martedì 6 aprile 2010

diario norvegese/3

15 agosto
Ferragosto atipico: cielo nuvoloso, leggera pioggerellina (non troppo fastidiosa), 15° C, almeno sto usando la giacca! Abbiamo costretto la signora Liv ad alzarsi presto anche oggi che è domenica per farci la colazione: probabilmente ci odierà per questo :-) Invece poi si dimostra cordiale e, anzi, ci regala una fotografia di una vista dalla loro veranda ripresa con il sole di mezzanotte di fine giugno: davvero carina! In effetti noi stiamo godendo di serate molto lunghe, con tramonti molto tardivi, ma a fine giugno/ inizio luglio sarebbe stata tutta un’altra cosa!
Ok, partiamo verso la bus station, nuovamente zaino in spalla: in giro non c’è un’anima, non si capisce nemmeno se il nostro pulmann prima o poi comparirà... ebbene sì – puntuale alle 8:10 – arriva, condotto da un attraente autista (occhi azzurri e capelli scuri, di statura media). In pratica siamo le uniche 2 passeggere, e il tipo – nel farci il biglietto – ci domanda da quale paese arriviamo. Arrivate a Forde, si dimostra molto cortese e ci tira fuori tutti e due i nostri pesanti zaini, very kind, thank you so much!!! Bè, vabbé, fra me e Barbara quassù riusciamo a scovare individui interessanti piuttosto frequentemente :-) Comunque adesso dobbiamo farci passare un paio d’ore in attesa del prossimo pulmann... abbiamo scovato un comodo tavolino con panche lungo un ruscello.
Ancora nessuna news dai nostri kayakisti: che siano tutti a cellulare scarico???
Partiamo di nuovo e ci accingiamo verso la bus station dove dobbiamo prendere il bus per Hellesylt. Gli orari delle autolinee norvegesi sembrano tanto semplici, ma in realtà sono peggio dei geroglifici... chiedendo all’autista scopriamo che il percorso – che pensavamo di fare su vettura unica – richiede invece di cambiare... quindi ci sistemiamo sul bus destinazione Trondheim (e speriamo di capire dove scendere prima di raggiungere il Circolo Polare Artico). A dopo! (e poi mi chiedo perché – visto che sugli orari li usano – non mettono mai il numero della linea sul parabrezza davanti??? Faciliterebbe un po’ le cose...)

Ok, bene, ce l’abbiamo fatta, siamo giunte a destinazione. Il pezzo di pulmann da Forde a Stryn secondo me è quello con il paesaggio più bello visto sinora (superiore a mio giudizio addirittura rispetto alla Flamsbaana): siamo passati in vallate ampie e verdeggianti, con fattorie e animali al pascolo (pecore, mucche e ci siamo anche imbattuti in un gregge di capre che si stavano riposando in mezzo alla strada... e il pulmann si è dovuto fermare e aspettare che si muovessero).
Abbiamo costeggiato un paio di lunghi laghi, qui non si capisce mai se si tratta di fiordo o di lago (ma dalla carta evinciamo che “vatnet “ voglia dire lago), e per alcuni km abbiamo goduto la vista di un vasto ghiacciaio, lo Jostedalsbreen, di cui la guida dice che in alcuni punti il ghiaccio raggiunga i 400 metri. Peccato che accanto a tali bellezze naturali, sul sedile di fronte a noi ci fosse una signora orientale (che secondo me era la sorella gemella del maestro jedi Joda: somiglianza impressionante!) che non l’ha mollata un attimo – no davvero – di cianciare col povero tizio sconosciuto che aveva di fianco... snervante... e poi questo tizio ha pensato bene di allungare lo schienale del suo sedile sino a farmi sentire una fettina in un sandwich.
Cambiamo nuovamente pulmann a Stryn (che mi aspettavo più entusiasmante, invece non è nulla di particolare). Dopo aver caricato i nostri zaini sul pulmann viviamo alcuni minuti di ansia dopo che l’autista – dopo aver blaterato qualcosa in norvegese – parte senza aver caricato nessuno... ma dopo 5 minuti per fortuna è tornato, probabilmente era andato al bagno, e siamo regolarmente partiti. Arriviamo a Hellesylt e scendiamo alla bus station, dopo di che scopriamo che l’ostello è abbarbicato sul fianco della collina (da cui peraltro si gode di un fantastico panorama sul paese). Quindi ecco la nostra dose di sport quotidiano: oggi alpinismo! Non esagero, perché la stradina che costeggia la bella cascata è davvero ripidissima, tipo 6° grado, e farla con tutti gli zainoni in spalla è davvero dura.
La vista che si gode dal mio letto vale però ampiamente la fatica. Scopriamo però con dispiacere (sia io che Barbara) che non riusciamo a prelevare soldi dall’unico bancomat del paese: a me dà operazione non accettata dalla banca con entrambe le carte, e a Barbara dà codice errato. Benone, stiamo fresche! Per domani i soldi ci dovrebbero bastare, ma poi speriamo di risolvere, anche perché la carta di credito non ce l’accettano né sui bus né negli ostelli sino ad adesso (alla faccia di quello che dice la Lonely Planet).

