mercoledì 21 settembre 2011

il linguaggio segreto dei fiori

Vanessa Diffenbaugh, Il linguaggio segreto dei fiori, Garzanti
Ormai ho imparato che gli apprezzamenti stra-positivi su un nuovo libro, più spesso su un'opera prima di un nuovo autore, scritti sulle fascette o nei risvolti di copertina, vanno letti senza dar loro alcun peso. Bisogna ritenerli delle semplici macchioline d'inchiostro, e saltati a piè pari.
Frasi come: "un romanzo d'esordio che ha suscitato un entusiasmo strepitoso, pubblicato in contemporanea mondiale - un fenomeno editoriale senza precedenti", ti lasciano con forti aspettative e con la sensazione che non puoi assolutamente fare a meno di leggere quel gioiellino, non te lo puoi lasciar sfuggire. Ancora più subdola è la formulazione del tipo. 100mila copie vendute grazie al passaparola. Ti dici che in quel caso l'apprezzamento è stato dei lettori, quindi reale e non gonfiato dai critici.
E "Il linguaggio segreto dei fiori" rientra alla perfezione in questo genere di libri ampiamente strombazzati prima ancora della loro pubblicazione: "l'evento editoriale più atteso del 2011", secondo alcuni, un libro per il quale ci immaginiamo che le case editrici si siano letteralmente scannate alle aste per aggiudicarsi i diritti XD (questo non me lo sto inventando, l'ho letto su un'anteprima della primavera scorsa su "Il libraio").

Incuriosita, l'ho letto anch'io, ma l'ho trovato decisamente sopravvalutato (e per fortuna non l'avevo acquistato). Victoria ha compiuto 18 anni ed è appena uscita dalla casa di accoglienza nella quale ha passato l'adolescenza. E' una ragazza particolare, ha paura del contatto fisico, e delle parole, sue e quelle degli altri, ma soprattutto, ha paura di amare e lasciarsi amare, non se ne ritiene degna. C'è solo un'attività in cui le sue paure sfumano: i fiori sono il suo rifugio. E attraverso il loro linguaggio Victoria comunica le sue emozioni più profonde. La lavanda per la diffidenza, il cardo per la misantropia, la rosa bianca per la solitudine.
Perché Victoria non ha avuto una vita facile. Abbandonata in culla, ha passato l'infanzia saltando da una famiglia adottiva a un'altra. Fino all'incontro, drammatico e sconvolgente, con Elizabeth, l'unica vera madre che abbia mai avuto, la donna che le ha insegnato il linguaggio segreto dei fiori. E grazie a questo dono Victoria riesce a trovare lavoro come fioraia, e i suoi fiori sono tra i più richiesti della città, regalano la felicità e curano l'anima. Ma Victoria non è ancora riuscita a rimarginare la sua ferita, perché si porta dietro una colpa segreta.

La storia si muove alternativamente su un doppio piano temporale: narrato in prima persona, dalla Victoria diciottenne e dalla Victoria bambina, e devo riconoscere che è scritto piuttosto bene.
Ma la storia in sé non mi ha detto molto, e soprattutto ho trovato insopportabile il personaggio di Victoria: le avrei dato volentieri uno scossone la maggior parte delle volte. D'accordo che ha avuto un'infanzia difficile e tutto il resto, ma a volte mi pareva decisamente cretina e autodistruttiva. Una ragazzina violenta, arrabbiata, incapace di amare e di sentirsi amata, che ogni giorno tenta di farla pagare al prossimo, chiudendosi sempre più in se stessa. Un personaggio troppo esasperato (almeno per me). E nonostante ciò, incontra invece sul suo cammino delle persone che la aiutano e la sostengono, anche quando avrebbero ogni ragione di fare il contrario. Esempio lampante è Grant, che la riprende con sé come se nulla fosse dopo oltre un anno, dopo che lei l'ha mollato senza una parola, portandosi via i suoi soldi e senza dirgli nulla della sua gravidanza (questa parte è stata quella che mi ha definitivamente alienato le poche simpatie che avevo nutrito sino ad allora per la protagonista)

L'aspetto relativamente originale del libro è invece l'aver ripescato dal dimenticatoio il linguaggio dei fiori, molto in voga durante l'età vittoriana. Sembra che oggi giorno molti non lo conoscano più. In effetti che le rose rosse significhino passione forse lo sanno tutti, ma in genere molto pochi sono in grado di indicare il significato di un qualsiasi altro fiore.
Anche se poi non posso fare a meno di dirmi che, in fondo in fondo, il significato attribuito ai vari fiori sia puramente arbitrario. Oppure è determinato da qualche caratteristica intrinseca del fiore?
Boh, per quanto mi riguarda io non sono assolutamente un'esperta di botanica e non so dirlo, anche se conservo ancora una vecchia agendina dell'orto e del giardino del 1984, allegata alla rivista "Gardenia", al fondo della quale c'erano quattro pagine dedicate al linguaggio dei fiori. L'ho conservata proprio per quel dizionarietto. Ora in fondo al libro della Diffenbaugh ce n'è uno molto ricco, che si può anche scaricare sul sito ufficiale del libro.

p.s. Nell'edizione italiana il libro è disponibile con 4 differenti copertine: Buganvillea (passione), Camomilla (forza nelle difficoltà), Gerbera (allegria) e Rosa (grazia, eleganza).

2 commenti:

  1. Ciao sono passata per un saluto :) Anche io volevo leggere questo libro ma ho sempre rimandato, attendevo il momento in cui la curiosita' mi spinge in libreria. La tua recensione e' molto intereressante, grazie mille di averla postata. Un abbraccio :)

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  2. Però non farti smontare dalla mia recensione... se guardi su Anobii ci sono moltissimi che hanno adorato questo libro, ma a me semplicemente non ha detto granché (e ho cordialmente detestato la protagonista). Non tutti i gusti sono uguali, e magari a te potrebbe piacere.
    Come stai? Risolti i problemi con gli occhi? Spero di sì ;) un bacione

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