Nei giorni scorsi mi sono letta una biografia di Audrey Hepburn, e sono tuttora alle prese con un secondo libro sullo stesso argomento (se troverò un po' di tempo, potrei anche parlarne), e così mi è venuto il desiderio di darmi alla visione di un po' di vecchi film di Audrey, alcuni già visti e altri non ancora. Naturalmente mi ci vorrà un po' di tempo; per ora ho cominciato con questi due...
Vacanze romane (1953)
Trama: la principessa Anna è impegnata in una serie di visite ufficiali nelle capitali europee. Insofferente all'etichetta e alle costrizioni che il suo ruolo le impone, giunta a Roma decide di scappare a visitare la città come una turista qualunque. Nel suo girovagare incontra Joe, un reporter americano che non trova una buona storia da tempo. Lui pensa di sfruttare l'occasione per uno scoop, ma a poco a poco si innamora di lei.
Avevo già visto
Vacanze romane diversi anni fa e adesso ho scelto proprio questo titolo per partire con questa mini full-immersion nell'opera omnia della Hepburn, sia perché è stato il suo primo vero film, sia perché lo ricordo con molto piacere...

Pur trattandosi di un film che ha ormai sessant'anni,
Vacanze romane continua ad essere sorprendentemente fresco e divertente, con momenti ironici, commoventi e anche romantici.
Sin da quando ero piccola Gregory Peck mi piaceva tantissimo, e in questa pellicola lo ritrovo esattamente come me lo ricordavo, alto, scuro e gentile.
Grazie ai contenuti extra del dvd, son venuta a sapere che la
scena della Bocca della Verità - una fra quelle che trovo più deliziose ed emozionanti - è nata dietro idea di Peck stesso, che la propose al regista (William Wyler), il quale fu subito d'accordo ma non la illustrò alla Hepburn; la scena venne girata una volta sola, e la reazione spaventata della principessa Anna quando Joe tira fuori la mano, nascosta nella manica, fu davvero naturale, spontanea e non recitata :)
Un film adorabile, che mi riguarderò presto anche nella versione in lingua originale.
Cenerentola a Parigi (1956)
Trama: Quando la direttrice di una rivista di moda e il suo fotografo di punta Dick Avery trovano in una libreria il set perfetto per la loro prossima sessione fotografica, Dick scopre il volto unico della libraia e filosofa dilettante Jo Stockton. Trascinata a Parigi, Jo diventa una modella di successo... e si rende conto di essere innamorata del fotografo che per primo ha notato il suo volto così particolare e luminoso.
Il titolo originale di
Cenerentola a Parigi è
Funny Face, ma questo è uno dei rari casi dove, secondo me, entrambi i titoli - per quanto lontani fra loro - sono entrambi calzanti (anzi, forse quello italiano è addirittura più pertinente di quello originale... io non trovo che il personaggio della Hepburn avesse poi un viso così ridicolo!)

Il film è carino, molto colorato, e in alcuni punti anche piuttosto divertente, ma soffre di una pecca comune a tante altre pellicole interpretate dalla Hepburn: non riesco a trovare credibile l'innamoramento del suo personaggio per un partner maschile tanto vecchio da poter quasi essere suo nonno, nonché privo di particolare fascino (almeno secondo me... nella fattispecie mi sto riferendo a Fred Astaire, che sarà anche stato un gran ballerino ai suoi tempi, ma non mi risulta che fosse un sex-symbol, nulla di paragonabile - che so - a un Sean Connery odierno, tanto per fare un esempio più vicino a noi...)
La Hepburn qui balla e canta, due attività - soprattutto il ballo - che aveva studiato e praticato prima di diventare attrice, e dove quindi se la cava.
Un personaggio che ho trovato piuttosto divertente e simpatico è quello della direttrice della rivista "Quality", quasi una sorta di Miranda Pristley ante-litteram, ma dal cuore più umano.
E poi sullo sfondo c'è Parigi, nella sua classica immagine stereotipata da cartolina, con i monumenti, i café e gli atelier di moda. Gli abiti parigini di questo film sono tutte creazioni di Hubert de Givenchy, lo stilista con cui Audrey Hepburn stabilì una vera e propria relazione di amicizia, oltre che professionale, durata per tutta la sua vita; ebbene, questi abiti sono anch'essi veri e propri protagonisti sulla scena, e nonostante abbiano oltre 50 anni continuano a stupire per il loro stile e per la loro eleganza senza tempo.