Riparlando del panorama, vorrei sottolineare che l’acqua di questo fiordo (Geirangerfjord) è spettacolosamente verde! Sul serio,un colore del genere te lo aspetteresti su una spiaggia tropicale, non certo in Norvegia. La mia guida dice che Hellesylt era un antico porto vichingo: provo ad immaginare questo posto oltre mille anni fa, con i drakkar che dopo aver risalito il fiordo attraccano qui alla loro base, alla loro casa, con le donne che danno il bentornato ai loro uomini stati lontani a lungo.. ah, ma che pensieri da leggenda romantica...
Prima di cena abbiamo fatto un giretto per il paese, ma devo dire che qui non c’è molta vita: la cosa più interessante è stata osservare un gruppo di caprette intente a mangiare fieno nel loro recinto... Ah, e poi abbiamo visto un gigantesco orso polare ergersi su di noi in tutta la sua maestosità! (meno male che era imbalsamato, all’Ufficio del turismo, un plantigrado alto ben oltre 2 metri...)

16 agosto
La giornata di oggi si riassume in due parole: umidità e pioggia. A questo punto diamo atto a Mac di aver avuto ragione... e in più oggi io e Barbara ci siamo beccate anche la nebbia. Stamattina siamo partite col traghetto che fa spola da Hellesylt a Geiranger, un breve tratto di fiordo (1 ora) lungo il quale vi sono numerosissime cascate dai nomi pittoreschi (il velo da sposa, il frate, le sette sorelle). A onor del vero, sulle cartoline sono più belle che nella realtà: in effetti le 7 sorelle lasciano un po’ a desiderare, sono dei semplici rivoletti d’acqua. Lungo queste pareti impressionanti che racchiudono il fiordo vi sono diverse fattorie abbandonate, e ci chiediamo come facesse la gente ad arrivare lì e viverci. La cosa carina di questo traghetto è che- entrate da una porta forse non proprio regolare – non abbiamo trovato bigliettai né nessun membro dell’equipaggio in giro. Alla fine abbiamo trovato un tipo che ci ha portato dal bigliettaio, dietro nostra richiesta, proprio all’arrivo, quando avremmo sicuramente potuto mimetizzarci col gruppone italiano della Giver Viaggi. Viva l’onestà... anche se avremmo potuto risparmiare 180 NOK (visto che stiamo finendo i soldi e non abbiamo ancora potuto prelevare). Però oggi risolviamo questo mistero: mi viene il dubbio che la mia richiesta di 2000 NOK superi il plafond giornaliero... in effetti con 1500 va tutto bene - son stata un po' rimba - e le mie scarse finanze vengono rimpolpate (invece a Barbara continua a non funzionare!)

Affrontiamo nuovamente l’ardua impresa di capire quale sia la giusta coincidenza del bus e ci dirigiamo verso Andalsnes, passando per quella che viene definita Strada dei Troll. In effetti questa strada – sebbene oggi ci sia nebbia e pioggia (Barbara sostiene che sia nevischio) è davvero impressionante: viene giù con curve a gomito molto strette, e dall’alto sembra un nastro nero di asfalto che si srotola giù per la montagna: davvero impressionante, quindi, soprattutto dato che la facciamo con un pulmann che sembra costruito al millimetro per passarci: cavolo, chissà se l’autista ha seguito un corso speciale... Una cosa carina è che il pulmann si ferma prima in cima, e poi in fondo, per permettere ai passeggeri di scattare le foto. Comunque a questo punto io e Barbara siamo cotte, resistiamo soltanto perché a Andalsnes dobbiamo cambiare l’ennesimo bus per arrivare a Ǻlesund, ma su questo (tanto abbiamo 2 ore) si può dormire... difatti ci abbiocchiamo e mi sveglio giusto in tempo per decidere di scendere a una fermata strategica prima della Bus Station, che è più vicino al nostro ostello. Giusto per non abbandonare le buone abitudini, brevissimo tratto in ultra-salita con zaini in spalla anche stasera :-)

