renoir, hanno accettato di privarsi per quattro mesi di una sessantina di capolavori, per dare vita a una straordinaria rassegna che documenta tutta l’attività di questo grandissimo pittore, testimoniando i momenti più significativi.

Con questa esposizione si vuole percorrere la complessa evoluzione del percorso artistico di Renoir – attivo per oltre un cinquantennio tanto da produrre oltre cinquemila dipinti e un numero elevatissimo di disegni e acquerelli –, evidenziando la grande varietà e qualità della sua tecnica pittorica e i diversi temi affrontati. Nell’arco della sua vita, Renoir si misura infatti con la sperimentazione della pittura en plein air, fianco a fianco con l’amico e collega Monet, portando al tempo stesso a compimento opere in atelier.
La mostra torinese si articola nelle seguenti sezioni:

L’età della Bohème
Dopo l’ammissione all’Ecole des Beaux-Arts nel 1862, Renoir conosce e frequenta Alfred Sisley, Frédéric Bazille e Claude Monet, con cui soprattutto condivide sessioni di pittura en plein air a Fontainebleau o alla Grenouillère nei dintorni di Parigi. Sono di questo periodo alcuni suoi ritratti di conoscenti e amici: William Sisley (1864), Frédéric Bazille (1867), Claude Monet (1875), esposti in questa sezione con due opere dello stesso Bazille, il suo studio (1870) e un ritratto dello stesso Renoir (1867), e uno di Monet.
Renoir sceglie le sue protagoniste da ogni estrazione sociale: borghesi, operaie, ballerine, tutte rivestite da una grazia speciale e da un’impalpabile bellezza che rievocano i modelli femminili dell’arte settecentesca.

La “recherche heureuse du côté moderne”
Qui troviamo cinque opere dedicate a uno spaccato della società moderna e ai nuovi divertimenti dei parigini, dai balli alle escursioni in campagna: inarrivabile è La balançoire (1876) ovvero L’altalena, dove le magnifiche figure della donna, del giardiniere e della bambina accanto all’altalena si stagliano in un giardino dai colori vivissimi. I tocchi di colore stesi per piccole macchie rendono l’effetto della luce solare filtrata attraverso le foglie, creando un’atmosfera di vibrazione cromatica e luminosa, che ne fa una delle massime espressioni della pittura impressionistica en plein air.

“Le métier de paysagiste” (Renoir)
La collezione di opere di paesaggio di Renoir del Musée d’Orsay è probabilmente la più bella al mondo.
Questa sezione ne presenta dieci, che ripercorrono un esteso arco cronologico, comprendente il viaggio ad Algeri effettuato dall’artista nel 1881. Relative a questo soggiorno nordafricano troviamo esposte: Campo di banani, Paesaggio algerino e La moschea, dove Renoir dipinge palme baciate dal sole, giardini privati e orti dal sapore esotico. Le altre tele rappresentano splendide vedute dove si percepisce la grande attrazione del maestro per l’acqua, il verde e i giardini, fonte continua di ispirazione.

Infanzia
I bambini, spesso i suoi figli o figli di amici, sono molto presenti nell’opera di Renoir.
Queste nove opere esposte fanno a gara con i ritratti femminili nel regalarci istantanee di volti infantili carichi di poesia: dal bellissimo pastello su carta Ritratto di ragazza bruna seduta, con le mani incrociate (1879), al dipinto Fernand Halphen bambino (1880) in un serioso ritratto abbigliato da marinaretto, dalla deliziosa Julie Manet (1887) a una tenera Maternità (1885), al Ritratto del figlio Pierre (1885) dalla collezione della GAM.
Il celeberrimo capolavoro Jeunes filles au piano (1892) è stato il primo dipinto di Renoir a entrare nelle collezioni di un museo francese. Accanto ad esso è esposta un’altra splendida tela: Yvonne e Christine Lerolle al piano (1897-1898 circa) e due soggetti legati alla musica: il famoso ritratto di Richard Wagner, ritratto a Palermo nel corso di un memorabile incontro tra Renoir e il compositore tedesco, e quello di Théodore de Banville (entrambi del 1882).

“Beau comme un tableau de fleurs”
Piccola sezione di opere straordinarie: i bouquet di Renoir sono magistrali nella tecnica e nei colori, è uno dei temi dove l’artista sperimenta maggiormente.

“Le nu, forme indispensable de l’art”
È una sezione capitale della mostra, con opere fondamentali nella carriera di Renoir, che aveva sempre manifestato un profondo interesse per l’arte italiana rinascimentale, ammirando le opere di Raffaello, Tiziano, e il barocco nordico di Rubens, da cui assimila le forme morbide e languide e un cromatismo pieno, che fanno parte della sua cifra stilistica riguardo al modo di trattare la figura femminile.
In mostra, cinque tele spettacolari, tutte dipinte nell’ultimo periodo della sua vita, tra il 1906 e il 1917, fra cui Grand nu (1907), La toilette (Donna che si pettina) (1907-1908), Nudo di donna visto di spalle (1909).

L’eredità delle Bagnanti
All’ultimo fondamentale capolavoro di Renoir, Le bagnanti (1918-1919), è dedicata la “chiusura” della mostra. Il quadro è emblematico delle ricerche effettuate dall’artista alla fine della sua vita. Qui vi celebra una natura senza tempo, da cui ogni riferimento al contemporaneo è bandito. Le bagnanti sono da considerarsi il testamento pittorico di Renoir. Queste figure devono anch’esse molto ai nudi di Tiziano e Rubens, tanto ammirati da Renoir.

In mostra sono esposti anche gli strumenti di lavoro dell’artista: tavolozza, scatola di colori, pennelli, inseparabili attrezzi del grande maestro. Sino all’ultimo aveva lavorato alle sue Bagnanti, facendosi legare i pennelli alle dita ormai deformate dall’artrite reumatoide. Renoir muore il 3 dicembre 1919, ucciso da un’infezione polmonare.