martedì 27 luglio 2010

l'ombra del vento


Una mattina del 1945 il proprietario di un modesto negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, nel cuore della città vecchia di Barcellona al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo in cui migliaia di libri di cui il tempo ha cancellato il ricordo, vengono sottratti all'oblio. Qui Daniel entra in possesso del libro "maledetto" che cambierà il corso della sua vita, introducendolo in un labirinto di intrighi legati alla figura del suo autore e da tempo sepolti nell'anima oscura della città. Un romanzo in cui i bagliori di un passato inquietante si riverberano sul presente del giovane protagonista, in una Barcellona dalla duplice identità: quella ricca ed elegante degli ultimi splendori del Modernismo e quella cupa del dopoguerra.

Finalmente, per una volta, mi ritrovo d'accordo con uno degli slogan riportati sulla copertina di un libro, slogan che ogni volta cercano di "venderlo" come se si trattasse di un capolavoro o di un'opera straordinaria e stra-originale.
Il romanzo spagnolo che ha stregato i lettori di tutto il mondo.
I lettori di tutto il mondo non saprei, ma me di sicuro... Un po' per la storia, che è comunque avvincente anche se man mano che mi addentravo nella lettura son sempre arrivata a sospettare fortemente le varie agnizioni e colpi di scena diverso tempo prima che venissero enunciati nero su bianco. Ma soprattutto per le atmosfere riprodotte, per la Barcellona che mi sono immaginata nebbiosa, a tinte noir, monocromatica come nelle fotografie d'epoca di Francesc Català-Roca. Poi per lo stile della prosa di Zafon, ricca e vivida, in grado di legarmi alle pagine e costringermi ad andare avanti per vedere "cosa viene dopo". E infine per i personaggi, tratteggiati e descritti mirabilmente come se fossero reali (soprattutto Fermin Romero de Torres, la cui figura - un mix di vizi, peccati e simpatia - risalta in modo speciale).

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