martedì 16 luglio 2013

il lavoro che non c'è più

Negli ultimi tempi non sono stata molto presente sul blog, ma questo periodo per me non è dei migliori.
Al lavoro stiamo chiudendo e tra poche settimane il lavoro non ce l'avrò più. Dopo quattordici anni di lavoro resto con niente, e a quarant'anni le prospettive non sono certo lì che aspettano te, anche se - come sempre - sei rimasta curiosa, disponibile e pronta ad imparare. In campo informatico, dove ho lavorato in tutti questi anni, è necessario esserlo.
Buona parte del tempo che passo su Internet in'sti giorni mi serve per cercare aziende, mandare curriculum, e studiare. Su circa una ventina di richieste mandate ho ottenuto tre colloqui, ma per ora resto in attesa.
Sono amareggiata ed incazzata, anche perché sto accorgendomi sulla mia pelle che in questo paese i lavoratori, ma anche i disoccupati, non sono tutti uguali. Lo sapevo già, è ovvio, ma che questo succeda anche fra i disoccupati penso che sia davvero grave. Tutti i disoccupati dovrebbero essere sostenuti allo stesso modo dal cosiddetto welfare. Invece no. Se hai avuto la fortuna di lavorare in un'azienda grande, o in un certo settore, puoi godere della cassa integrazione per periodi anche lunghissimi - io vivo a Torino, e qui è ordinaria amministrazione sentire che chi lavora in Fiat è in cassa integrazione, così come gli operai dell'indotto, e questo va avanti per anni. Un fratello di un'amica che lavorava nelle Carrozzerie Bertone è stato in cassa integrazione per 5 anni! Certo non è bello, ma godere della cassa integrazione significa avere un minimo di tutele, un minimo di stipendio, un minimo di contributi versati, etc... Io e i miei (pochi) colleghi non abbiamo neanche quello. Poi ci sono quelli che hanno la possibilità di essere messi in mobilità, grazie alla quale diventi "appetibile" per un eventuale nuovo datore di lavoro che intendesse assumerti, perché potrebbe godere di sgravi fiscali e/o contributivi. Ebbene, io ho la gravissima colpa di aver lavorato in un'azienda con meno di 15 dipendenti, e a partire da inizio 2013 non ho nemmeno questa possibilità. Grazie cara Fornero!
Se va bene, dal giorno in cui decorrerà la lettera di licenziamento che abbiamo ricevuto, potremo soltanto fare domanda per l'Aspi (la ex indennità di disoccupazione), per un periodo di 8 mesi... e già tante grazie anche per questa, perché ho scoperto che ci sono categorie di ex-lavoratori ancor più di serie Zeta di noi che non ne hanno neanche diritto. Allucinante!
Ma in questo paese disgraziato il governo e il parlamento si scannano giornalmente per questioni idiote di cui non frega niente a nessuno, mentre milioni di persone restano senza lavoro (e soprattutto senza speranze, che è molto peggio!). E i tanto strombazzati interventi di stimolo all'occupazione sono rivolti soltanto agli under 30, come se fossero loro il "vero" problema, e non la fascia d'età più anziana, composta da tanti lavoratori, magari precari da decenni, e da coloro che hanno perso il lavoro che avevano.
Siamo in una botte di ferro, dove però i chiodi sono rivolti tutti verso l'interno...

2 commenti:

  1. Ciao Roberta, capisco bene come ti senti. Anch'io lavoro nel campo informatico e dopo 10 anni in una multinazionale, la sede ha chiuso, è stata trasferita in Spagna e noi, da contratto, avremmo dovuto trasferirci. Ovviamente non tutti hanno potuto, tra cui la sottoscritta, che si è ritrovata senza lavoro a 36 anni, con una figlia, in una zona economicamente depressa (piccola città di provincia piemontese). Ora, dopo un anno di ricerche, lavoro in una piccola realtà, ho un contratto super precario e in sosotanza, faccio la segretaria. E sono fortunata ad aver trovato qualcosa.
    I chiodi pungono e fanno molto, molto male...

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  2. Spero che da quando hai scritto questo post la tua situazione personale sia migliorata...è una tristezza, prendere atto che la ragion d'essere dello Stato NON è più la difesa e la dignità dei suoi cittadini. Dovremo pensare a nuove forme di aggregazione e di difesa "dal basso", perchè il rischio è che da qui a pochi anni resti ben poco di quel che abbiamo conosciuto è molto forte.

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