L’ostello di Ǻlesund non è male: la reception è in un’ampia sala affrescata (l’edificio in origine doveva essere una scuola oppure una chiesa, boh). Scopriamo che nella camerata con noi c’è di nuovo la tedesca bionda – Ute – che era in stanza con noi ieri sera a Hellesylt (solo che lei ha fatto tragitto diretto verso Ǻlesund e non ha fatto la salita/discesa dei Troll). Sia io che Barbara pensiamo che Ute incontrerebbe sicuramente i favori dei maschietti nostri amici: questa tizia è in giro da sola da 6 settimane, prima è stata in Spagna e adesso sta girando la Scandinavia, ahpperò!!! Mentre siamo alle prese con la lavatrice e gli spaghetti facciamo amicizia con Elisabet e Monica, due ragazze di Barcellona, che Barbara mi definisce ‘l’articolo il’ perché una di loro è davvero bassina e ha un’enorme valigiona rigida più pesante di lei... Dopo la cena usciamo in giro per Ǻlesund insieme a loro e finiamo in un bar/pub piuttosto mediocre e vuoto (c’è solo un gruppo di italiani di mezza età). In giro per le strade non c’è davvero anima viva, però la zona del ponte fra le 2 zone della città è davvero uno spettacolo, stupenda. Provo a fare delle foto, ma non so se la mia macchina mi darà questa soddisfazione (nonostante la pellicola a 400 ASA).
L’architettura di Ǻlesund è quasi completamente art nouveau: la città è stata rasa al suolo da un incendio nel 1904 e ricostruita secondo lo stile in voga all’epoca.

17 agosto
Abbiamo organizzato la visita di oggi insieme a Monica ed Elisabet: loro due partono stasera per Molde, ma il loro bus è alle 17:30, così possiamo trascorrere insieme la giornata. Fra parentesi, all’ufficio del turismo scopro nuovamente con ansia che per arrivare ad Askvoll via mare dovremmo prendere 2 traghetti + 1 bus... comincio ad essere stufa di tutte ‘ste coincidenza e continuo a non capirci nulla! Comunque ci rechiamo a visitare il faro di Alnes sull’isola di Godoy. Che figata! E’ un’isola ma per arrivarci prendiamo l’autobus 64, in pratica percorriamo 2 tunnel sotto al mare e un delizioso ponte molto arcuato. Anche le gallerie sottomarine non scorrono in orizzontale, ma sono prima leggermente in discesa e poi risalgono. I vari pedaggi spiegano da soli il costo del biglietto (108 NOK a/r)... Che bello, non ero mai passata sotto al mare!
Una volta scese dal pulmann, ad alcune centinaia di metri dal faro, conosciamo una coppia di Milano, di cui però lei è originaria di Torino. Anche loro due si uniscono a noi quattro ragazze per la visita, sono molto simpatici ed affabili. Alla fine Barbara diventa il loro ufficio cambio, cambiandogli 20 euro in corone per permettergli di arrivare col pulmann all’aeroporto... infatti sull’isola non ci sono bancomat. La loro prossima destinazione sono le isole Svalbard (il regno dell’orso bianco): wow! Anche con loro, come con le 2 spagnole, ci scambiamo le e-mail per scambiarci le fotografie quando torneremo a casa.
Il faro è bellino bellino, a righe rosse e bianche, e alla sua base c’è una caffetteria. Ne approfittiamo per assaggiare una specie di crèpe fatta a mano dalla gentile signora, tutta ricoperta di zucchero... ci aggiungo qualche cucchiaiata di panna acida e marmellata di fragole. Un tè caldo completa l’opera, e questo è il mio pranzo di oggi. Pagando un biglietto si può salire in cima al faro: da lassù c’è una bella vista, ma aggiunge poco a quanto già si vede da sotto (secondo me). La cosa interessante è vedere l’interno del faro e salire/scendere lungo le sue ripide scalette di legno.
A due passi dagli edifici scoviamo una bella e vasta spiaggia di sabbia bianca, questa sì che possiamo chiamarla “spiaggia”! Ci sono anche le conchiglie, però bruttine e tutte uguali. Nel pomeriggio torniamo in città e facciamo un giro, poi salutiamo le nostre amiche spagnole che proseguono il loro giro verso nord. Si verifica un incidente improvviso quando la carta di credito di Barbara viene trattenuta dalla macchinetta di una banca... ops... credo di dover prelevare altre 1700 corone (mio max. plafond giornaliero) per poterci mantenere e spostare sino a quando ci ritroviamo con gli altri, domani...
precedentecontinua

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